martedì 30 novembre 2010

Del titolo



Ho rubato a Mahler la parola che dà il titolo al blog. La parola non l'ha ovviamente inventata lui ma la prendo per il senso ed il significato con cui Mahler la usa per il terzo movimento della sua quarta sinfonia.
Le traduzioni in italiano sono talvolta discordanti, c'è chi farnetica di tranquillità e chi invece, giustamente, parla di calma, pieno di calma, di calma e di silenzio.
Si noterà il contrasto fra il significato semantico della parola e la rappresentazione pittorica della tempesta nel celebre dipinto di Waterhouse scelto come immagine del blog. Sembra un ossimoro.
Osserviamo però la bellissima donna, osserviamo le sue mani, la destra a trattenere lo scompiglio dei capelli mentre la sinistra poggia delicatamente sul seno. Certamente Waterhouse aveva i suoi motivi per ritrarre le mani in quella posizione e chi scrive è libero di leggerle a modo suo.
I capelli rappresentano spesso, nell'onirico, l'intelligenza. Ecco che è proprio questa la parte di sè che è più esposta all'agitazione ed allo scompiglio che le tempeste della vita arrecano con la loro violenza. Di solito si tende a pensare che siano gli affetti ad essere i più sconvolti, per cui ci si aggrappa alla ragione per non soccombere e trovare in essa un'ancora di salvezza. Chi scrive non la pensa così e vuole proporre che è proprio la ragione la peggior nemica degli affetti, perché li annulla giudicandoli effimeri.
La donna (e l'immagine femminile) non è mai stata rappresentazione della lucida e fredda razionalità, per cui di fronte agli sconvolgimenti non resta certo insensibile e proprio i suoi capelli sono i più esposti al vento che li maltratta e li riempie di nodi inestricabili. Ma non è l'intelligenza che manca alla donna, il suo è un modo di essere che rifiuta spontaneamente la fredda razionalità degli uomini che uccide gli affetti. E la mano sinistra, infatti, ha una calma ed una grazia incredibili nel posarsi sul petto, non pare proprio un movimento di protezione o di difesa, la sua mano sembra più poggiarsi con rassicurante certezza sulla profonda calma interiore, la stessa che dal ventre di donna fu donata a tutti gli esseri umani come una traccia di memoria cutanea vissuta nella calma del liquido amniotico.
Questo è il senso che chi scrive dà alla parola Ruhevoll, sperando che le sue dita maldestre si poggino su questi tasti, nonostante le tempeste, con la stessa calma della mano di quella donna, una donna che continua a cercare da una vita.

lunedì 29 novembre 2010

Vene al vento





Una pioggia grigia, incessante, senza l'impeto della tempesta ma di quella assai più nefasta, penetra nei pensieri, s'insinua in ogni anfratto, cola per ogni dove e gronda senza lasciar riparo.
Ma basta che io guardi nei tuoi occhi per aprire il cielo plumbeo nel mio petto.
Basta che io ascolti la tua voce per dileguare con una terza piccarda la malinconia del cuore.
Ed il tuo corpo è il più bello dei mari in cui navigare, perchè Zefiro gonfia le nostre vene di un canto sublime quando ci amiamo.

venerdì 26 novembre 2010

Vorrei



Vorrei viaggiare su tappeti volanti e sbatterli come palpebre per togliere la polvere. Svegliarmi all'alba per raccogliere luci delicate e posarle sul cuscino dell'amata ancora avvolta in odorose lenzuola. Costruire un arpa eolica che risuoni col respiro dei nostri amplessi. Ascoltare i bufi nello stagno ed unirmi al loro canto se trovo un cuore stolido. Scrivere le delusioni con inchiostro simpatico e ridere a crepapelle. Smaltire una sbornia bevendo un caffè letterario. Unire le mie lacrime alle sue e vederle scopare fino ad asciugarsi. Sciogliere i suoi capelli in una soluzione di liquidi amorosi e orgasmi. Uscire a notte fonda e ringraziar la Luna di mostrarmi una sola faccia. Volgermi indietro e ridere di Montale.

Ad oriente

La Fortuna è un vento caldo che soffia dal deserto, ha l'alito profumato e mi porta granelli di sabbia iridescente, asciutta ormai di lacrime.
Mi porta la sincerità e la bellezza di un volto che non si deforma, un volto che dona se stesso per amore e non per essere ammirato.
Esiste e ciò mi basta, affinchè io possa continuare ad intrecciare la mia memoria con fili di seta e non con stoppa sfilacciata.
Ad oriente il cristianesimo non è giunto ad annullare completamente l'immagine femminile. Ad oriente il desiderio non si degrada in bramosia, ne sanno molto più loro che non Omero con Ulisse e Circe.
Chi introietta il corpo lo eliminerà come cibo digerito e le immagini non si salveranno certo usando l'astuzia.
Fortuna, sei passata troppo in fretta fra le mie dita, fuggendo via come l'oro rosso, ma è del tuo alito ch'è fatto il mio respiro. 

giovedì 25 novembre 2010

Ruhevoll

Perdute son l'arte e la magia, naufragio ed oblio di legni disfatti.
Disteso nell'ombra di un leccio sorseggi la calma sgorgata dagli occhi.
Nessuno ti vede se guardi lontano, ben oltre le foglie è l'azzurro del cielo. Promette l'inganno di un vuoto mentale.
Tu giochi col tempo che beve la luce muovendo le tremule ombre nascoste.
Si tuffano a fondo, scomparse, poi guizzano a galla gridando, risposte perdute, risposte mai date, risposte soltanto sognate.
La calma profonda dilaga negli occhi.
Sorridi all'azzurro, ma è l'ombra che ascolti.