domenica 17 marzo 2013

Amanti e chitarre











Ho sempre sentito dire che la chitarra, se te la sogni, è una rappresentazione dell'immagine femminile.
E io che ho fatto? Me ne sono sognate due, che sbruffone. Non avendo, nei fatti, un'amante, ho pensato bene di comperarmi una nuova chitarra, la quarta, se non considero quelle che ho avuto e poi ceduto negli anni passati. Forse sono musicalmente musulmano.
A casa mia le chitarre parlano, in fondo se già lo hanno fatto i cani possono farlo pure le chitarre, che male c'è. Quando un oggetto cade o una voce sfiora certe frequenze, loro vibrano delicatamente, entrano in risonanza. Che carine, sono vive, si emozionano!
Insomma è andata così.
Qualcuno forse ricorderà, ma ne dubito, la storiella della Venere di legno (mi accorgo però che il post sulla Venere di legno non l'avevo pubblicato, provvederò a metterlo di seguito a questo, scemenza più scemenza meno il danno è minimo). Comunque lei è ancora qui, vive con me da più di vent'anni. Il nostro rapporto è stato oscillante, a volte intenso, a volte blando. Negli ultimi anni l'avevo sempre più trascurata, almeno rispetto ai primi momenti amorosi, o forse era stata lei a stufarsi di me e sperava (attendeva?) di passare sotto le dita di un miglior musicista. Sta di fatto che ultimamente, nel prenderla tra le braccia, sentivo la sua leggerezza come fosse la prima volta che la sfioravo, ma le mie dita arrancavano arrugginite e la sensazione di essere un imbranato che ha a che fare con una dea superba quanto spietata mi deprimeva.
Qualche sera fa ho portato a casa la nuova chitarra, aspettandomi una scenata di gelosia dalla Venere, e invece niente.
Dovevo valutare se la nuova arrivata mi sarebbe stata utile per delle nuove sonorità o se addirittura poteva rivelarsi in qualche aspetto superiore alla Venere stessa. Le ho messe accanto e, almeno esteticamente, non c'era storia, la Venere è insuperabile, ha delle curve perfette, un colore unico, è una Venere scura, fa venire in mente il Nigra sum sed formosa del Cantico dei Cantici. Ho quindi preso tra le braccia la nuova venuta e ho iniziato ad arpeggiare vari accordi, lei mi rispondeva con voce equilibrata e abbastanza corretta, ma senza nessun carattere, senza provocare in me nessuna passione particolare, dovevo forzare molto le corde per farle fare un gridolino interessante, ma lei poi finiva spesso per “strappare”. E che cazzo, ma sei di legno?
Ho preso la Venere ed ecco che la mia pancia ha iniziato a fremere, le armonie tornavano, le ottave e le quinte erano corrette, l'orecchio si appagava. Lei ha un suo suono, quello a cui il mio orecchio tende, che non è detto sia perfetto per tutti, ci sono suoni infinitamente più belli (cavolo, mi viene in mente Ezra Pound, ci sono cantori più bravi di te).
E quindi siamo pari, nel senso che anche se la Venere aspettasse musicisti migliori, dovrà sapere in cuor suo che ci sono anche chitarre più belle di lei.
E tutto questo non vuol dire niente.

