venerdì 27 gennaio 2012

Quale memoria???



Molti media ci ricordano che questo è il "giorno della memoria" e queste parole, scritte così, mi fanno pensare che non c'è, di fatto, niente che si proponga di andare veramente oltre il senso di colpa diffuso che questa memoria genera. Un senso di colpa universale, che sembra perenne, al quale mi ribello perchè vedo che gli stessi abomini continuano ad essere perpetrati in varie parti del mondo, come se nessuna memoria fosse servita. Mi ribello perchè solo pochissimi si sono cimentati ad affrontare il problema alla radice.
E di quale radice posso mai parlare se non di quella della pazzia più nera?
Non ho ancora letto nessuno, eccetto uno solo, che abbia affrontato la pazzia e ne abbia scoperto l'origine. Tutti continuano a considerare la pazzia come connaturata all'essere umano (cristiani in testa), molti si sono prodigati a prendersi cura dei matti, ma sappiamo bene che una cosa è prendersi cura ed un'altra è curare.
Nell'immaginario collettivo, forse, il matto è visto come un poveretto che non ha nessuna possibilità di farcela in questo mondo spietato. Ma accanto a questa condivisibile e pietosa visione c'è anche quella del terrore che il malato di mente incute, perchè il pazzo può essere innocuo ma può anche distruggere imprevedibilmente, senza motivo. Ci sarebbe poi da domandarsi se esiste mai un motivo per distruggere.
La storia ci insegna che la psichiatria si è occupata dei segni più manifesti della malattia mentale, limitandosi il più delle volte a "normalizzare" il mero comportamento, prima con la contenzione e poi con gli psicofarmaci (che sono la stessa cosa).
Procedendo nella ricerca qualcuno iniziò a comprendere che spesso non è il comportamento manifesto ad essere "strano", cominciando così ad occuparsi del pensiero, soprattutto quello latente, invisibile, inconscio. (Prego i miei pochi lettori, casomai lo facessero, di non associare la parola inconscio alla psicoanalisi ed ai suoi falsi maestri, la psicoanalisi è un inganno storico da cui stiamo uscendo per poter fare finalmente ricerca sulle dimensioni non coscienti.)
Dire che il pensiero nazista era pazzo però non basta, perché se non scopro e dico il perchè di quella pazzia lascerò quella pazzia ancora libera di agire, come di fatto accade.
Definire la pazzia come assenza di razionalità è l'errore in cui molta umanità è caduta fin da tempi remoti, perché di fatto i nazisti erano razionalissimi e chi si iscriveva al partito era sicuro di seguire la punta di diamante del pensiero moderno.
Ma avevano un pensiero paragonabile alla peste, infetto e contagioso (cazzo, se penso a quanti voti ha preso la lega...).
La peste va diagnosticata e debellata, ma fintanto si hanno idee confuse sul concetto di sanità e sull'identità umana si riterrà la peste un flagello divino o una malattia incurabile e inevitabile. Se continueremo a pensare che la pazzia è "naturalmente" nascosta in ognuno di noi le lasceremo la porta socchiusa e ogni qualvolta ci troveremo di fronte a crimini efferati penseremo soltanto che qualcuno "ha perduto il senno" o che è "cattivo". Come se fosse la ragione a dover controllare il mostro nascosto in ognuno di noi.
Ma quando a perdere il senno sono milioni di persone la cosa assume l'aspetto della più allucinante normalità.
E quindi la domanda micidiale: cosa fa ammalare il pensiero delle persone e dei popoli?
Mi pare ovvio che l'approccio organicista alla malattia mentale naufraghi vergognosamente di fronte a questa domanda.
Ma trattandosi di malattia (e non di libertà di pensiero) non possiamo certo lasciarla nelle mani dei filosofi, il nazismo di Heidegger è un chiaro monito.
Occorre quindi una metodologia di pensiero che si liberi dai retaggi culturali ed affronti il problema dal punto di vista medico, superando però l'ottuso positivismo ottocentesco.
Cazzo, mica facile, ci vuole un'idea geniale, altrimenti si rischia di ghettizzare ogni pensiero "diverso" oppure, al contrario, di accettare anche la pazzia chiamandola diversità.
E cosa vuol dire diverso? Quale base comune e condivisibile dobbiamo trovare per poi poter parlare finalmente di libertà di pensiero e di movimento?

