venerdì 4 novembre 2011

e vabbè



Era il millenovecentoci'mportaunasega, quando all'ultimo piano di un vecchio e popolare edificio di via Ghibellina nasceva anzitempo il sottoscritto. Stare in quella pancia senza fare un cazzo era sicuramente piacevole, lo era soprattutto perchè non sentivo i rimbrotti di quella tipa che mi ospitava e che già faceva progetti su di me prima ancora che fossi nato, che tonta! Che ne sapeva lei di come sarei stato io? Le mamme andrebbero fatte fuori subito, la vita scorrerebbe come un fiume tranquillo. Ho il sospetto che quel primo urlo che lanciamo pochi secondi dopo la nascita sia un preventivo vaffanculo. Non che voglia parlar male delle mamme, poracce, ce ne sono anche di buone e intelligenti, ma è raro incontrarne una che non si sia "immaginato" il proprio figlio prima ancora di averlo partorito. Ed il guaio è proprio quella dicrepanza fra l'immaginazione e la realtà, una fantasticheria che dura nove mesi, più o meno. Togliergliela dalla testa è un duro lavoro di strilli e bizze.
Ad ogni modo io ero l'ospite e non ero altro che un organismo (non un bambino) sospeso in un liquido caldo ed avvolgente, attaccato col cordone ombelicale ad una tipa che pensò bene di buttarmi fuori. Sì, perchè pochi sanno che l'organismo femminile produce un non so cosa per impedire al corpo di rigettare il feto come fosse un elemento estraneo (amore materno una sega). Quando l'effetto finisce l'incompatibilità diventa chiara e via, ci si separa, ognuno per i cazzi suoi. Tu dammi poppe, latte e tanto amore, io ti do la soddisfazione o l'illusione di essere opera tua. Perchè non è carino far notare alla mamma che per la gestazione sarebbe andato benissimo anche l'utero di una scimmia, l'importante è non trovarsi una scimmia davanti quando siamo nati (cosa non sempre facile). Insomma la maternità non è creatività nel vero senso della parola, la creatività è ben altro e non l'hanno certo nè le scimmie nè l'organismo umano in sè.
In via Ghibellina mancava il riscaldamento, ed essendo io prematuro (immaturo lo sono diventato poi con grandi sacrifici) provvidero a scaldarmi fra due bombole di metallo, quelle da seltz, riempite d'acqua calda,  le borse di gomma ancora non c'erano, e mia nonna le aveva rivestite di lana all'uncinetto. Quante attenzioni, eppure patisco il freddo tutt'oggi.
La figura del babbo venne dopo, prima avevo da fare con le poppe e le crisi isteriche di quella là. Il babbo però ce lo possiamo scegliere, anche inventare, nel senso che se quello naturale (diciamo così) è scarso, possiamo andarcelo a cercare da qualche altra parte, persino in un libro (ma a quei tempi non sapevo leggere, sennò sarebbe stato Saramago). Lo trovai invece attraverso un vecchio grammofono, abitava nascosto in quei microsolchi ruvidi dei vecchi LP, si chiamava Borodin, ma non sapevo leggere il suo nome, lo seppi in seguito. Ricordo anche i nomi di alcuni zii, si chiamavano Mozart, Brahms, Mussorgskij, Bach, e poi alcuni strani e meno affascinanti cugini che si chiamavano Platters o Eddy Calvert. Mussorgskij lo amavo, ma sentii che il mio babbo era Borodin, a causa di una melodia che mi sono portato dentro per tutta la vita. Niente di eccezionale, ma è andata così.
Crebbi, lo sapete anche voi che questo accade inevitabilmente, e dimenticai tante cose, fra le quali anche il babbo. Un giorno, dopo tanti tanti anni, ero dal mio verduraio di fiducia, un ometto simpatico e molto esperto del suo lavoro. Questo signore teneva sempre una piccola radiolina accesa per farsi compagnia. Quella sera stavano trasmettendo la musica del mio babbo. Rimasi incantato, la sentii risuonare in tutte le mie viscere. Non ricordavo il titolo nè l'autore ma sapevo che l'avevo sentita, la conoscevo da sempre, era lei! Non avendo il tempo per aspettare la fine del brano e sentire il titolo, chiesi all'amico verduraio di segnarselo se l'avessero detto.
Il titolo è: nelle steppe dell'asia centrale, di Alexander Borodin. E' l'intreccio di due melodie, una meravigliosa e semplice rappresentazione musicale della dialettica fra i popoli, dell'incontro fra diversi, alla faccia di tutte le etnie e di tutte le guerre.
Il resto è vita. 

11 commenti:

Zio Scriba ha detto...

Geniale quell' "immaturo lo sono diventato poi con grandi sacrifici" (in cui mi riconosco in pieno!!), e struggente quel papà Borodin...
Ma immagino che il commento giusto, anche se poco originale, oggi sia:
AUGURI, amico mio! :)

Giovanni Angelo Jonvalli ha detto...

