domenica 20 gennaio 2013

tavolo



Potrei scrivere di un tavolo, sì, perché no?
Non so per quale motivo riesco sempre a riempire i tavoli di casa con un sacco di cose, le più svariate.
Forse i tavoli sono un po' come la mia vita.
E ogni tanto mi accorgo che sono troppo incasinati e devo riordinarli.
Il fatto è che ogni cosa che tolgo dalle tasche o dalla borsa o che sposto da un luogo ad un altro finisce sempre per essere parcheggiata a tempo indeterminato sul primo tavolo a disposizione.
Capitano poi quei momenti in cui osservo il tavolo e lo sento ostile, non più corrispondente alla mia immagine di tavolo perché non è più un tavolo, è un casino, una scialuppa di oggetti alla deriva, un manifesto della mia pigrizia e indolenza, un catalogo del disordine, una fotografia spietata della mia vita.
Quando finalmente prendo il toro per le corna e decido di mettere ordine, allora la cosa diventa comica e assume l'aspetto di una sorta di fantautoanalisi interpretativa. La lotta interna fra l'indolenza e il desiderio di riscatto dal disordine scatenano effetti collaterali che si propagano per tutta la casa se non riesco a trovare una giusta collocazione agli oggetti che tento di mettere al loro posto, per il fatto che se sono sul tavolo vuol dire che un loro posto non ce l'hanno o, se ce l'hanno, che non funziona o, se funziona, che non lo voglio far funzionare.
Ad esempio i grossi volumi dell'enciclopedia della musica, quella della UTET, sono stato costretto a metterli in un ripiano sul soppalco, accanto al letto, perché sono molti, alti e troppo pesanti per le mensole che mi sono costruito di sotto, ma quando ne porto giù uno per leggerlo esso rischia di rimanere sul tavolo per settimane o addirittura mesi, denunciando così l'atroce fallimento della mia capacità organizzativa. Inoltre c'è sempre il rischio che, per non fare la fatica di togliermi le scarpe (sul soppalco ci si va solo scalzi, è un omaggio alla cultura giapponese e quindi imperativo!) io rinunci a consultare l'enciclopedia per verificare se quel che mi ricordo è una cazzata oppure no. Se ne evince che il numero di cazzate non verificate che scrivo sulla musica cresce a dismisura se non mi decido ad usare delle pantofole quando sto in casa. Ma anche la questione delle pantofole, che detesto cordialmente preferendo degli zoccoli chiusi, mi incasina la vita domestica, perchè avendo il giardino tutto intorno a casa dovrei toglierle ogni volta che esco fuori per i più svariati motivi, annusare l'aria, ascoltare il ruscello, mandare affanculo il gatto Ceppicone, fumare una sigaretta ecc. e calzare delle calosce o delle scarpacce adatte al terreno nel periodo invernale.
No, troppo troppo complicato per me, oltretutto aggiungerebbe l'ulteriore problema logistico del "dove cazzo le lascio poi?".
Potrei andare avanti all'infinito con queste sciocchezze ma la smetterò subito perchè il tavolo adesso è in ordine. Non racconterò il motivo di questo avvenimento perché non lo conosco, so solo che è successo e che quindi qualcosa dentro di me si è destato e ha sfanculato quel casino.
Sì, ma adesso?
Come le rughe sul mio volto, che sono apparse lentamente e impercettibilmente ma, alla fine, sono diventate evidenti, so che le cose pian piano inizieranno di nuovo a tornare sul tavolo, come antichi amanti in cerca di un ripasso dell'identità del loro amore perduto, come gatti in cerca del luogo più comodo, come tradizioni inutili ma stupidamente reiterate, come impronte sulla sabbia in attesa di un'onda che le cancelli.
Eccoci!
Cosa cancella gli affetti e i vissuti? E sono davvero cancellabili? Pare di sì.
C'è chi parla di rimozione, come fossero auto in divieto di sosta, ma c'è anche chi ha parlato di sparizione. La prima è una questione spaziale, troppo sciocca e superficiale per essere applicata alla mente umana. La seconda è temporale, prima c'è una cosa e poi non c'è più e, viceversa, prima una cosa non c'era e poi c'è.
La conoscenza delle dinamiche psichiche può illuminarci sul concetto di
creatività.
Spariscono la farina e l'acqua e compare il pane, sparisce il seme e compare l'albero, sparisce l'albero e compare un tavolo.
Sparisce la bambina e compare la donna.
Sparisce la stupidità violenta e compaiono le persone libere e sane.
Spariscono le persone libere e sane e il mondo si riempie di stupidi e violenti.
Qualcuno potrebbe invocare la dialettica, ma con un cretino e con un violento non esiste possibilità dialettica.
Dal mio tavolo sono scomparse un sacco di cose, ma non tutte sono sparite, la maggior parte le ho solo dimenticate. Quelle che sono sparite non potranno mai più tornare, a meno che qualcuno non sia così creativo da farmele reinventare.

8 commenti:

José María Souza Costa ha detto...
Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
amanda ha detto...

vorrei presentarti i miei di tavoli

Grazia ha detto...

Io ho trovato un buon metodo: quando sono in Italia accumulo tutto sul tavolo da pranzo. L'ordine lascia a desiderare, ma la dieta di sicuro ne guadagna :-)

Zio Scriba ha detto...

Nella prima parte mi ci sono ritrovato: ho sempre considerato il disordine, soprattutto quello in cui riesci a ritrovare (quasi) tutto, come una forma di intelligenza, e ho sempre diffidato degli "ordinatini".
Però a volte esagero: ho quattro scrivanie, ma se mi serve spazio per aprire un dizionario non so dove reperirlo, e non credo che riuscirei ad avere un piano di lavoro libero neppure se le scrivanie fossero otto... :)
Quanto alla seconda parte: credo che niente sparisca, mai. Tranne forse l'intelligenza dal mondo, che è in serio, molto serio pericolo...

ruhevoll ha detto...

@josè, usare un traduttore migliore è altamente consigliato.

@Amanda, potremmo farli incontrare (i nostri tavoli), ma sicuramente saranno sempre pieni zeppi di impegni...
:)))

@Grazia, ma poi mica ti mangerai un panino in piedi???
:)

@Zio, vedo che in quanto a casino sui tavoli sono in buona compagnia!!!
Per la sparizione dell'intelligenza la penso come te!

Elefanti Tristi & Morbidi ha detto...

succede anche a me...penso che andrò sempre avanti così..disordinare e riordinare quando la mia vita lo richiede.
Morbidi.

Zio Scriba ha detto...

eheh... il commento maltradotto e cassato lassù si vede un po' dappertutto... a me pur essendo spammeggiante ha fatto anche simpatia, per quel punto in cui diceva che il suo blog è "un grullo spazio"... :-))))

ruhevoll ha detto...

@Morbidi, vero che a volte viene in mente Sisifo?
:)))

@Zio, sì era buffissimo e non lo avrei cassato, ma per coincidenza il pc ha fatto le bizze con la connessione dopo quel commento ed allora, da vero inesperto, e per non sapere un tubo di virus e trojan horses, ho pensato bene di toglierlo, hai visto mai...?
:)