martedì 28 giugno 2011

Cercasi Prometei Scatenati (ho aggiunto una nota esplicativa)



E pensare che avrei preferito ascoltare della buona musica. Invece mi tocca rompermi i coglioni per difendere quell'idea di libertà e giustizia sociale che vedo perennemente assediata dai servi e dai sicari del potere economico-religioso.
Ma che palle!
Ormai lo sappiamo bene che questo stillicidio è iniziato nel preciso momento in cui l'essere umano ha avuto cinque minuti di tempo per pensare a se stesso ed al suo muoversi nel mondo. E mentre lo scrivo non posso non pensare a Ende ed alla Storia infinita, quando contemporaneamente al movimento creativo del protagonista fa iniziare il movimento del suo antagonista, Gmork, la bestia che tutto nega e distrugge (per parafrasare Goethe).
Il nostro perenne tentativo di costruire un mondo migliore viene sistematicamente ostacolato da dogmi e ideologie fasulle, che penetrano nella cultura come un veleno nel latte che succhiamo fin da bambini, facendo ammalare non certo il nostro corpo quanto il nostro pensiero.
Quei cinque minuti che ci conquistammo per pensare divennero immediatamente un nemico per chi, psicoticamente, temeva la libertà e la ricerca vedendo delirantemente in esse la disgregazione ed il caos. Divenne chiaro il monito di Prometeo, e lo divenne nel momento stesso in cui gli esseri umani non seppero spiegarsi da dove nasceva quella loro capacità di "immaginare" e di "pensare" e credettero che fosse un soffio divino, credettero che fossero idee innate, credettero di essere ancora animali, credettero e... smisero di pensare.
Fu così che si consegnarono (complici) nelle mani dei sacerdoti e dei gestori di quel potere che avrebbe reso tutti schiavi: la ragione che va a braccetto con la fede.
Ed ecco apparire leggi e false realtà, quasi fossero espressione della volontà di un Dio cattivo: la legge di mercato, la crescita economica fine a se stessa, la produzione per i falsi bisogni, lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo, la beneficienza come rassegnazione all'ineluttabilità di un mondo-sistema fondato sulla volontà divina e sul castigo divino, la negazione e l'annullamento della donna e con essa, per estensione, del desiderio e della diversità sessuale, giungendo ad imporre come sovrana l'omosessualità* della ragione che riconosce soltanto se stessa.
Uccisero i sogni, uccisero le immagini, esclusi giocoforza dal contesto razionale. Per fortuna ne presero le difese gli artisti, ne fecero un'identità. Ma nacque la cretinissima idea che l'artista dovesse essere pazzo, perchè la ragione è stupida e non sa come stanno davvero le cose: un pazzo non è mai creativo, un folle sì. Ah, le parole.
E così anche nel mondo dell'arte si produssero gli stessi inganni e le stesse negazioni che appesantivano la ricerca della verità con la v minuscola, minuscola come omaggio al Saramago de Le intermittenze della morte ed a quello che cercò di raccontarci, ossia che la morte si scrive minuscolo perchè non va idealizzata, ce l'abbiamo sotto gli occhi ogni giorno, è un fatto comune, naturale e quando arriva qualcuno smette di pensare e di esistere, ma gli altri continuano a pensare e ad esistere. 
E dopo quei cinque minuti che l'uomo si ritagliò per pensare a se stesso dovette poi impiegare tutta la sua vita per difenderli. 
Soprattutto dai falsi pensieri e dalle lettere maiuscole, come la sostantivizzazione dell'aggettivo unbewusst (inconscio) in Das Unbewusste (L'Inconoscibile).


* Devo spiegare perchè talvolta uso questo termine, non è assolutamente omofobia (non mi appartiene), è semplicemente la constatazione che la ragione prende rapporto e riconosce solamente se stessa nell'altro, mentre tutto ciò che non è se stessa  lo etichetta come ir-razionale, negando ad esso ogni intelligibilità. Per la ragione il diverso da sè è caos o animalità, poichè la ragione non è in grado di rapportarsi al mondo onirico o a quello degli affetti, se lo fa razionalizza tutto riducendolo a funzione per l'utile e la procreazione, negando e distruggendo i sogni, la fantasia e la poesia umana. In altri termini la ragione nega o annulla tutto ciò che non è ragione per l'impossibilità a rapportarsi con ciò che è diverso.

lunedì 27 giugno 2011

considerazioni sconsiderate

Parlavo dei muri pochi post addietro ed in questo ho visto una sorta di cartina dell'Italia che mi sembra ben rappresentare la reale situazione del paese. (mi astengo dal commentare quella croce fatta di tubi, chi mi conosce sa già come la interpreto)
C'è sempre chi sta peggio e gli aquilani sono fra quelli.
Ne usciranno, ce la faranno,



ma non sarà grazie alla protezione civile o ai costruttori che si fregano le mani per i buoni affari. Sarà per il fatto che i cani sciolti si rimboccano le maniche che non hanno, attraversano diligenti sulle strisce e usufruiscono delle fontane pubbliche che una civiltà in ginocchio ha lasciato a loro disposizione e ne fanno un buon uso, amichevole e comune.

