mercoledì 22 dicembre 2010

Le tre coppette dell'amore

Dunque la maestra mi diceva che non è corretto iniziare a scrivere una frase con dunque.
Cara maestra eri peggio di una mamma scema!
Dico peggio perchè se da una mamma ci si aspetta poco, almeno da una maestra ci si aspetta quel minimo di ponte che permetta il passaggio fra la mamma ed una donna vera e propria. Non dico certo la sessualità fisica, che alle elementari è un po' prestino, ma insomma un assaggino di quell'immagine con la quale il mio destino di maschietto avrebbe dovuto cimentarsi di lì a poco non avrebbe certo guastato.
Ed invece nisba, solo una stronza algida e prolissa che bisognava accontentare sennò faceva scenate isteriche.
E dunque, tanto per tirare l'acqua al mio mulino e mandare affanculo tutte le mamme e le maestre frigide del mondo, ricordo che proprio alle elementari mi sognai per la prima volta il corpo nudo di una compagna di scuola. La cosa divertente è che sognai di scoparla, ma non avevo la benchè minima idea della cosa, almeno nell'esperienza concreta. Nel sogno il suo monte di Venere aveva tre piccole mezze coppe, tipo quelle in terracotta che talvolta si vedono incastonate nei muri e che servono anche per metterci dei fiori o delle lampade. Quelle da me sognate, ovviamente, erano di carne ed erano disposte come due occhi ed una bocca. Io infilavo il mio pisellino nella coppetta più in basso ed era una cosa che mi spalancava il cuore, una sensazione intensissima d'amore.
Dunque, cara la mia maestra, in principio era l'immagine e non il verbo.
Non so perchè ho scritto di questo episodio infantile, l'ho scritto perchè ho poggiato le dita sulla tastiera per scrivere non so cosa ed ecco che è affiorato alla mente questo che non so chiamare ricordo perchè più che un ricordo è ovviamente una memoria, oserei azzardare che è quasi una memoria inconscia non onirica, perchè non è che ho rifatto il sogno, è semplicemente accaduto qualcosa nella mia giornata che lo ha fatto riaffiorare adesso come immagine e non, chiaramente, come ricordo di una cosa della coscienza, perchè anche a suo tempo non fu una cosa cosciente.
C'è gente che si lambicca il cervello per tentare di spiegare i motivi e le origini delle immagini senza cavare un ragno dal buco, anzi spesso farfugliano freudianamente guastando tutta la bellezza che certe immagini possono avere. Se non si ha una fantasia umanamente sana è meglio non cimentarsi in nessuna interpretazione. Per cui un Freud, che presupponeva che l'inconscio fosse perverso per natura, possiamo facilmente immaginare quali false ed orribili interpretazioni potesse dare.
Invece a me appare così chiara la bellezza del mio sogno.
Chiara come la semplice bellezza di una cosa che mi è accaduta oggi.

2 commenti:

Lara ha detto...

Commentare i tuoi post, mi dà sempre la sensazione di profanarli.
E, come vedi, cerco di astenermi.
In questo giornata, però ti esprimo la mia ammirazione per quanto scrivi e ti auguro un Felice Natale,
Lara

ruhevoll ha detto...

Tu profana pure, che qui non c'è niente di sacro.
Grazie Lara, non merito tanto!