domenica 25 settembre 2011

Oracoli



Quando si va ad uno spettacolo teatrale ci si aspetta di mettersi seduti in una più o meno comoda poltrona ed assistere a delle messe in scena.
Ieri sera sono stato a teatro ma non è andata esattamente così.
E quindi dove sono stato ieri sera?
In una specie di labirinto, da solo e senza scarpe. Ho attraversato il buio, ho attraversato piccoli luoghi pieni di immagini.
All'inizio mi hanno messo comodamente seduto in un piccolo ed ameno cortile, davanti a me una clessidra, sopra di me un rettangolo di cielo (vero) con Vega che mi salutava prima della partenza. Poi è iniziato un percorso fra cunicoli di stoffa nera come la pece che sfociavano in piccole stanze illuminate di luce morbida e fioca, alcune erano vuote, in altre mi attendevano dei personaggi. La premessa era che io avessi una domanda, una sola, da non rivelare a nessuno.
Odori, suoni delicati, sensazioni tattili, visioni. Una donna mi invita a sedermi e mi illustra un paesaggio immaginario su un drappo di velluto, un uomo mette nel palmo della mia mano un piccolo seme, una donna mi fa depositare quel seme in un piccolo vaso e così via, come a seguire il destino di quel seme che, secondo il copione, rappresentava anche la mia domanda. Il labirinto prosegue e non sai mai quanto è lungo il tratto buio. Ho attraversato una stanza piena di sottovesti appese, bianche e ricche di merletti, con l'inebriante odore di bucato, ho camminato sulla sabbia e poi sono tornato nel buio fino a quando ho percepito la presenza di una persona. La sfioro, sento i suoi capelli lunghi e ricci, lei invita le mie mani a poggiarsi sulle sue spalle e poi a seguirla in una sorta di danza che mi deposita in una specie di nicchia basculante, dove al buio ho proprio la sensazione di essere su una barca. Quando la barca si ferma e recupero la stazione eretta c'è davanti a me una piccola porta illuminata, la apro con la chiave trovata nella sabbia ed un corridoio di lenzuola bianche si restringe fino a farmi camminare carponi per giungere in una piccola tenda piena di chicchi di grano, dove una bellissima fanciulla mi invita a sdraiarmi accanto a lei.
Non sto a raccontare tutto, c'erano molte altre bellissime scene. Per me, la meno indovinata era quella dell'incontro col demonio tentatore (ma che palle), impersonato da un bel giovane che però, ai miei occhi, aveva ben poco con cui tentarmi, sarebbe stato più appropriato metterci la ragazzetta del grano, anche se io non ho nessuna paura di cadere in tentazione, ci cado più che volentieri, sono amorale per natura.
Ad ogni modo, alla fine del percorso, arrivo in una bellissima tenda dove vedo l'amica, con cui ero andato a teatro, comodamente seduta a bere un tè aromatico. Il regista non poteva sapere niente di questo, ma a me diverte giocare con tutto quanto trovo davanti ai miei sensi (e probabilmente è anche ciò che vuole il regista) ed ho interpretato questo incontro come una possibile risposta alla mia domanda. Nella tenda c'era un'attrice che serviva il tè ed un'altra ragazza dai capelli neri che come me era giunta lì dopo il lungo percorso. La mia amica se n'era andata avanti, io ho finito il tè ed ho proseguito verso la stanza successiva dove ho ritrovato le mie scarpe.
Mentre le allacciavo si è avvicinata la ragazza mora e mi ha chiesto se avevo aperto io la porta o se l'avevano aperta loro, perchè non si dava pace di non aver trovato la chiave. Le ho detto che a me la chiave l'avevano fatta trovare nella sabbia, ma che cambiava poco... evidentemente lei prendeva tutto molto sul serio, il ché non è sbagliato fintanto sei attore, ma quando esci devi sapertene separare.
Mi sono divertito un sacco!
E quindi ringrazio Enrique Vargas.

2 commenti:

Grazia ha detto...

La prossima volta prendi un biglietto anche per me.
A presto

ruhevoll ha detto...

Grazia, lo farò con molto piacere!
Un abbraccio