giovedì 29 settembre 2011

Se



Se facessero sparire il mio piccolo e poco frequentato blogghino sarebbe una grande perdita per l'umanità.
Non mi ha dato di balta il cervello.
Come questo blog ce ne sono milioni ma tutti sono unici, irripetibili, anche i più insulsi.
Lo dico? Griderei meno allo scandalo se chiudessero il tg di Minzolini.
Perchè? Se non capite il perchè state leggendo inutilmente il mio blog, anzi, state leggendo inutilmente qualsiasi cosa.

martedì 27 settembre 2011

Terrazza Mascagni



La vitalità è una parola dai molti significati ma dall'immagine unica.
O forse dovrei dire il contraro.
Cazzo, il linguaggio, che casino, dovrei farmi assistere da De Saussure  e da Chomsky, ma anche da qualcun'altro.
Ho avuto una bella discussione con un'amica, donna intelligente e sensibile ma, soprattutto, piena di vitalità.
Cos'è la vitalità?
Non è prestanza fisica, è una sorta di curiosità libidico-affettiva che ci porta a relazionarci in cerca di nettare.
Cos'è il nettare?
Il nettare è il contenuto buono e umano delle parole, indipendentemente dal portato etnico-culturale, e quindi lo possiamo trovare anche al di là del linguaggio, talvolta basta la pelle, uno sguardo, un movimento.
La vitalità è indispensabile ma, pare, non sia sufficiente (a volte è un po' ciechina).
Occorre l'intelligenza.
Cos'è l'intelligenza?
Non è la capacità di fare velocemente i calcoli per fregare gli altri.
L'intelligenza è la capacità di immaginare ed intuire ciò che non è manifestamente visibile.
L'intelligenza, insieme alla vitalità, ci permette di intuire il nettare e di succhiarlo senza correre il rischio di avvelenarci.


Ruhevoll, ma che dici?
Mi annoio, passo le giornate a far visite in ospedale e vedo quanto, nei vecchi, ci sia un decadimento di vitalità più che di intelligenza. A mio padre, ad esempio, non gliene frega più niente di niente, però fa delle battute esilaranti sulle infermiere. Poi esco fuori e magari incontro dei giovanissimi pieni di vitalità ma che non capiscono un cazzo (però hanno il tempo dalla loro parte e potranno rifarsi). Chissà se per alcuni di loro la vitalità è solo una questione ormonale, mi auguro di no, altrimenti ingurgiterebbero di tutto ritrovandosi poi più scemi di prima, aggrappati a qualche icona identitaria per non cadere nel vuoto.
Ma che ti frega a te?
Mi serve per comprendere, forse è la mia vitalità a farsi queste domande e la mia scarsa intelligenza cerca di tenerle dietro, con magri risultati, e poi sto aspettando che torni la mia amica, potrò scrivere due o tre delle mie scemenze si o no?