 L'albergo Italia è generosamente decadente, la tv non se ne può occupare ancora per non svilire ulteriormente l'immagine del Bel Paese.

Le casette tanto celebrate dal berlusconismo hanno l'aspetto di giganteschi containers, esteticamente orribili anche se sismicamente sicuri (mi rifiuto di pubblicarne le foto, sembrano dei lager!). Chissà perchè i progettisti non hanno voluto tentare una forma migliore, forse nelle loro teste è assente o inconcepibile un'immagine di varietà nell'umana bellezza.
Per fortuna ci restano le scene naturali, ma pare che anche quelle siano a rischio e vedo eruzioni minacciose nel cielo.

martedì 21 giugno 2011

Estate



Ignoro il Natale e le feste cristiane, ma celebro volentieri i solstizi e gli equinozi.
Oggi è il culmine, l'apice, l'orgasmo della luce. Questo è il giorno più bello dell'anno. Amo l'estate, col suo splendore accecante e le sue notti calde e sensuali. Ancora l'erba è rigogliosamente verde e stendermi o rotolarmi sopra un prato è lussuria allo stato puro. Lasciare gli occhi perdersi nel cielo e vederci di tutto. Cenare all'aperto al lume di candela, sussurrare nella penombra e scolarsi vinelli freschi o birre weiss fatte in casa ed aromatizzate col miele di castagno è semplicemente la felicità.
Vorrei per una volta avere il dono dell'ubiquità ed essere contemporaneamente sdraiato in cima al Pratomagno e sulla spiaggia della Feniglia, vorrei essere nell'altro emisfero per poter vedere Omega Centauri da un'isolotto polinesiano ed ascoltare i suoni notturni nella foresta amazzonica. Ignorare cultura e parole, concetti e fandonie, per sentire solo con la pelle.
Ieri sera ero in un luogo ameno, in un grande prato a guardar le stelle con un binocolo. Non c'era nessuno, possibile che la gente non sappia godersi queste semplici meraviglie? Guarda, le dicevo, quello è il Cigno e quella è Albireo, una stupenda stella doppia, e poi ecco lassù verso nord, Cassiopeia che si affaccia sul mondo, qui sopra c'è l'Hercules, se guardi accanto a quella stella vedi un chiarore lattiginoso, è M13 il più bel globular del nostro emisfero.
Profumi d'erba, di cielo e di donna.
I grilli ci andavano giù pesanti mentre bestemmiavo contro questo schifosissimo inquinamento luminoso. Cazzo, da Firenze non si vede più la via lattea, perduta, sparita, spenta dai centri commerciali che annebbiano i cervelli e le domeniche dei cretini, oscurata dalle luci dei viali che al posto degli alberi hanno squallidi lampioni a tutela di una sicurezza inesistente ma sempre invocata in ogni campagna elettorale a favore dei fantasmi e di chi ha ancora paura del lupo cattivo. Chi ha paura del buio si chiuda in casa come nel medioevo e non rompa i coglioni, al più consulti un buon psichiatra!
L'estate è come l'oro rosso che fugge tra le dita, l'estate è una clessidra iridescente che mi consuma.
L'inverno fra le tue braccia semplicemente non esiste.

giovedì 16 giugno 2011

Muro



A volte s'incontrano dei muri.


E' interessante osservarli attentamente, valutarne la consistenza, soppesare la possibilità che possano accogliere piccoli semi di parietarie, oppure che siano rifugio di ragni e lucertole. Un muro poi non è detto che sia sempre e solo un ostacolo, talvolta offre riparo dal vento e se ben posizionato anche dal sole o quantomeno un appoggio per la schiena. C'è chi lo usa per piangere, chi per sbatterci la testa con rabbia o disperazione, c'è chi se ne serve per affiggere manifesti, chi per dipingere e chi per scriverci il nome di una persona amata. A qualcuno serve per riposare gli occhi mentre pensa, oppure addirittura c'è chi ci parla, ad altri serve per appoggiarci una mano nell'apparente e buffa sensazione di sorreggere il muro stesso, che paziente accondiscende. Poi c'è chi è curioso di sapere cosa ci sia dall'altra parte e tenta di scavalcarlo o di superarlo in altezza facendo dei salti ed allungando il collo, insomma un muro può essere anche un utile strumento per fare ginnastica o sport e c'è infatti chi lo usa per tirarci pallonate, per giocare a tennis da solo o a squash, ci si può fare anche free climbing. Un muro è anche la sede per piccoli giochi, come a chi riesce ad avvicinarci il più possibile monetine o figurine. Non è poi escluso un interessante ed appassionato uso sessuale, non certo col muro ma come sostegno ad amplessi focosi e non procrastinabili.
Dopo aver considerato tutto questo ed avendo la piena consapevolezza di aver tralasciato un'infinità di altri usi e interpretazioni del muro, c'è chi lo vede come un quadro da comporre con la propria capacità di immaginare ed io mi sento fra quelli.