La Venere di legno

Buonasera, dissi varcando la soglia del negozio mentre lo sguardo già percorreva ansioso tutta quella parata di meraviglie appese, appoggiate, sdraiate o gelosamente custodite, esposte, esibite, mostrate, ostentate. Come di fronte a una folla di forme e profumi i sensi indugiavano a distinguer bene, l'occhio si smarriva, l'olfatto non selezionava, per il tatto era troppo presto, il gusto fuori luogo, ma l'udito...l'udito era impaziente.
Buonasera, disse la padrona.
L'obbligo della buona educazione mi impose di rivolgere un sorriso e una domanda, ma ne avrei fatto volentieri a meno. Quanti ostacoli, quanti convenevoli, quanto tempo vien sprecato per l'ovvio. Sembra che una frigida perversione ci abbia imposto di occultare l'immediatezza, rallentando tutto in una forma algida e fuorviante, per distogliere l'attenzione dalla nudità, considerata oscena, del nostro volto chiaro e manifesto, passaporto inequivocabile della nostra intelligenza, permettendo così alle parole di mascherare inutilmente il colpo d'occhio che investe l'uno e l'altra in un baleno. Transitori d'attacco, così si chiamano quelle porzioni in microsecondi all'inizio di un suono. Contengono tutte le informazioni d'identificazione dello strumento che l'ha emesso, togli quelle e non distingui più un fagotto da un pianoforte. Tutto in un tempo incredibilmente breve. Secondo me avviene così anche tra le persone.
Desidero vedere una Ramirez, chiesi spostando velocemente e impercettibilmente lo sguardo fra gli occhi e la bocca di quella donna.
Sì, ne abbiamo due, gliele mostro.
Ne abbiamo? Ma quanti siete, vedo solo lei in questo negozio, mica userà il plurale maiestatis, pensai ridendo fra me, forse vuol dirmi che fa parte di uno staff, bugiarda, è la padrona, i suoi dipendenti, che non ci sono adesso, sono dei subordinati, no, questo lo chiamerei plurale d'importanza malcelata, nel senso che finge la modestia ma fa sdoganare il vanto. Oppure, più semplicemente, si aggrappa a quel plurale per difesa della sua solitudine in quel momento, davanti a uno sconosciuto...che però le ha chiesto una Ramirez, cazzo!
Andò, io la seguii. Mentre tutte le altre mi osservavano passare, occhieggianti, ammiccanti, un po' puttane, chissà quante mani vi avranno sfiorate, insozzate, stuprate, scordate. Chissà cosa si dicevano, mi sembrava di essere in un bordello. Ecco un nuovo cliente, sussurravano, chissà chi sarà la fortunata, diceva una, o la sventurata, risuonava un'altra. Guardagli la mano destra, ha le unghie... e un coro di bisbiglii sconfortati pervase un'ala del negozio. Bene, disse una, vien da noi di sicuro, ragazze per voi non c'è storia, cantò strafottente alle altre che si erano lamentate.
La padrona aprì una teca d'angolo, non in evidenza ma ben pulita e illuminata. Mentre girava la chiave pensai a Porzia e ai suoi tre scrigni, di chitarre ce n'erano tre. Ma non aveva detto due? Chi era la terza? La curiosità frantumò in un attimo le mie certezze, ma in un lampo tornò in mio aiuto il nome altisonante delle due: Ramirez. Statuarie, nobili, sprezzanti. Atreiu sotto al varco dell'Oracolo del sud fu l'impressione. Ma l'occhio già spingeva verso l'altra, la sconosciuta. Tormenti che vi auguro di non provare. Smarrito già all'istante e poi da che? Un mondo mi passò infinitamente, un me bambino in quella strada, coi soldi in mano davanti alla vetrina, tanti anni fa. Deciso, quella volta, non ce n'è altre. Quella voglio, ecco qui il denaro.
Adesso sono ricco e titubante.
Presi la seconda, la prima era da studio, non fa per me, sono ignorante. Con calma lieve l'appoggiai alla gamba e già ne valutavo il peso con l'odore. Toccai la sesta e dopo tutte le altre cinque, breve ritocco dell'accordatura, poi un attimo sospeso ad intuire cosa mi chiedeva che dovessi fare. Un mi, va bene, un sol, fatto, un si, eccolo. Ottima, equilibrata, pronta, senza mezzi suoni. Ancora, sol,re,fa,mi. Bene, risponde, mi segue, vuole andare, è una spagnola, proviamo con Asturias. Le dita non subito pronte, così a freddo, tradirono Albeniz al primo barrè, ma la cosa non importa, stavo provandola, non stavo registrando. Mi fermai e osservai la padrona, che sorridente appariva inorgoglita, di cosa poi non capivo, ma le sorrisi anch'io. Imbarazzato dalla sua presenza guardona continuai in un arpeggio improvvisato. Mi dava fastidio quella donna. Perchè non ci lasciava soli? Sembrava una madre nera che agguinzaglia la figliola. Ma intanto l'occhio mio divenne Margherita, che tra le braccia dell'amante già ammicca al nuovo. Posso vedere la terza?
A te che leggi non saprò mai dire, cosa successe dopo non ha parole, un brivido montava nella mano che sollevò quella Venere di legno antico, leggera, in modo inaudito, sembrò adagiarsi fra le mie braccia con riservato ardore, tremava lei o tremavo io? Il fiato corto e l'emozione fecero sparire quella megera impiantonata. Non c'era più, non c'era più nessuno, sparito il mondo. Non chiesi, e come potevo, le note da suonare, con quella grazia o sei te stesso o lascia stare. Ti guarda in faccia, ti preme contro il cuore, s'insinua fra le gambe, aspetta la tua passione. Tu temi quelle altezze, potresti incespicare, ti gira la testa non sai più dove andare. Respiri, calmo, ti lasci un po' andare, ascolti, ascolti bene.
Feci una cosa insolita, portai la sesta in re, poi non so dirvi altro, sarebbe qui impossibile.
Potrei allungare sconsideratamente questo racconto con giravolte e fulmini, ponti celesti o gole inabissate. A volte l'onestà è un obbligo, ed io mi fermo a questo punto, quasi fosse una corona al termine di una partitura, sulla soglia della musica, per rispetto a lei ed anche a voi.
Adesso è qui accanto a me, regala alla mia casa il suo profumo, ma quando la tocco le parole si trasformano e mi dispiace di non potervele far sentire.

9 commenti:

giacy.nta ha detto...

Ormai sei poligamo, fattene una ragione; anche se è la Venere a darti l'emozione che vuoi, che ti piace provare, non è detto che la bionda non possa aprirti altri mondi:)

amanda ha detto...

Perchè la Venere dovrebbe sdegnarsi per l'arrivo di una giovanetta corretta e senza carattere. E' una regina concede e sa aspettare, le passioncelle scemano, gli amori restano

ruhevoll ha detto...

@Giacynta, hai ragione, infatti è il motivo per cui l'ho comperata. Mi ha già suggerito nuovi colori... e io me li prendo!

@Amanda, non so perché ma tu devi avere qualcosa in comune con la Venere, ne riconosci la classe e la profondità.
:)

Grazia ha detto...

Sono fortunate le musicali amanti che entrano nel tuo harem: ognuna ha le giuste attenzioni, ma come in tutti gli harem che si rispettano una sola, la Venere, è e sarà la favorita.

Alea ha detto...

Questo doppio post dovrebbe essere vietati ai minori.
(sensualità, troppa)
:)

ruhevoll ha detto...

@Grazia, gli harem sono impegnativi!
:)

@Alea, che fai sfotti?
:)))

amanda ha detto...

mi incarto il complimento per i momenti di disistima :)

Zio Scriba ha detto...

azz... io non solo non le sogno, ma non le ho mai sapute suonare... che invidia, per i bravi musicisti come te... :D

ruhevoll ha detto...

@Amanda, non li mettere in frigo però!
:)

@Zio, tu usi altre tastiere e lo fai molto ma moooolto meglio di quanto io riesca a fare con le mie!!!!