domenica 25 settembre 2011

Oracoli



Quando si va ad uno spettacolo teatrale ci si aspetta di mettersi seduti in una più o meno comoda poltrona ed assistere a delle messe in scena.
Ieri sera sono stato a teatro ma non è andata esattamente così.
E quindi dove sono stato ieri sera?
In una specie di labirinto, da solo e senza scarpe. Ho attraversato il buio, ho attraversato piccoli luoghi pieni di immagini.
All'inizio mi hanno messo comodamente seduto in un piccolo ed ameno cortile, davanti a me una clessidra, sopra di me un rettangolo di cielo (vero) con Vega che mi salutava prima della partenza. Poi è iniziato un percorso fra cunicoli di stoffa nera come la pece che sfociavano in piccole stanze illuminate di luce morbida e fioca, alcune erano vuote, in altre mi attendevano dei personaggi. La premessa era che io avessi una domanda, una sola, da non rivelare a nessuno.
Odori, suoni delicati, sensazioni tattili, visioni. Una donna mi invita a sedermi e mi illustra un paesaggio immaginario su un drappo di velluto, un uomo mette nel palmo della mia mano un piccolo seme, una donna mi fa depositare quel seme in un piccolo vaso e così via, come a seguire il destino di quel seme che, secondo il copione, rappresentava anche la mia domanda. Il labirinto prosegue e non sai mai quanto è lungo il tratto buio. Ho attraversato una stanza piena di sottovesti appese, bianche e ricche di merletti, con l'inebriante odore di bucato, ho camminato sulla sabbia e poi sono tornato nel buio fino a quando ho percepito la presenza di una persona. La sfioro, sento i suoi capelli lunghi e ricci, lei invita le mie mani a poggiarsi sulle sue spalle e poi a seguirla in una sorta di danza che mi deposita in una specie di nicchia basculante, dove al buio ho proprio la sensazione di essere su una barca. Quando la barca si ferma e recupero la stazione eretta c'è davanti a me una piccola porta illuminata, la apro con la chiave trovata nella sabbia ed un corridoio di lenzuola bianche si restringe fino a farmi camminare carponi per giungere in una piccola tenda piena di chicchi di grano, dove una bellissima fanciulla mi invita a sdraiarmi accanto a lei.
Non sto a raccontare tutto, c'erano molte altre bellissime scene. Per me, la meno indovinata era quella dell'incontro col demonio tentatore (ma che palle), impersonato da un bel giovane che però, ai miei occhi, aveva ben poco con cui tentarmi, sarebbe stato più appropriato metterci la ragazzetta del grano, anche se io non ho nessuna paura di cadere in tentazione, ci cado più che volentieri, sono amorale per natura.
Ad ogni modo, alla fine del percorso, arrivo in una bellissima tenda dove vedo l'amica, con cui ero andato a teatro, comodamente seduta a bere un tè aromatico. Il regista non poteva sapere niente di questo, ma a me diverte giocare con tutto quanto trovo davanti ai miei sensi (e probabilmente è anche ciò che vuole il regista) ed ho interpretato questo incontro come una possibile risposta alla mia domanda. Nella tenda c'era un'attrice che serviva il tè ed un'altra ragazza dai capelli neri che come me era giunta lì dopo il lungo percorso. La mia amica se n'era andata avanti, io ho finito il tè ed ho proseguito verso la stanza successiva dove ho ritrovato le mie scarpe.
Mentre le allacciavo si è avvicinata la ragazza mora e mi ha chiesto se avevo aperto io la porta o se l'avevano aperta loro, perchè non si dava pace di non aver trovato la chiave. Le ho detto che a me la chiave l'avevano fatta trovare nella sabbia, ma che cambiava poco... evidentemente lei prendeva tutto molto sul serio, il ché non è sbagliato fintanto sei attore, ma quando esci devi sapertene separare.
Mi sono divertito un sacco!
E quindi ringrazio Enrique Vargas.

sabato 24 settembre 2011

pensierini con sottofondo

 

E' scientificamente provato, al punto tale da indurre l'UNESCO a farne una sorta di proclama, quello di Siviglia.
NON ESISTE NIENTE NEL PATRIMONIO GENETICO DEGLI ESSERI UMANI CHE LI POSSA INDURRE ALLA VIOLENZA.
Per cui, fra le tante deduzioni che ne possiamo trarre, c'è anche quella che il cristianesimo, con la panzana del peccato originale e la conseguente "colpa" introdotta fin dalla nascita, è una violentissima bugia sulla realtà umana.
Lo stesso vale per tutte quelle correnti di pensiero che si possono riassumere nel famoso "Homo homini lupus".
Lo so, mi ripeto fino alla noia, ma dovrà diventare chiaro a tutti che chi la pensa diversamente, e di conseguenza agisce, è potenzialmente un criminale, anzi è il peggiore dei criminali in quanto veicola un pensiero falso e malato.


