giovedì 31 maggio 2012

discanto in bicicletta



A dire il vero stavo googlando in cerca di qualche notizia in più su Walter Odington, un importantissimo musicista del XIV secolo che introdusse l'intervallo di terza come consonanza. Credo che tutto derivasse dal discanto per terze in uso nella musica popolare inglese, una vera meraviglia. Ne parlai anche altrove, perchè a me l'intervallo di terza, soprattutto minore, mi piace abbestia, ci composi pure un piccolo saggio alla scuola di musica di Fiesole.
Però googlando si trovano connubi veramente strani ed io mi sono imbattuto in un video per ciclisti (ce n'è più d'uno). Toh, mi son detto, questo lo pubblico per mandare un saluto. In gergo li chiamavamo segnali ed era divertente, anche se, a dire il vero, il "segnale" era di solito una parola o una frase, non un video. Poi, non so perchè, mi è tornata in mente una filastrocca dei tempi delle medie, inventata durante una incomprensibile lezione di matematica. Esprime il senso di smarrimento di fronte a quei numeri ed a quei segni strani che la prof. scriveva sulla lavagna. L'ho appena modificata, appena appena, ma così mi torna a pennello.
3per8 un franco e venti, il 3 nel due un c'è mai stato, una serpe in ginocchioni e una volpe in bicicletta.
No, non sto dando i numeri, cerco soltanto di esprimere l'inesprimibile, fidatevi.

martedì 22 maggio 2012

Ceppicone e i problemi del PILu


Interessantissima iniziativa (Leggi qui) quella di sostituire al P.I.L. (prodotto interno lordo) il F.I.L. (felicità interna lorda).
Ultimamente osservo le discussioni sullo spread, sulla crescita economica, sul debito pubblico e sull'andamento dei mercati finanziari da un'angolazione assai diversa da quella dei comuni media. Da tempo considero il denaro una falsità in circolazione, da tempo so che il debito pubblico è uno schifoso inganno che imprigiona i governi in un sistema creato ad arte dalle banche per spremere a dovere i cittadini-sudditi. Ma sarà un boomerang o forse, purtroppo, una bomba ad orologeria che travolgerà economicamente (come già accade) vittime innocenti.
Ho anche già scritto da qualche parte che chi invoca la "legge di mercato" è paragonabile ad un prete che invoca la legge divina e che la crescita deve rapportarsi ad un mondo finito e rispettarlo.
Ma prima di tutto occorre un nuovo umanesimo.
Pare che pochi se ne rendano conto e continuano ad accettare il sistema pensando che non ci sia alternativa.
Si sbagliano per carenza di conoscenze o per pigrizia mentale.
Compaiono progetti parzialmente condivisibili (tipo il Venus di Zeitgeist) ma gratta gratta mi accorgo che il vero problema non riescono a sviscerarlo, facendo lo stesso errore che fece Marx (che mi perdoni), pensando che basti liberare gli esseri umani dalla schiavitù del lavoro e del denaro per renderli felici (come dire che esiste solo la realtà materiale). Di certo staranno meglio, non lo nego, ma la realizzazione umana passa attraverso un lavoro di ricerca e di approfondimento che non può limitarsi alle condizioni materiali, occorre capire come funziona la mente umana, altrimenti buttiamo fuori dalla porta un problema per vederlo rientrare dalla finestra, magari accompagnato dal prete di turno.
L'essere umano NON funziona come vogliono i mercati e le banche, tantomeno come vogliono le religioni e le Chiese. Al più può essere ad essi sottomesso. 
Siccome però non ho voglia di scrivere qualcosa su un argomento che altri trattano assai meglio di me, e non intendo insegnare niente a nessuno, voglio dedicare questo post a Ceppicone (che come ho detto altrove per fargli il cappello ci vuole un ombrellone) per dare un mio modestissimo contributo al F.I.L.
Fra noi due c'è una cordiale antipatia, ma in segno di lealtà pubblico due foto che lo ritraggono.


Qui è indeciso sulla strategia da intraprendere per riuscire a scoparsi Mota che però non gliela vuole dare, non c'è storia, è brutto, prepotente e stupido. Ma lui non si rassegna, penso si sia convinto che la persevaranza prima o poi paghi, o forse spera che lei gliela conceda per pietà o per sfinimento (che illuso). Ma Mota è irremovibile, decisa e sicura, evidentemente ha un'immagine interna di gatto maschio alla quale Ceppicone proprio non corrisponde.

Lo vediamo mentre rasenta svelto il muretto del ruscello, pur sapendo che m'incazzo come una biscia se lo pesco a rompere le scatole a Mota, che in questi ultimi tempi si è fatta davvero una bella signorina.
Certo che se lei si decidesse a darla a qualcuno le cose andrebbero a posto da sole, ché qui i pretendenti iniziano ad affollare un po' troppo il mio giardino e oltretutto Mota non è nemmeno mia, fra lei e me c'è solamente una certa affinità elettiva, mi cerca, si strofina, fa le fusa, entra in casa, si accomoda sulla poltrona, mi segue ovunque, dio bono, mica mi starà facendo la corte?
E se lei fosse vittima di un sortilegio? Se sotto il suo aspetto di gatta si celasse una fanciulla? E che dire se invece il sortilegio lo avessi subito io e dietro il mio aspetto di uomo si celasse quello di un gatto? In effetti vado matto per il pesce, adoro il caldo e le comodità, all'occorrenza so anche essere ruffiano. Ho perduto un po' di agilità, questo è vero, ma è colpa degli anni e della vita sedentaria, questa estate mi rimetterò in sesto nuotando e facendo delle belle camminate, lo prometto alle lonzine che a mo' di salvagente si affacciano indecorosamente sopra la cintura dei pantaloni (chissà poi perchè solo lì).
Spero soltanto che, dovendo ritornare gatto, non abbia ad assumere l'aspetto di Ceppicone, sarebbe una vera sfiga.
Intanto ho pensato di correggere il nome di Mota (ora è pulita ma quando arrivò era coperta di fango) scrivendolo Motha, che è il nome indiano di un'erba per uso officinale (Cyperus rotundus), ma in realtà lo scrivo così perchè rende meglio la pronuncia fiorentina di mota, ché le t le strascichiamo come le penne nel sugo.
Ceppicone invece è incorreggibile e resta Ceppicone.
Le banche anche (ma cosa c'è l'eco?).

