mercoledì 21 marzo 2012

re



Il re rotto giaceva,
sfilacciato e sghembo,
morto, sordo, divelto
dalla culla del suono.
L'occhio lo vide
ma fu l'orecchio
a piangerlo
nel silenzio.
Che mai t'è successo
re mio dolcissimo,
fu forse il freddo
a spezzarti in questo modo
o l'abbandono?
Il re non rispose (e come poteva?)
le altre cinque erano lì,
testimoni d'un'assenza,
e tese mi guardavano,
tremebonde.
La morte del re
fu per tutte una sciagura,
l'ebano della tastiera
ne colorò il lutto.
Addio mio re,
addio per sempre.
Già è pronto un altro,
nuovo, scintillante,
e con lui tutte l'altre
dovranno esser nuove.
Tu finirai come un Faraone
sepolto nella sabbia
con le compagne tue.
Nessuno più saprà
come vibravi tu
insieme a loro.


Spietata è la legge dell'equilibrio armonico.


Ma come sopportare
il canto nuovo e cristallino
d'una giovin corda
sola
in mezzo a un coro
di vecchie smaneggiate?
La musica attende,
paziente e ingrata,
cinica,
vuole le corde nuove,
tutte.
Ed ecco le dita,
morbide e sapienti,
sfiorar le vergini
ansiose di belle note
alla prima accordatura.


Aprire la custodia della chitarra e scoprire che il re si è rotto provoca sgomento.
Nella chitarra classica, almeno per mia esperienza, il re è la corda più delicata, mentre nella chitarra folk, che ha corde di metallo, è il mi (detto volgarmente cantino) a soffrire la propria sottigliezza, ma più di tutti è il sol della chitarra a dodici corde a produrre ansia quando si cerca di accordarlo, è talmente sottile che occorre una calma ed una dolcezza infinite per non stressarlo.

6 commenti:

amanda ha detto...

sono i figli che danno più pensieri quelli a cui dedichiamo più pensieri :)

giacy.nta ha detto...

delizioso!

ruhevoll ha detto...

@Amanda, questi versi demenziali nel giorno dedicato alla poesia sono un vero affronto, ma ieri sera ho aperto la custodia e il re... non era più.
:)

@giacynta, un abbraccione.

Zio Scriba ha detto...

Splendida la poesia in morte del re, con la erre minuscola... :)
Io non riconoscerei una nota nemmeno a spararmi, ma voglia il cielo che possa capitarmi ancora mille e mille volte di poterne ascoltare di prodotte da te!!

Grazia ha detto...

Bella l' idea di dedicare una poesia alla morte del re. Non so nulla di musica e mi affascina quando ne parli, in prosa o in poesia.
Ma la chitarra che usi ha un re nuovo? In tal caso fagli i miei complimenti. L'accordo con tutte le altre corde era perfetto.

ruhevoll ha detto...

@Zio, la verità è che lì per lì non avevo corde di ricambio e ci sono rimasto così male che per consolarmi ho giocato col re minuscolo, subito mi è venuto in mente "le intermittenze della morte" di Saramago quando dice che la morte si scrive minuscolo. Ed aveva ragione!
:)

@Grazia, quando si rompe una corda bisogna sostituirle tutte per non avere un suono sbilanciato, ecco perchè la morte del re fu per tutte una sciagura.
:)