(La musica è di Gavin Bryars)

martedì 20 settembre 2011

pensierini fra sonno e veglia



Una noiosissima trasmissione sulla 7, dove invece mi aspettavo che parlassero dell'Islanda,  mi ha fatto fare un pensierino scarso ed elementare prima di farmi addormentare.
Stanno ancora a fare l'analisi sessuologica del premier, ma non hanno altro da fare? Ma davvero la sinistra pensa di fare opposizione sventolando un moralismo cattolico, falso e ipocrita? Secondo me non ha senso dire che nel privato ognuno è libero di fare quello che vuole ma quando fa il presidente del consiglio deve dare pubblicamente il buon esempio. Mi sembra una chiarissima istigazione all'ipocrisia e alla dissociazione. Ed infatti chi difende il premier ha gioco facile nel mettere sullo stesso piano Cicciolina o Luxuria con il satiro asfaltato, sostenendo che se i primi due erano legittimi parlamentari niente vieta al Priapo di essere presidente del consiglio.
E quindi via a ruota libera con l'indignazione sull'immoralità dilagante e sull'istigazione alla prostituzione come mezzo efficace per garantirsi un posto al sole.
Sorrido amaramente perchè dicono che la prostituzione sia il più antico dei mestieri e nella trasmissione nessuno è riuscito a formulare un motivo valido e non moralistico per poter sostenere che la prostituzione non va bene.
Solo parole a vanvera che restano a galla della coscienza senza minimamente entrare nelle acque profonde dell'identità umana, soprattutto quella sessuale.
Ma non potranno mai riuscirci fintanto avranno, di fondo, un concetto greco-cristiano dell'identità umana o fintanto cianceranno di libertà senza saperla definire.
E definire una cosa indefinita pare impossibile, per cui ci si fa rientrare di tutto dimenticandosi che la pazzia e la violenza non sono mai libertà.
Ma la pazzia non è affrontabile, soprattutto non è affrontabile il pensiero malato fintanto viene espresso razionalmente (come facevano i nazisti). La razionalità come identità genera questi mostri nel pensiero. La cosa più assurda e stupida che ho sentito dire in difesa della razionalità è che sarebbe proprio essa ad impedirci di sterminarci a vicenda, perché altrimenti ci estingueremmo (U.Eco).
Insomma non si è fatto un passo dai tempi di Omero e del suo Ulisse, da una parte la ragione e dall'altra la bestia. l'essere umano ancora non esiste!
E non potrà mai essere "scoperto" se continueremo a pensare che dentro di sè abbia ancora la bestia (o il solito peccato originale), pensando poi che solo la razionalità possa riscattarci dalla bestialità.
Una trottola che gira su se stessa, ecco cos'è la razionalità quando indaga sull'identità umana.
Eppure ai razionalisti ed ai mistici andrebbe fatto notare che sono proprio gli animali ad essere esclusivamente razionali, poichè fanno tutto in funzione dell'utile e della procreazione, anche quando giocano.
L'essere umano è l'unico a fare le cose per niente, per il solo desiderio di realizzarne l'immagine.
Ancora siamo legati all'albero della nave per resistere alle sirene.
Forse è l'ora di slegarsi ma il titolo di un vecchio film ammonisce: matti da slegare. Ed infatti le sirene del pensiero esistenzialista fecero impazzire gli psichiatri che si lasciarono sedurre da quel pensiero ed annullarono l'esistenza della malattia mentale chiamandola disagio o diversità (o addirittura libertà), introducendo il "destino" come ineluttabile ragione di vita, anche come suicidio (vedi il caso E.West). Fu un pensiero pericoloso che gettò via il bambino con l'acqua sporca, rendendo impossibile la ricerca sulla patologia del pensiero e la sua eventuale cura, sostituendola con un generico "prendersi cura" tanto caro ai cattolici.
Dobbiamo lavorare molto per difendere la libertà di essere esseri umani, perchè a me sembra che molti ancora non abbiano capito cosa significhi.

giovedì 15 settembre 2011

Streghe! (Un pippone lungo e noioso che non sono riuscito a non scrivere)



