giovedì 15 settembre 2011

Streghe! (Un pippone lungo e noioso che non sono riuscito a non scrivere)



Forse è solo un problema d'immagine e di rapporto col cosiddetto mondo irrazionale. Forse sono io che m'invento nessi e parallelismi. Dal mito di Eros che entra di notte dalla finestra della fanciulla per amarla, trasformato dal cristianesimo in un vampiro che di notte succhia il sangue alle ragazze, a quello delle streghe, che un tempo erano guaritrici ma che poi, nella mente perversa dei cristiani, divennero streghe perchè si pensò che come potevano operare il bene avrebbero potuto operare anche il male.
I cristiani fanno così, lo fecero anche nei confronti degli interpreti e dell'interpretazione dei sogni (concilio di Ancira 313 d.C.) Il pensiero del Male è ossessivo ed intrinseco al cristianesimo ed i roghi che hanno poi illuminato l'Europa ne sono la dimostrazione.
Un post affascinante mi ha raccontato della scelta dell'immagine di una bella donna per rappresentare la strega in Biancaneve di Disney. Non ho potuto fare a meno di pensare che era una scelta che aveva implicazioni e derivazioni culturali profondissime, prima di tutto quella del passaggio dalla donna angelicata del dolce stil novo alla donna che fa perdere il senno ad Orlando.
(Io scrivo a braccio e farfuglio, lungi da me gli accademici e i prolissi.)
Sempre e comunque la donna, sempre e comunque raccontata o "vista" dagli uomini.
Abbiamo perduto ormai ogni traccia di società matriarcale, ne resta solo qualche vago ricordo in Sardegna, nella sua storia più antica. Il cristianesimo ha fatto più danni al nostro pensiero di quanto possiamo immaginare.
Ma parliamo di streghe, perchè sono affascinanti. Non posso che parlarne dal mio punto di vista maschile, non perchè voglio farne una questione di genere, assolutamente no, ma perchè secondo me è una questione che si lega all'immagine ed al rapporto con essa, e poichè l'immagine, se non è scissa, si lega alla realtà fisica (negarla, annullarla o semplicemente non volerne prendere atto sarebbe solo un pensiero delirante e patologico, come lo è secondo me quello religioso) ecco che la sua storia inizia alla nostra nascita. E dicendo così spazzo via ogni questione di genere perchè nasciamo tutti nello stesso modo e tutti cerchiamo un seno e ci prendiamo rapporto, maschi e femmine. Questo è il cardine dell'uguaglianza e non è certo la diversità fisica a poter dettare stupide considerazioni di ruolo o ordine sociale.
La prima vera strega è, potenzialmente, lei, la madre, e ancora di più sembrerebbe esserlo, nell'immaginario favolistico, la matrigna. Quella della matrigna è una soluzione perfetta per alludere all'anaffettività che, di solito, ci rifiutiamo di ipotizzare nella madre naturale per non popolare il mondo di troppi mostri. Ma degli espedienti narrativi ci importa poco...
La prima strega è, dunque, la madre anaffettiva, quella che ti riempie di latte ed attenzioni materiali ma ti tratta come un bambolotto di plastica o come una sua propaggine dalla quale non intende assolutamente separarsi, anche se la nascita è la prima e fondamentale separazione, già, ma poi ti ricatta col latte, le poppe e... gli affetti. Non ti molla e se ti molla lo fa per anaffettività, in genere è così salvo splendide quanto rare eccezioni.
Lei ci nutre, quindi, ma non solo. La logica, anche se non a tutti apparirà lampante, mi porta a dire che la madre è un'immagine femminile parziale, in un certo senso è sessualmente indifferenziata, proprio per il fatto che al suo seno si attaccano sia le femmine che i maschi. (Sorvolo sul fatto non marginale che può essere madre anche un uomo col biberon in mano e tanta voglia di stare con quel poppante dagli occhi vagolanti.)
Dopo lo svezzamento le cose si complicheranno meravigliosamente e la madre assumerà un'immagine un po' più definita nel momento in cui riusciremo a separarci da lei e, quindi, a vederla ed a vederci. Qui è fondamentale comprendere che il concetto di identificazione deve avere il senso di identificarsi "da" e non "con". Se ciò non avviene sono pasticci, ma la nostra beata cultura non ci capisce un'altrettanto beata mazza, soprattutto i cattolici con la storiella della Madonna.
Ma proseguiamo con le bellissime streghe.
La sorte che mi ha visto nascere maschietto mi ha presentato il conto proprio allo svezzamento, da allora l'affetto per mia madre si è trasformato e, dopo le ipotizzabili, ma non ricordabili, belle ciucciate alle sue prosperose poppe ecco che le poppe mi interessarono sempre meno (le sue) e, lentamente, mi avviai verso altre zone e altre considerazioni sul corpo altrui. Mi ci sono voluti anni, più o meno lo stesso tempo che ha richiesto il mio corpo per sviluppare un certo cambiamento, prima di poter affrontare quell'incredibile rapporto che è quello con la prima ragazzetta: il diverso da me, la sconosciuta.
Lei NON era mia madre, ma l'impulso che mi portava verso di lei aveva una vaghissima risonanza col desiderio per un essere umano dei lontanissimi primi mesi di vita. Bisogna giocarsela bene altrimenti va tutto a scatafascio. Entrano in gioco dinamiche di immagini ed affetti che, in un certo senso, rievocano quelle della nostra nascita. A quei tempi tutto era assolutamente nuovo, adesso l'assolutamente nuovo è quella ragazza che mi sta di fronte. E' uguale a me e contemporaneamente è diversa da me. La crisi è inevitabile, intendo una crisi di quel sacrosanto narcisismo che hanno i pre-adolescenti prima di occuparsi approfonditamente dell'altra metà del cielo.
Gli scemi organicisti riconducono tutto agli ormoni. A me qualcuno ha fatto invece notare che quello che più è in gioco è il rapporto col diverso, un diverso che ci spiazza perchè infrange quel narcisismo un po' indifferente che ci aveva accompagnati fino a quel momento e che adesso viene minato dal desiderio.
Cazzo che parola, il desiderio. Se ne fa uno scempio totale nella nostra cultura. E proprio questo mi da modo di parlare della strega.
Se la cultura inchioda l'immagine femminile a quella di madre o devota e premurosa moglie, la strega albergherà per sempre nell'immaginario collettivo. Praticamente le due immagini sono due facce della stessa medaglia, così come il bene ed il male, Dio e il Demonio, razionale e irrazionale, fede e ragione. Annullare la reale e concreta esistenza di un'immagine femminile, negandola e rinchiudendola in uno stereotipo imposto dal maschio, genera il mostro che distrugge e fa impazzire l'uomo che desidera la donna, per il semplice fatto che ha creato un fantasma.
L'uomo che non riesce a separarsi dalla madre non potrà mai avere rapporto con una vera immagine femminile. E una donna che non riesce a separarsi dalla madre non potrà avere rapporto con una vera immagine maschile. Entrambi altereranno violentemente l'immagine dell'altro e, il più delle volte, stabiliranno un rapporto di identificazione "con" invece che "da". Altre volte non faranno nemmeno l'identificazione, finendo in un rapporto con lo specchio.
(Non do nessun giudizio, tento solo di ragionare per iscritto, senza pregiudizi o paletti culturali).
Trovare una bella strega ed affrontarla riecheggia la nostra "dialettica" con una madre più o meno deludente. Pare che se ce l'abbiamo fatta a quei tempi possiamo farcela anche in seguito, regalando alla strega la liberazione dalla schiavitù di una cultura millenaria  (alla faccia del bacio del Principe) ed avendo in cambio un rapporto con un essere umano assolutamente originale e creativo. Pare, e ne sono convinto, che questo sia l'amore, il resto è fuffa e Principi azzurri.
Adesso come faccio a girare la cosa al femminile? Mica sto più parlando del rapporto al seno, verso il quale siamo tutti uguali. Lo stregone è minimamente paragonabile a quell'immagine di strega che ho maldestramente tentato di definire? Questo è uno dei motivi che mi portano insistentemente a pensare che la realtà psichica è legata a quella fisica. Una donna che conserva la propria identità e riesce a separarsi dalla madre, una donna che sfancula i mediocri e i mammoni, una donna che non cade nei sarcofagi dei ruoli sociali, una donna che vive la sessualità senza venderla nè elemosinarla nè imprigionarla nè castrarla, una donna che fa coriandoli della costola di Adamo perchè non crede alle panzane. Come viene dipinta dalla nostra cultura una donna così?
Una perfetta strega, un pericolo per la società.
Ma come può difendersi e realizzarsi una donna in un paese che propone solo ridicole ed umilianti quote rosa o una parità a misura d'uomo?
Diventando una splendida strega per farsi beffe degli uomini-preti.
Come può una donna così trasformare un uomo senza fargli da mamma?
Forse mandandolo a quel paese senza rabbia, forse pretendendo che anche lui si separi dalla madre-eterna per essere libero.
Le streghe non fanno assistenza, o ti salvano o t'ammazzano. Le streghe sono un'invenzione degli uomini che vogliono ancora la mamma.
Le streghe non esistono, esistono donne anaffettive. Le streghe non esistono, esistono uomini ciechi e allucinati.

