martedì 10 gennaio 2012

Horn (una memoria dall'acqua)



Sabato scorso stavo cazzeggiando e volevo farlo bene, la professionalità innanzitutto! C'era un bel sole e m'ero seduto sul muretto del ruscello ascoltando il suo chiacchiericcio. Che carino, mi son detto, lo voglio registrare, e detto fatto ho portato fuori l'attrezzatura ed ho calato giù il microfono fino a fargli lambire l'acqua, proprio sopra il punto in cui i sassi la fanno gorgogliare. Poi mi son messo ad ascoltare lasciando che affiorasse quel che voleva affiorare. Ero impegnato nel fancazzismo più spinto e il solicello e la calma circostante hanno fatto sì che emergesse una memoria piuttosto lontana. A dire il vero non sembrava collegarsi all'ascolto di quel gorgoglio, eppure sentivo nella mente poche note, scarne, insistenti, di chi erano?
Oh, lo so bene di chi erano:
Nick Drake.
Ora è opportuno sapere che quelle note non erano di una canzone, ma di un piccolissimo brano fatto, appunto, solo di quelle poche note e nient'altro. Quando lo ascoltai la prima volta, tanti anni fa, pensai che quel ragazzo aveva avuto un coraggio pazzesco ad inserire un brano simile in un LP, non gliene doveva importare niente del successo o dei gusti della gente, se n'era ormai andato per la sua strada.
Libero?
Forse.
Quelle note erano, e sono, quello che definirei un pensiero essenziale, non ermetico nè sintetico, ma semplice e immediato. La musica non è semantica e non è riconducibile ad un pensiero verbale, chi prova a tradurla in parole fa un gran torto alla musica. Al massimo possiamo tentare di dire quello che le note ci fanno venire in mente, ma è roba nostra, la musica dice ben altro.
Con questo sgangherato preambolo potrei lanciarmi a scrivere fiumi di parole su quelle pochissime note musicali, potrei dire, prima di tutto, che nella versione originale parlano di un silenzio assordante e di una solitudine disincantata, e al tempo stesso sono un urlo profondo e dilaniante, simile al famoso quadro di Munch, Horn è il titolo.
Ecco, ho scritto le mie più inutili stupidaggini, non avrei dovuto farlo ma l'ho fatto. E sono stupidaggini perchè sicuramente risentono, mio malgrado, dell'alone immaginifico e iconografico costruito intorno al personaggio Nick Drake, anche se ho la presunzione di esserne immune, io ascolto la sua musica, non quello che ci hanno costruito intorno le case discografiche per farne un santino.
Lasciamo perdere tutto e ricominciamo.
L'acqua del ruscello canticchiava, a me sono venute alla mente quelle poche note di Nick, essendo forse quelle che mi sono rimaste più impresse, perchè erano le più nude, senza parole.
Sono entrato in casa e le ho suonate, senza curarmi troppo di livelli microfonici ed altre tecnologie infernali, suonando a modo mio quelle note di cui avevo una lontana memoria e proprio dalla memoria forse molto trasformate, senza quell'angoscia vibrante che le pervadeva e le caratterizzava perchè non mi appartiene. Le ho sicuramente snaturate, forse tradite, ma non certo per addolcirne l'ascolto, probabilmente per non scimmiottare insulsamente la maestria di Nick, che resta unica, irraggiungibile e irripetibile, ringraziandolo per quello che mi ha dato.

8 commenti:

Alea ha detto...

Oh! Oooohhh! :))

Grazia ha detto...

Vado a sentirlo, e di corsa!
Grazie

Duck ha detto...

Grazie per avermi fatto conoscere questa musica e Nick Drake, di cui ignoravo l'esistenza. Un gran bel modo di fare di questa giornata una bella giornata.
Saluti!
(chissà che bella la registrazione dell'acqua)

ruhevoll ha detto...

Il brano a cui mi riferisco (horn) è chiaramente un brano "minore", uno di quelli che magari colpisce più alcuni musicisti. Le sue canzoni invece sono universali, le più belle e profonde che io abbia mai ascoltato, e la voce di Nick è quanto di più meraviglioso si possa sentire, così come il timbro della sua chitarra ed il modo che aveva di suonarla, inventandosi spesso accordature ad hoc. Il suo ultimo album è quello che preferisco, il più nudo e crudo, libero dagli arrangiamenti che i suoi collaboratori-produttori proponevano per rendere la musica più appetibile al grande pubblico... che però non servirono a niente, Nick non decollava! E come poteva, dico io, decollare nell'idiozia delle hit-parade? Uno come lui, che non era un animale da palcoscenico, non aveva assolutamente nessuna possibilità di sfondare, perchè al grande pubblico occorre l'immagine del saltimbanco, del personaggio con cui identificarsi, dato che la maggior parte delle persone non ha un vero interesse per la musica ma solo per un motivetto da canticchiare sotto la doccia.

giacy.nta ha detto...

Il brano è di Nick ma sei tu che suoni, vero? Ho imparato a riconoscere il tuo tocco, anche se non so suonare. Tu "tieni" le note, le fai durare creando intorno a loro una specie di vuoto :)

ruhevoll ha detto...

Beh, Giacynta, è registrato in casa ed io faccio ben poco, ho aggiunto solo un arpeggio e una variazione melodica. Però mi piace la tua osservazione sulle note "tenute", infatti a volte guardo la mia chitarra e le dico: ma perchè ogni tanto non sei un violoncello?
:-)))

giacy.nta ha detto...

Si, ho usato il termine sbagliato ( "tenere" ). Il modo in cui si toccano le corde e gli intervalli tra un tocco e i successivi possono però determinare intensità e durata. Tu hai un tocco inconfondibile. Io lo riconosco; e gli intervalli tra una nota e l'altra hanno una certa importanza quando suoni tu:)

ruhevoll ha detto...

Giacynta, "tenere" non era sbagliato. Comunque dopo tutti questi complimenti mi toccherà mettermi a dieta!!!
:-)