Forse è solo un problema d'immagine e di rapporto col cosiddetto mondo irrazionale. Forse sono io che m'invento nessi e parallelismi. Dal mito di Eros che entra di notte dalla finestra della fanciulla per amarla, trasformato dal cristianesimo in un vampiro che di notte succhia il sangue alle ragazze, a quello delle streghe, che un tempo erano guaritrici ma che poi, nella mente perversa dei cristiani, divennero streghe perchè si pensò che come potevano operare il bene avrebbero potuto operare anche il male.
I cristiani fanno così, lo fecero anche nei confronti degli interpreti e dell'interpretazione dei sogni (concilio di Ancira 313 d.C.) Il pensiero del Male è ossessivo ed intrinseco al cristianesimo ed i roghi che hanno poi illuminato l'Europa ne sono la dimostrazione.
Un post affascinante mi ha raccontato della scelta dell'immagine di una bella donna per rappresentare la strega in Biancaneve di Disney. Non ho potuto fare a meno di pensare che era una scelta che aveva implicazioni e derivazioni culturali profondissime, prima di tutto quella del passaggio dalla donna angelicata del dolce stil novo alla donna che fa perdere il senno ad Orlando.
(Io scrivo a braccio e farfuglio, lungi da me gli accademici e i prolissi.)
Sempre e comunque la donna, sempre e comunque raccontata o "vista" dagli uomini.
Abbiamo perduto ormai ogni traccia di società matriarcale, ne resta solo qualche vago ricordo in Sardegna, nella sua storia più antica. Il cristianesimo ha fatto più danni al nostro pensiero di quanto possiamo immaginare.
Ma parliamo di streghe, perchè sono affascinanti. Non posso che parlarne dal mio punto di vista maschile, non perchè voglio farne una questione di genere, assolutamente no, ma perchè secondo me è una questione che si lega all'immagine ed al rapporto con essa, e poichè l'immagine, se non è scissa, si lega alla realtà fisica (negarla, annullarla o semplicemente non volerne prendere atto sarebbe solo un pensiero delirante e patologico, come lo è secondo me quello religioso) ecco che la sua storia inizia alla nostra nascita. E dicendo così spazzo via ogni questione di genere perchè nasciamo tutti nello stesso modo e tutti cerchiamo un seno e ci prendiamo rapporto, maschi e femmine. Questo è il cardine dell'uguaglianza e non è certo la diversità fisica a poter dettare stupide considerazioni di ruolo o ordine sociale.
La prima vera strega è, potenzialmente, lei, la madre, e ancora di più sembrerebbe esserlo, nell'immaginario favolistico, la matrigna. Quella della matrigna è una soluzione perfetta per alludere all'anaffettività che, di solito, ci rifiutiamo di ipotizzare nella madre naturale per non popolare il mondo di troppi mostri. Ma degli espedienti narrativi ci importa poco...
La prima strega è, dunque, la madre anaffettiva, quella che ti riempie di latte ed attenzioni materiali ma ti tratta come un bambolotto di plastica o come una sua propaggine dalla quale non intende assolutamente separarsi, anche se la nascita è la prima e fondamentale separazione, già, ma poi ti ricatta col latte, le poppe e... gli affetti. Non ti molla e se ti molla lo fa per anaffettività, in genere è così salvo splendide quanto rare eccezioni.
Lei ci nutre, quindi, ma non solo. La logica, anche se non a tutti apparirà lampante, mi porta a dire che la madre è un'immagine femminile parziale, in un certo senso è sessualmente indifferenziata, proprio per il fatto che al suo seno si attaccano sia le femmine che i maschi. (Sorvolo sul fatto non marginale che può essere madre anche un uomo col biberon in mano e tanta voglia di stare con quel poppante dagli occhi vagolanti.)
Dopo lo svezzamento le cose si complicheranno meravigliosamente e la madre assumerà un'immagine un po' più definita nel momento in cui riusciremo a separarci da lei e, quindi, a vederla ed a vederci. Qui è fondamentale comprendere che il concetto di identificazione deve avere il senso di identificarsi "da" e non "con". Se ciò non avviene sono pasticci, ma la nostra beata cultura non ci capisce un'altrettanto beata mazza, soprattutto i cattolici con la storiella della Madonna.
Ma proseguiamo con le bellissime streghe.
La sorte che mi ha visto nascere maschietto mi ha presentato il conto proprio allo svezzamento, da allora l'affetto per mia madre si è trasformato e, dopo le ipotizzabili, ma non ricordabili, belle ciucciate alle sue prosperose poppe ecco che le poppe mi interessarono sempre meno (le sue) e, lentamente, mi avviai verso altre zone e altre considerazioni sul corpo altrui. Mi ci sono voluti anni, più o meno lo stesso tempo che ha richiesto il mio corpo per sviluppare un certo cambiamento, prima di poter affrontare quell'incredibile rapporto che è quello con la prima ragazzetta: il diverso da me, la sconosciuta.