10 commenti:

Laura Raffaeli ha detto...

bisognerebbe che ogni abitante terrestre (perché di questi stiamo parlando) dimenticasse la parola "dominio".
ieri sera ho riascoltato un film che potrebbe essere adatto a questo post: istinct, istinto primordiale.
dominio, controllo e paura: queste le 3 cose da cancellare, e forse si potrebbe cominciare a parlare di condivisione.
riguardo la memoria: perché non ricordarli tutti i genocidi??
dai nativi americani agli africani? perché solo la shoa? le mie sono domande, ovviamente va precisato visto che appena si devia il corso dalla shoa a un altro genocidio si incazzano tutti (tanto per rimanere nel discorso dell'assenza di libertà, sia di pensiero che di movimento).
ciao laura

Zio Scriba ha detto...

Sugli altri genocidi la penso come Laura, però non dimentichiamo che il delirio nazista è andato oltre il genocidio, pianificando la violenta eliminazione di qualsiasi Diverso: in un campo di sterminio potevi anche finirci perché omosessuale, perché zingaro, perché libero pensatore, perché oppositore politico, e se avessero vinto loro le Diversità da stroncare sarebbero aumentate a dismisura (oggi gli eschimesi, domani i mancini, dopodomani quelli troppo alti o troppo bassi...).
Per questo oggi mi definisco JUIF POUR UN JOUR, non perché mi senta "ebreo" più di quanto non voglia sentirmi "pellerossa" o "armeno" o "tutsi" ecc.

ruhevoll ha detto...

Laura sono d'accordissimo con te sulla necessità di abolire qualsiasi forma di dominio dell'uomo sull'uomo. Fintanto continuiamo a pensare all'istinto non caveremo un ragno dal buco. Anzi, è proprio l'ottusità violenta di un pensiero che insiste a parlare di istinto negli esseri umani che li conduce a giudicare la violenza e la sopraffazione come inevitabili.
Un abbraccio

ruhevoll ha detto...

Zio, anche io la penso come Laura sui genocidi. Quello operato dai nazisti era frutto di un razionalissimo pensiero delirante, sembra un ossimoro ma non si può negare che la ragione persegue sempre e solo l'utile, indipendentemente dagli affetti, quindi per stabilire un fondamento dell'identità umana non devo prendere mai più la razionalità come parametro, bensì l'affettività, dato che è il suo contrario, ossia l'anaffettività, a contraddistinguere la malattia mentale. Ad esempio nel mondo dell'economia e della finanza occidentali appare evidentissima la totale assenza di una dimensione affettivamente umana, dove per affettività non intendo la carezzina sulla testa da fare al gatto, ma un livello di riconoscimento e conoscenza dell'altro da sè che va oltre la realtà materiale per privilegiare e difendere la realtà psichica.
Un abbraccio

Grazia ha detto...

Mi interessa quello che dici sulla definizione della pazzia e sulla affettività come parametro fondante dell'identità umana.Non ho i tuoi strumenti filosofici e psicologici per affrontarlo, ma sono contenta che i tuoi post mi costringano a interrogarmi e a intraprendere percorsi diversi di pensiero.

ruhevoll ha detto...

Grazia, lo sapevi che quando Saramago si permise di criticare il comportamento degli israeliani nei confronti dei palestinesi fu tacciato di antisemitismo?
Io prendo le distanze da qualsiasi forma di religione perchè considero quello religioso un pensiero alienato e, in quanto tale, è impossibile qualsiasi possibilità dialettica con esso.
Se i forni crematori erano un abominio indicibile, è interessante ricordare che la pratica di bruciare i nemici nei forni risale a re David (ebreo) nel 900 a.C. (cfr. Storia criminale del cristianesimo, K.Deschner).
Penso sia giunta l'ora di dire basta a questi deliri nazionali ammantati di spiritualità, se vogliamo lavorare per la non violenza.
Prima ho parlato di affettività ma era una semplificazione, in realtà il vero problema si chiama pulsione di annullamento. I nazisti annullavano totalmente la realtà umana degli ebrei, ma non è un problema che riguarda solo i nazisti. Penso all'annullamento che una parte degli israeliani fa nei confronti dei palestinesi, penso all'annullamento che tanti padri e madri fanno nei confronti dei propri figli, o di certi compagni verso le compagne e viceversa. La pulsione di annullamento è il vero problema, ed è universale, la si fa in Cina come in Australia, in America come in Giappone. Si tratta della perdita di senso umano, molto più pericoloso e distruttivo del sadismo. La mente sembra lucida, ma tratta le persone come fossero cose. Ed è una patologia gravissima che conduce il pensiero verso la pazzia e la cecità più assolute, perchè rimane solo la razionalità a gestire l'utile, ma si perde completamente il senso umano.
Un abbraccio forte!