domenica 12 giugno 2011

Decrescita



Spesso sento in giro persone che attendono la ripresa economica come se aspettassero l'arrivo di Babbo Natale. Queste persone hanno indubbiamente un po' di confusione in testa perchè sanno che il nostro sistema lega la ripresa economica ai consumi, ma non vogliono rendersi conto che i consumi, per la maggior parte, sono sprechi inutili. Comprarsi, ad esempio, un telefonino di nuova generazione con l'ennesima opzione demenziale quando quello vecchio funzionava ancora egregiamente è la dimostrazione che il "mercato" inventa continuamente nuovi falsi bisogni. Comprare una macchina enorme, dai consumi altissimi e poco parcheggiabile è un altro esempio lampante di demenza sociale scambiata per status simbol. Spendere cifre da capogiro per un paio di jeans "griffati" da esibire come emblema della propria raffinatezza e ricchezza è la vetta massima a cui può giungere la stupidità umana con le sue simbologie, sapendo che i jeans costano tutti all'origine più o meno la stessa cifra, ovvero pochi euro.
Evidentemente il vero protagonista di tutto è il denaro ma ancora di più lo è il valore "sostitutivo" che gli viene attribuito.
Diceva Shakespeare, Chi è povero e contento è ricco e ricco assai. Togliamoci dalla testa il pericoloso nesso con la cazzata cristiana "poveri-regno dei cieli" e renderemo giustizia alla frase di William, altrimenti non saremo in grado di cogliere il senso profondo di quell'ossimoro, perchè Shakespeare usa la parola povero attribuendole un significato nobile di presa di distanza dai falsi bisogni e dalle verità effimere. Io ci leggo che la vera ricchezza è la qualità dei rapporti umani.
Ma noi viviamo in un sistema economico-culturale che annulla quei rapporti e li sostituisce con rapporti di potere. Dal matrimonio come contratto d'affari fino alle amicizie come alleanze d'affari. I rapporti veri e la loro qualità restano un fatto privato non quantificabile in moneta e quindi non "servono" a niente dal punto di vista economico.
E' giunto il momento di ribaltare aristocraticamente il senso della parola povero e disancorarlo dal denaro. Chi ha scelto consapevolmente di non consumare beni inutili o di non sprecare inutilmente risorse comuni è un ricco. Chi sa vivere con l'indispensabile ed ha scelto come valore di base lo scambio continuo di pensieri, idee ed affetti è ricchissimo.
Chi identifica la parola decrescita con la parola povertà è solo uno stolto che aspetta il regno dei cieli ma costruisce un inferno sulla terra.

giovedì 9 giugno 2011

si



Ed ecco la rappresentazione grafica del si nelle quattro chiavi principali.
Nella scala "modello" (quella di do) il si è la settima nota, detta anche sensibile.
Trovo molto piacevole questa definizione e penso che solo le persone insensibili non andranno a votare o, se ci andranno, che possano votare no.
Nel sistema tonale la sensibile ha una tendenza "irresistibile" a risolvere sulla tonica, per cui è estremamente appagante, piacevole e naturale sentir dire sì, do il mio voto!
Chi non va a votare non conosce la musica!
E non capisce un cazzo!

martedì 7 giugno 2011

Mille torbidi pensieri mi s'aggiran per la testa...(Leporello)