Lei NON era mia madre, ma l'impulso che mi portava verso di lei aveva una vaghissima risonanza col desiderio per un essere umano dei lontanissimi primi mesi di vita. Bisogna giocarsela bene altrimenti va tutto a scatafascio. Entrano in gioco dinamiche di immagini ed affetti che, in un certo senso, rievocano quelle della nostra nascita. A quei tempi tutto era assolutamente nuovo, adesso l'assolutamente nuovo è quella ragazza che mi sta di fronte. E' uguale a me e contemporaneamente è diversa da me. La crisi è inevitabile, intendo una crisi di quel sacrosanto narcisismo che hanno i pre-adolescenti prima di occuparsi approfonditamente dell'altra metà del cielo.
Gli scemi organicisti riconducono tutto agli ormoni. A me qualcuno ha fatto invece notare che quello che più è in gioco è il rapporto col diverso, un diverso che ci spiazza perchè infrange quel narcisismo un po' indifferente che ci aveva accompagnati fino a quel momento e che adesso viene minato dal desiderio.
Cazzo che parola, il desiderio. Se ne fa uno scempio totale nella nostra cultura. E proprio questo mi da modo di parlare della strega.
Se la cultura inchioda l'immagine femminile a quella di madre o devota e premurosa moglie, la strega albergherà per sempre nell'immaginario collettivo. Praticamente le due immagini sono due facce della stessa medaglia, così come il bene ed il male, Dio e il Demonio, razionale e irrazionale, fede e ragione. Annullare la reale e concreta esistenza di un'immagine femminile, negandola e rinchiudendola in uno stereotipo imposto dal maschio, genera il mostro che distrugge e fa impazzire l'uomo che desidera la donna, per il semplice fatto che ha creato un fantasma.
L'uomo che non riesce a separarsi dalla madre non potrà mai avere rapporto con una vera immagine femminile. E una donna che non riesce a separarsi dalla madre non potrà avere rapporto con una vera immagine maschile. Entrambi altereranno violentemente l'immagine dell'altro e, il più delle volte, stabiliranno un rapporto di identificazione "con" invece che "da". Altre volte non faranno nemmeno l'identificazione, finendo in un rapporto con lo specchio.
(Non do nessun giudizio, tento solo di ragionare per iscritto, senza pregiudizi o paletti culturali).
Trovare una bella strega ed affrontarla riecheggia la nostra "dialettica" con una madre più o meno deludente. Pare che se ce l'abbiamo fatta a quei tempi possiamo farcela anche in seguito, regalando alla strega la liberazione dalla schiavitù di una cultura millenaria  (alla faccia del bacio del Principe) ed avendo in cambio un rapporto con un essere umano assolutamente originale e creativo. Pare, e ne sono convinto, che questo sia l'amore, il resto è fuffa e Principi azzurri.
Adesso come faccio a girare la cosa al femminile? Mica sto più parlando del rapporto al seno, verso il quale siamo tutti uguali. Lo stregone è minimamente paragonabile a quell'immagine di strega che ho maldestramente tentato di definire? Questo è uno dei motivi che mi portano insistentemente a pensare che la realtà psichica è legata a quella fisica. Una donna che conserva la propria identità e riesce a separarsi dalla madre, una donna che sfancula i mediocri e i mammoni, una donna che non cade nei sarcofagi dei ruoli sociali, una donna che vive la sessualità senza venderla nè elemosinarla nè imprigionarla nè castrarla, una donna che fa coriandoli della costola di Adamo perchè non crede alle panzane. Come viene dipinta dalla nostra cultura una donna così?
Una perfetta strega, un pericolo per la società.
Ma come può difendersi e realizzarsi una donna in un paese che propone solo ridicole ed umilianti quote rosa o una parità a misura d'uomo?
Diventando una splendida strega per farsi beffe degli uomini-preti.
Come può una donna così trasformare un uomo senza fargli da mamma?
Forse mandandolo a quel paese senza rabbia, forse pretendendo che anche lui si separi dalla madre-eterna per essere libero.
Le streghe non fanno assistenza, o ti salvano o t'ammazzano. Le streghe sono un'invenzione degli uomini che vogliono ancora la mamma.
Le streghe non esistono, esistono donne anaffettive. Le streghe non esistono, esistono uomini ciechi e allucinati.

