lunedì 20 dicembre 2010

Zefiro

Sono un po' stanco di sentirmi intelligente solo quando scopro di essere un cretino.


Che palle queste riflessioni, nemmeno fossi dotato della profondità di un Pessoa.

Il mio curioso vascello scarroccia fra la solitudine e la passione, beccheggia sulle onde di desideri incostanti, s'inabissa in ventri ansiosi di domande, fluttua nell'enigma di uno sguardo altrove, insegue la bellezza di una voce taciturna.

Dove sei?
Sono qui, ma non mi vedi.

La certezza degli attimi iridescenti svanisce nelle alchimie di cuori illusionisti, gettarci l'ancora sarebbe un suicidio totale, non troverebbe fondo.
Eppure riesci ad ingannarti e navighi senza sosta, schiavo di un vento capriccioso che fa delle tue vele ciò che vuole. La presunzione di governare la tua barca doveva fare i conti con Zefiro se volevi trovare terre lussureggianti. E quando le hai trovate è lui che ha deciso se lasciarti lì come un ospite prigioniero o se sconvolgerne i porti e rompere gli ormeggi.
Zefiro, sei la menzogna dei cuori molto piccoli, sei solo un vento che arruffa i capelli e agita le lenzuola.

Mi rivolgerò all'immagine.

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