Lottare contro i fascismi manifesti è abbastanza semplice, anche se logorante. Lottare contro strumentalizzazioni di movimenti camuffati da onlus e roba simile od opporsi a false buone azioni che celano intenti di rastrellamento di denaro o di consensi da convogliare in canali sotterranei è più difficile.
Mi sentivo stupidamente intelligente quando, in passato, votavo con fiducia a sinistra pensando che il primo nemico da sconfiggere era la destra. Poi, crescendo in un cinismo privo di compiacimento, ho dovuto fare le pulci a quella sinistra che via via si annacquava di cristiano buonismo per finire addirittura fuori dal parlamento e lasciare il posto alla sua controfigura cattolica.
Una sinistra che non c'è più perchè devitalizzata dal suo interno, demotivata nella ricerca della propria identità, smarrita nell'indecoroso asservimento ai poteri forti, non ultimo quello di certe chiese e non solo della Chiesa. Uno dei tanti esempi, anche se ormai arcinoto, è quello di un sindaco PD che nel retrobottega intreccia accordi con Arcore o favorisce "massonicamente" gli interessi dei ciellini a cui appartiene. Ma questo fa parte della normale schifezza del nostro modo dissociato di eleggere le persone. Per cui sarà sempre assai facile per qualunque politico mostrare un volto e lavorare con un altro.
Ed è per questo che tanti di noi sono diventati dei "segugi" dell'informazione, nel tentativo di non essere sommersi dalle balle quotidiane che spacciano per notizie. Cerchiamo di essere dei figli di puttana che non credono a niente ma al tempo stesso rischiamo di credere a tutto, perchè c'è una tale selva di notizie contraddittorie che a volte diventa difficilissimo scoprire come stanno davvero le cose e ci lasciamo guidare dalla fiducia e dalla speranza, coniugandole in un idealismo talvolta pericoloso e suicida perchè privo di sufficiente conoscenza.
Siccome mi rompo le palle da solo nel fare questi ragionamenti vorrei tornare ad essere quello che mi sento di essere da molto tempo: un cane, randagio, forse sciolto forse no. Forse sì se penso alle migliaia di promesse fasulle che leggo in giro, forse no se seguo coerentemente la mia ricerca che si occupa di vedere oltre la mera prassi per cercare ciò che le sta dietro. Perchè a me interessa pochissimo il comportamento manifesto dettato dalla razionalità se dietro di essa c'è sporcizia, poichè la lucidità del comportamento troppo spesso è solo un tappeto sotto cui nascondere realtà inconfessabili.
Non raccontate le vostre buone azioni, non parlate mai più di assistenza, io preferisco ed accetto la frustrazione quando questa parola ha un suo senso rivoluzionario di rifiuto della debolezza nei deboli e non di condanna dei deboli ad essere tali. Accettare le umane debolezze e farle simbolo di un'umanità da assistere è la trappola mortale in cui la cultura cristiana ha imbrigliato la sinistra per farla girare su se stessa all'infinito. Mi sono sempre domandato "quale" sinistra è falsa, sicuramente quella scaturita dal crollo del muro di Berlino col baciamano di Gorbaciov al Papa, ma forse anche quella che ha sempre confuso e pasticciato coi concetti di diversità e di uguaglianza.
Cercasi cani randagi, ma con uno straccio di identità!

L'acqua nel bosco

  Ho ritagliato più parti di una sola foto ed ho scoperto un sacco di immagini nascoste.
  Appaiono forse solo alla mia fantasia e altri ci vedranno quel che vorranno,

ma a me è piaciuta tanto una frase che mi ha mandato un'amica: "Il poeta sei tu che leggi",
per cui ho pensato che la frase si poteva estendere a tutto ciò che osserviamo o ascoltiamo.
...e visto che l'acqua è un tema fondamentale, soprattutto in questa settimana, ho pensato che versarne un po' nel mio blogghino avrebbe rinfrescato le idee a chi passa di qui per caso o per sbaglio.
(se cliccate sulle foto le vedrete un po' meglio.)

venerdì 3 giugno 2011

e mi manca anche un titolo...



Scrivere le note su un pentagramma non è come scrivere una frase su un foglio, la scrittura delle parole è molto più definita della scrittura musicale. Ma quando mancano le parole si cerca la musica per esprimere tutto quello che le parole non riescono a dire.
La poesia forse sta in mezzo, ma ho sempre pensato, da non poeta, che essa può essere arabesco inutile e seducente come certa musica quando gioca solo con se stessa.
E quindi, talvolta, abbasso la testa e resto muto se non trovo nè parole nè musica capaci di dire quello che vorrei.
Eppure qualcuno, a volte, mi sente lo stesso e questa è la fortuna più grande nella mia vita.

Qui c'è la poesia
che non ho scritto
qui distendo i versi
che non so comporre
qui metto le note
che non so trovare
qui dipano la melodia
che non so cantare.
Per cui questo silenzio
è libero e colmo
di tutto l'amore
che posso immaginare.


Il tuo volto è apparso,
sorridente nella notte,
attraverso una nuvola
di tempo sospeso
fra i mille ieri
e questo adesso,
lasciandomi gli occhi
di te incantati.


L'ho amato subito
quel tuo sorriso offerto
come l'immagine
di una fiducia antica.
Mi sfugge tra le dita
eppure l'accarezzo
e lo respiro a fondo
e me lo porto dentro.
Ora non so che fare,
e graffio questo foglio
per scrivere quel tutto
di cui non so mai niente.