lunedì 5 settembre 2011

Canone circolare




Un percorso di apparente liberazione ha portato alcune persone ad ammettere con se stesse che non avevano più nessuna certezza. Potrei essere cattivo e dire che, in altri termini, non capivano più niente del mondo umano ed essendosi trovate senza punti di riferimento certi, hanno deciso che i punti di riferimento non esistono.
Si può comprendere questo loro atteggiamento se pensiamo alla nostra cultura che lentamente è andata rarefacendosi proprio come accadde, verso la fine dell'ottocento, al sistema tonale. La musica navigò in acque incerte e spesso incomprensibili o, più correttamente, inascoltabili. Qualcuno tentò di organizzarsi razionalmente e produsse quello che, secondo me, è il mostro più ossimorico che si potesse produrre: la musica seriale. Ovverosia il tentativo astratto di stabilire delle regole a priori ed imporre alla composizione di seguire punto per punto quelle regole. Prima accadeva qualcosa di simile ma al contrario, ossia (per dirla con Walter Piston) si ricavavano delle regole "dopo" che i grandi musicisti avevano prodotto le loro opere innovative, per cui "poi" nascevano le accademie e le "maniere" (per i meno dotati di creatività).
Pare che la nostra cultura navighi ancora in quelle acque incerte, salvo qualche conservatore che va a "rivisitare" il passato interpretandolo a modo suo. E questo accade e accadde anche nella musica quando qualcuno disse che non era possibile fare altro che comporre dei "pastiche".
Stallo, incredibile stallo, immobilismo, inedia, torpore, noia, ansia, incertezza non più supportata da una speranza, dove fuochi di paglia vengono fatti passare per vulcani. Ma solo i più stolti ci credono.
Si leva da ogni parte un canto sottile e profondo, basse frequenze che si odono a centinaia e migliaia di chilometri di distanza, percepite più da tutto il corpo che dal solo udito, percepite solo da chi ha la sensibilità per ascoltare i pensieri attraverso il corpo e non solo attraverso le parole udite.
Il canto sottile e profondo è quello del movimento delle persone che hanno iniziato a rifiutare ciò che non è umano.
Non vogliono più "maestri di pensiero", non vogliono più santoni o sacerdoti, preti od opinionisti, eroi o martiri.
Il canto aumenta d'intensità mano a mano che altri si aggiungono e acquista udibilità anche per chi fino a poco prima dormiva.
Potrebbe sembrare una scena rubata ad un vecchio film, dove un predicatore televisivo americano convinceva migliaia e centinaia di migliaia di persone ad affacciarsi alla finestra e gridare: sono incazzato nero e tutto questo non lo sopporto più.
Ma ahimè, era ed è sempre stato fin troppo facile cavalcare il malcontento dei popoli attraverso l'informazione. Quel film non faceva eccezione, anche se lucidamente mostrava l'enorme potere dei media.
Ci sono molte persone che vorrebbero svegliare le coscienze altrui, e altre che vorrebbero svegliare quelle di quelli che vogliono svegliare le coscienze altrui.
Ed alla fine, come in un canone circolare, mi ritrovo all'inizio:
Un percorso di apparente liberazione ha portato alcune persone ad ammettere con se stesse che non avevano più nessuna certezza.
Adesso occorre trovare una tangente per uscire dal canone, altrimenti la coazione a ripetere ci fa girare su noi stessi come trottoline.
Quale?
Quella di una certezza!
Avete o siete sicuri di avere almeno una certezza nella vostra vita che non siano i suoi margini estremi?
Avete un bacio che non scorderete mai? Uno sguardo che vi ha veduti?
Avete una certezza?
Bene, disse la ragione, io ve la demolirò!
Provaci, disse la passione, io la ricostruirò.
Brave, disse la certezza, io vado per i fatti miei.