7 commenti:

Mia Euridice ha detto...

Io sono una strega!
Me lo dice sempre mio padre. E se lo dice lui...

ruhevoll ha detto...

Ahahahah, mia_euridice, se lo dice lui forse è una scomunica, ma se lo dici tu è una meraviglia.
Ma che, ti sei letta questo allucinante malloppo?
Ed io che invidio sempre la tua poetica capacità di sintesi!
Un abbraccio!

Mia Euridice ha detto...

Un paio d'anni fa ho letto un libro intitolato semplicemente "Streghe". Era un saggio molto serio ed interessante sull'argomento di cui, però, ora mi sfugge l'autore.

Ladoratrice ha detto...

Eh... per essere una strega ci vuole una bella bacchetta...

ruhevoll ha detto...

@Ladoratrice,
o una bella scopa.. (riempire i due puntini con lettere a piacere)
:-)

Grazia ha detto...

Anch'io mi sono letta tutto e, devo, dire, che trovo emozionante il tuo modo di darti a chi ti legge senza dighe, senza protezioni. In qualche modo è come sentirti parlare, a volte è vero con una torrenzialità lavica, ma in cui brillano, pero', dei bagliori illuminanti e dorati.
Sono contenta che Uta/ Grimilde abbia provocato tutto questo fuoco e, naturalmente, grazie....Un abbraccio

ruhevoll ha detto...

Grazia, le protezioni servono in auto, come la cintura di sicurezza, usarle per scrivere sarebbe come parlare col bavaglio. Invece penso che la scrittura sia simile alla musica e, essendo un po' musicista, so che la penna va lasciata libera di seguire quello che ci viene in mente, anche correndo il rischio di dire cose strane o di addentrarsi in percorsi nebbiosi. La sincerità con se stessi è il primo regalo da fare agli altri, anche a costo di dire strafalcioni, quelli si possono sempre correggere.
Sono io che ringrazio te e la tua penna!
Un forte abbraccio