silvia ha detto...

Sono riuscita a seguire solo la prima parte del post, della seconda non ci ho capito nulla.
Quindi secondo te la pazzia è più assenza di umanità che assenza di raziocinio.
Condivido la seconda, infatti nessuno si sognerebbe di dare del pazzo a un decerebrato o a un alzheimer, ma giudico insufficiente la prima: un pazzo può essere crudele, ma anche non.
Pazzo non è invece semplicemente colui che legge la realtà in modo distorto?
Per quanto riguarda i nazisti, non credo che fossero tutti pazzi, ma per lo più invasati che credevano ciecamente nell'unico pazzo che era Hitler.

ruhevoll ha detto...

Silvia, il senso del post era nella domanda "Cosa fa ammalare il pensiero?", è una domanda che mi pongo spesso. I giudici, nei processi per efferati delitti, talvolta chiedono il parere degli psichiatri per sapere se l'imputato è capace di intendere e volere e si può facilmente osservare che molte volte gli imputati sono considerati "sani", perchè viene preso in considerazione solamente il rapporto razionale con le cose, ma non la realtà inconscia. Sembra che non si possa dire che una buona fetta della popolazione tedesca del periodo nazista era pazza, ma penso si possa almeno dire che era cieca e, come dici tu, invasata. Però poi mi domando che differenza c'è fra degli individui invasati per il calcio e degli individui invasati per un pensiero ed una politica che portano allo sterminio delle persone. Sicuramente non si sedevano sull'insalata per mangiare la sedia, ma la "qualità" umana del loro pensiero era sicuramente malata di annullamento, non di crudeltà. E siccome so che è il pensiero a guidare le azioni, penso che non esista libertà di pensiero senza una sanità di fondo, altrimenti ogni sterminio sarebbe giustificato dalla libertà di pensiero. Qui sta il nocciolo dell'enorme problema.

P.S. Dici bene che il pazzo è colui che legge la realtà in modo distorto, per questo mi chiedo se pensare che i rom, gli ebrei, gli omosessuali vadano eliminati non sia leggere la realtà in modo distorto.
Grazie per il tuo commento.

silvia ha detto...

penso che non esista libertà di pensiero senza una sanità di fondo
E' evidente che i pensieri di un pazzo non sono frutto di libero arbitrio, ma sbarre di una prigione, quindi proprio il contrario del concetto di libertà.

E siccome so che è il pensiero a guidare le azioni
Non ne sono sicura, se così fosse non si spiegherebbero i raptus, per definizione considerati una sorta di sospensione del pensiero.

Perfino l'inconscio di cui parli all'inizio può sostituire il pensiero razionale e farlo deviare verso azioni inconsulte.

Gli invasati del calcio sono pazzi pericolosi, basti vedere ciò che è successo in egitto.

Però alla fine penso anche che sia una cosa da pazzi pensare che sia possibile inquadrare e classificare la pazzia ... perchè è anche vero che il germe della pazzia è presente in ognuno di noi.

ruhevoll ha detto...

Silvia, io parlo di pensiero in senso lato, non identifico la parola pensiero con la razionalità, il sogno ad esempio è una forma di pensiero per immagini.
Quanto al "germe" della pazzia presente in ognuno di noi non sono assolutamente d'accordo, è un po' come credere al peccato originale, è un "pensiero" deviato in partenza, sarebbe come dire che l'essere umano nasce malato per sua natura.