Non so se la conosci, a me è sempre piaciuta:


La prossima volta che ascolti Borodin
ricorda che era solo un farmacista
che scriveva musica per distrarsi;
la sua casa era piena di gente:
studenti, artisti, barboni, ubriaconi,
e lui non sapeva mai dire di no.
La prossima volta che ascolti Borodin
ricorda che sua moglie usava le sue composizioni
per foderare la cuccia del gatto
o coprire i vasi di latte acido;
aveva l'asma e l'insonnia
e gli dava da mangiare uova à la coque
e quando lui voleva coprirsi la testa
per non sentire i rumori della casa
gli lasciava usare soltanto il lenzuolo;
per giunta c'era sempre qualcuno
nel suo letto
(dormivano separati quando proprio
dormivano)
e siccome tutte le sedie
erano sempre occupate
spesso lui dormiva sulle scale
avvolto in un vecchio scialle;
era lei a dirgli di tagliarsi le unghie,
di non cantare o fischiare
di non mettere troppo limone nel tè
di non schiacciarlo col cucchiaino;

Sinfonia n.2 in si minore
Il principe Igor
Nelle steppe dell'Asia centrale
riusciva a dormire solo mettendosi
un pezzo di stoffa scura sopra gli occhi;
nel 1887 partecipò a un ballo
all'Accademia di medicina
indossando un allegro costume nazionale;
sembrava finalmente di un'insolita gaiezza
e quando cadde sul pavimento,
pensarono che volesse fare il pagliaccio.
la prossima volta che ascolti Borodin,
ricorda...

Charles Bukowski

Grazia ha detto...

Da via Ghibellina alla steppe dell'Asia centrale: un lungo viaggio per sceglierti un babbo.Ma con Borodin sei cascato bene! Io il viaggio l'ho fatto più corto.Mi è bastato andare a Busseto, vicino a Parma per trovarmi il mio...

ruhevoll ha detto...

@Zio, grazie per gli auguri e mi raccomando, continua anche tu coi sacrifici!!!

@Angelo, non conoscevo quello che hai scritto, ma mi rende il babbo ancora più simpatico!
Grazie

@Grazia, vedo con piacere che i nostri babbi facevano lo stesso mestiere.

Duck ha detto...

Ti ho spesso visto da Grazia e mi è venuta curiosità di conoscerti. Che fortuna essermi imbattuta proprio in un post autobiografico. Così, almeno per un po', me ne sto zitta senza farti domande indiscrete.
Mi piace la storia del babbo "elettivo", una soluzione comoda e molto desiderabile, per cui anch'io ho optato da anni ormai. Di babbi, però, io ne ho avuti diversi. Per qualche tempo ho avuto Jung, poi ci sono stati Italo Calvino e Claudio Magris, Ora, da un po', è Michele Serra, solo per citare quelli cui sono più devota.
Dici che è poco serio cambiare babbo così?
Saluti e a presto
(dimenticavo! abito non molto lontano da via Ghibellina; ora quando ci passerò la guarderò con occhi diversi)

ruhevoll ha detto...

Duck, è un piacere averti come lettrice e come "vicina" della mia casa natale. Io non abito più lì da quando avevo cinque anni ma quando passo da via Ghibellina non posso fare a meno di alzare lo sguardo verso quelle finestre.
Anche io di babbi ne ho avuti molti (che sia figlio di puttana?) e poi me ne sono separato, non lo trovo affatto disdicevole, anzi.

Laura Raffaeli ha detto...

"Le mamme andrebbero fatte fuori subito, la vita scorrerebbe come un fiume tranquillo." mi dispiace che ti sia capitata una mamma del genere, ma t'assicuro che non siamo e non sono tutte così, non mi trovi d'accordo manco sull'illudersi di avere altri parenti o genitori.
è la realtà che ci manda avanti, non l'illusione a cui seguirà inevitabilmente una delusione (non esistono l'una senza l'altra).
il mondo ovattato delle mamme anni 50, esce fuori questo dal tuo post, ma anche che è stato il tuo compleanno e questa non è un'illusione, forse mi trovi d'accordo in questo: dire quello che ci pare il giorno della nostra ricorrenza ;) auguri e soprattutto tanta serenità, un abbraccio laura

Laura Raffaeli ha detto...

ah! dimenticavo: io mio figlio non lo immaginai, lo vidi proprio, e quando è nato era così, sarà per questo che da millenni a noi donne ci massacrano? e sarà per questo che tanto tempo fa si adorava una dea, la madre? boo?

ruhevoll ha detto...

Grazie Blindsight. Volevo dirti che la scelta di padri o parenti immaginari non è un'illusione, è una scelta consapevole, un gioco per crescere e confrontarsi con persone che stimiamo. L'affetto c'entra meno, al mio babbino vero gli voglio bene, ma sono andato in giro per il mondo a cercare ciò che più mi corrispondeva. Questo perchè sono allergico alle identificazioni.
Per quel che riguarda le mamme anni cinquanta hai sicuramente ragione, ma tutt'oggi vedo coltissime, emancipate e preparate donne che riescono a confondere lo stesso i propri figli imponendo loro i propri ideali, più o meno astratti.
Un forte abbraccio Laura!

giacy.nta ha detto...

Ho letto il tuo post ieri ma, stanca come ero e sono, non ero arrivata a capire che si trattava di un post di compleanno. Hai una lettrice a regime ridotto ( speriamo ancora per poco ) ma che muore dalla voglia di farti gli auguri più belli.:-)

ruhevoll ha detto...

Grazie Giacy.nta, me li prendo volentieri!!!!