domenica 12 giugno 2011

Decrescita



Spesso sento in giro persone che attendono la ripresa economica come se aspettassero l'arrivo di Babbo Natale. Queste persone hanno indubbiamente un po' di confusione in testa perchè sanno che il nostro sistema lega la ripresa economica ai consumi, ma non vogliono rendersi conto che i consumi, per la maggior parte, sono sprechi inutili. Comprarsi, ad esempio, un telefonino di nuova generazione con l'ennesima opzione demenziale quando quello vecchio funzionava ancora egregiamente è la dimostrazione che il "mercato" inventa continuamente nuovi falsi bisogni. Comprare una macchina enorme, dai consumi altissimi e poco parcheggiabile è un altro esempio lampante di demenza sociale scambiata per status simbol. Spendere cifre da capogiro per un paio di jeans "griffati" da esibire come emblema della propria raffinatezza e ricchezza è la vetta massima a cui può giungere la stupidità umana con le sue simbologie, sapendo che i jeans costano tutti all'origine più o meno la stessa cifra, ovvero pochi euro.
Evidentemente il vero protagonista di tutto è il denaro ma ancora di più lo è il valore "sostitutivo" che gli viene attribuito.
Diceva Shakespeare, Chi è povero e contento è ricco e ricco assai. Togliamoci dalla testa il pericoloso nesso con la cazzata cristiana "poveri-regno dei cieli" e renderemo giustizia alla frase di William, altrimenti non saremo in grado di cogliere il senso profondo di quell'ossimoro, perchè Shakespeare usa la parola povero attribuendole un significato nobile di presa di distanza dai falsi bisogni e dalle verità effimere. Io ci leggo che la vera ricchezza è la qualità dei rapporti umani.
Ma noi viviamo in un sistema economico-culturale che annulla quei rapporti e li sostituisce con rapporti di potere. Dal matrimonio come contratto d'affari fino alle amicizie come alleanze d'affari. I rapporti veri e la loro qualità restano un fatto privato non quantificabile in moneta e quindi non "servono" a niente dal punto di vista economico.
E' giunto il momento di ribaltare aristocraticamente il senso della parola povero e disancorarlo dal denaro. Chi ha scelto consapevolmente di non consumare beni inutili o di non sprecare inutilmente risorse comuni è un ricco. Chi sa vivere con l'indispensabile ed ha scelto come valore di base lo scambio continuo di pensieri, idee ed affetti è ricchissimo.
Chi identifica la parola decrescita con la parola povertà è solo uno stolto che aspetta il regno dei cieli ma costruisce un inferno sulla terra.

8 commenti:

Ladoratrice ha detto...

Da mesi ero incerta se prendere un letto per il mio studiolo. Comprarlo? No, non è essenziale, mi dicevo, ho rimandato, aspettando gli eventi. Ieri mi chiama la signora che anni fa era venuta a prendersi il mio letto singolo, mi dice Devo disfarmene, per caso lo rivuoi? E così da ieri lo studiolo ha un letto, proprio quello che era mio da bambina. E io mi sento campionessa di decrescita. Son più felice che fosse un costosissimo letto nuovo nuovo. A cambiarlo con un'occasione migliore son sempre in tempo. Ma certi meccanismi penso che abbiano radici profonde, sia una sensibilità particolare che ti fa preoccupare delle conseguenze del tuo consumare...

ruhevoll ha detto...

Parole d'oro Ladoratrice, pochi pensano alle conseguenze del proprio consumare!!!

cristimar ha detto...

oggi i jeans griffati o no sono tutti stupidamente "invecchiati". Lo sapevate che la sabbiatura (sandblasting) può causare una forma acuta di silicosi, malattia polmonare mortale. La tecnica sta mettendo in grave pericolo la vita di migliaia di lavoratori. È spesso eseguita in piccoli laboratori dell'economia sommersa nei paesi produttori di jeans come il Bangladesh, l'Egitto, la Cina, la Turchia, il Brasile e il Messico dove quasi tutti i jeans venduti in Europa sono prodotti. Nella sola Turchia, sono stati documentati 46 casi di decessi di sabbiatori a causa della silicosi. Alcune griffe hanno risposto positivamente all'appello della campagna per l'abolizione della sabbiatura. Altre come Armani, Dolce & Gabbana, Roberto Cavalli, Versace hanno rifiutato.

A proposito di conseguenze quindi guardate qui:
http://www.abitipuliti.org/index.php?option=com_content&view=article&id=286&Itemid=38

ruhevoll ha detto...

Cri' , ti ringrazio per questo commento, approfondisce il mio post e si lega perfettamente a quanto dicevamo con Ladoratrice sulle conseguenze del proprio consumare. C'è un elenco chilometrico di aziende che si avvalgono dello sfruttamento del lavoro e della salute dei lavoratori in quei paesi dove i diritti umani sono un opzional fastidioso. La globalizzazione è servita a certi industriali per "dismettere" i lavoratori dei paesi più progrediti (e quindi più tutelati) ed assumere nuovi schiavi nei paesi più poveri. Acquistare quelle merci significa farsi complici di quei crimini.

Grazia ha detto...

Post e commenti sicuramente da leggere.La"decrescita"è un argomento che vale sempre la pena di approfondire.Non so se sia "la" via,ma certamente è una strada da percorrere.Grazie per i pensieri e per le informazioni.

Mia Euridice ha detto...

Decrescita. Quasi un'involuzione...

ruhevoll ha detto...

No no, mia_euridice, altro che involuzione:
"L’Homo Sapiens era più robusto e aveva un cervello del 10% più grande
Con l’evoluzione l’uomo si è ristretto." (La Stampa del 13-6-11)
Battute a parte penso che restringere i nostri consumi-sprechi forse aumenterebbe la nostra intelligenza...e la qualità della nostra vita.

cristimar ha detto...

"D’altra parte credo che almeno una parte di noi non consideri la decrescita come una regressione al primitivismo, ma come la possibilità di un uso liberato e alternativo della tecnica (è possibile una tecnica non asservita al profitto del capitale? E’ possibile una tecnica che favorisca il rapporto armonico tra uomo e natura?)" Mario Pezzella
se ne parlerà alla 3a Conferenza internazionale sulla decrescita
per la sostenibilità ecologica e l’equità sociale
LA GRANDE TRANSIZIONE
La decrescita come passaggio di civiltà
Venezia, 19-23 settembre 2012
Io ci andrò