venerdì 2 settembre 2011

Lucy e... il futuro è donna




La scoprirono nel 1973 mentre ascoltavano la famosa canzone dei Beatles e per questo la chiamarono Lucy. Ma è incredibilmente bello il significato del suo nome in amarico, Dinqinesh, che significa " tu sei meravigliosa". Oggi avrebbe più di tre milioni di anni. Era alta poco più di un metro, viveva principalmente sugli alberi ed era in grado di camminare su due gambe.
Io m'invento le cose ma cerco di farlo sulla base di fantasie plausibili, per questo mi diverte pensare che è sempre grazie alle donne che noi facciamo le scoperte più interessanti. Lucy è stata la prima a proporci il lungo passaggio evolutivo dalla scimmia all'uomo, ma ci propone anche un'idea poco frequentata dagli evoluzionisti, ovvero quella del salto qualitativo. A me interessa perchè credo sia l'ora di finirla di  pensare all'essere umano come ad un animale e vedere dei ricercatori deficienti (di solito americani) che studiano il sonno delle pecore o la pazzia nei topi, per poi ricavarne delle deduzioni sugli esseri umani.
Gli animali non dipingono e non dipingevano nemmeno ai tempi delle caverne. Le donne invece sì e trovo plausibile, l'ho già detto altrove, l'idea che i graffiti fossero opera loro perchè i maschietti erano sempre ad arrovellarsi in cerca di cibo, data la loro maggiore possanza fisica, mentre le donne accudivano i figli e, nei momenti liberi, potevano dipingere quelle meravigliose immagini. Da notare che quasi sempre la figura umana è stilizzata o addirittura astratta, mentre quando si tratta di animali la raffigurazione è pressochè esatta. Questa osservazione non sfuggì a Picasso, ma non dovrebbe sfuggire nemmeno a chi si occupa di ricerca sull'immagine interna degli esseri umani. Infatti il salto qualitativo rispetto agli animali, secondo la più avanzata e profonda teoria scientifica sulla realtà umana, consiste nella dinamica della nascita umana e della conseguente capacità di immaginare. Questo spazza via i preconcetti che vogliono vedere l'animale dentro l'essere umano per poi tradurli in irrazionalità (mondo greco) peccato originale e Male (mondo cristiano) inconscio perverso (freudismo). Tutte e tre sono impostazioni "religiose" anche se la prima si ancorava alla ragione e l'ultima ad una pseudoscienza.
Eppure ancora oggi sono tutte e tre estremamente presenti nella cultura e nel pensiero comune.
C'è quindi ancora molta ricerca da fare sull'immagine femminile, orrendamente negata da tutte e tre le impostazioni che ho elencato, prima di poterci sentire "al sicuro" dalla demenzialità del maschilismo patriarcale e, mi si perdoni, di un femminismo impostato come muro contro muro.
Il rapporto libero e paritario nella diversità è l'unica chiave per aprire nuove porte sul futuro.
Sembra che le donne siano molto più brave negli studi e nella gestione delle cose comuni, gli uomini stanno per essere "superati" perchè bloccati in un'immagine di dominio, potere e sopraffazione.
Le donne ci fotteranno il potere, ma a me non dispiace affatto, basta che ci fottano per bene e non neghino la nostra sensibilità. Perchè non mi cruccio di avere poca o tanta intelligenza, quando ne ho tanta la regalo, quando ne ho poca la prendo in prestito.
L'importante è che qualcuno finalmente ce l'abbia, perchè se l'intelligenza diventa un bene comune ne potremo usufruire tutti senza danno per nessuno.

giovedì 1 settembre 2011

Via dalle paludi




Artax è uscito dalle paludi della tristezza e adesso pascola calmo nei campi a maggese. Ha solo cambiato colore e da grigio bianco è diventato nero, come il colore della linea che separa le cose e permette la conoscenza, come il colore che, trattenendo in sè tutti i colori, non è più un colore.




Separarsi da tutto e da tutti, per poter stare, essere e vivere insieme agli altri, senza confondere sè con gli altri pasticciando nelle identificazioni che ci rendono marionette negandoci la conoscenza.

Ruhevoll, quanto sei palloso!

Vabbè, lo sono io mica tu.

Ma racconta qualcosa di divertente ogni tanto no?

Certo, ma allora bastava leggere solo la prima frase, è una fantasia, il resto è accademia.

Fanculo!

Vado.