lunedì 14 maggio 2012

Paint it Black




Domenica ero sotto al mio nuovo pergolato e stavo dipingendo con una vernice protettiva la struttura del tavolo, ricavata da cinque formelle in ferro lavorato che componevano la vecchia e arrugginita porta della mia casa che, come ho detto altrove, una volta era una piccolissima chiesina. Verniciare è abbastanza noioso ma lascia la mente libera ed io ascoltavo radio3, che di solito è l'unica radio ascoltabile, sperando di sentire qualcosa di decente. Purtroppo trasmettevano "Uomini e profeti", un programma sulla Bibbia, che mi sono sorbito perché non sapevo dove appoggiare il pennello gocciolante per andare a spegnere la radio. Parlavano di un non so quale Vangelo e l'intervistato, un esperto teologo, ad un certo punto ha detto che a quei tempi c'erano manifestazioni di "posseduti" che oggi non esiteremmo a chiamare persone disturbate. Strano che non si sia posto la domanda se anche il protagonista dei Vangeli (ammesso che sia esistito) non lo sia stato. Ma la cosa interessantissima, alla luce del mio precedente post, è che il teologo diceva che a quei tempi (solo?) credevano che il male fosse opera del Demonio, mentre oggi sappiamo che quelle persone verrebbero "curate" da uno psichiatra. Però, in questo discorso apparentemente sano, ha detto che le malattie sono comunque una emanazione del Demonio, ossia, dobbiamo dedurre, che non esistono le malattie ma esiste il Male con la M maiuscola.
Io un discorso più schizofrenogeno di questo non l'ho mai sentito.
Vabbè, almeno la verniciatura stava venendo bene ed ero quasi al termine del mio lavoro quando finalmente è finita anche la trasmissione.
Cosa trasmetteranno adesso mi sono chiesto?
Ah bene, il giornale radio.
Prima notizia: il Papa è ad Arezzo ed il Primo Ministro Monti a riceverlo.
Volevo pulire il pennello sulla radio e dipingerla di nero ferro, pensando al titolo di una vecchia canzone dei Rolling Stones: Paint it black!

mercoledì 9 maggio 2012

Astianatte, riflessioni di nicchia




Il suo vero nome non lo conosco ma ricordo che tutti lo chiamavano Astianatte e sembrava un ragazzo normale. A quei tempi io avevo tredici anni, lui forse due o tre più di me. Continuai a vederlo in giro per qualche tempo, ma ci conoscevamo solo di vista, niente di più.
Poi non l'ho più incontrato.
Due anni fa l'ho visto passare, carico di tempo e di psicofarmaci, il primo lo ha incanutito, i secondi lo hanno appesantito, nella mole, enorme, e nella tipica andatura a spalle curve e braccia penzoloni, che non oscillano ma restano immobili lungo i fianchi, coi piedi strascicati come quelli di un incallito alcolista, lo sguardo indescrivibile, con quella particolarissima luce che contraddistingue lo schizofrenico.
Non mi ha riconosciuto, troppo imbottito di farmaci per avere una memoria integra, o forse sono invecchiato troppo anche io, ma dopo qualche giorno che lo incontravo lungo il marciapiede ha iniziato a rivolgersi a me amichevolmente. Dapprima se ne uscì dicendo: Toh, guarda un pochino, c'è Davide Riondino! Evidentemente ravvisava in me una qualche somiglianza con l'attore toscano. Poi, nei giorni successivi e visto che non mi offendevo, iniziò a fare qualche battuta sulla politica, cercando in me uno spettatore per le sue stravaganti performance, tutte scene riprese da qualche vecchio film tipo Berlinguer ti voglio bene o roba simile. Talvolta lo incontro sul lungarno e rischio di investirlo perchè d'un tratto lui scende dal marciapiede e si fa incontro alle auto facendo ironicamente (?) il saluto fascista. Bisogna stare attenti perchè sono raptus improvvisi, una volta vidi nello specchietto che l'auto dietro di me manca poco faceva un brutto incidente per scansarlo. Lui poi si calma e riprende la sua andatura.
Quando lo vedo camminare mi ritorna in mente un film piuttosto sconosciuto di Reygadas, Battaglia nel cielo, in cui c'è una perfetta rappresentazione della dinamica che fa emergere la schizofrenia.
Povero Astianatte, o come diavolo si chiama, non so se e quanto sia pericoloso, ma so per certo che ha contribuito alla ricchezza delle case farmaceutiche, che non curano niente, intontiscono e basta. Ormai è troppo vecchio e cronicizzato per ipotizzare una possibilità di cura, ma quando era giovane forse...
Questo post lo scrivo per lui, anche se non lo leggerà mai.
Anni fa fui molto colpito dalle parole di un grande medico, il quale disse che pochissimi avevano veramente tentato la cura della malattia mentale, al massimo c'era stata una generica proposizione di prendersi cura, oppure degli assurdi e folli tentativi di curare una malattia del pensiero come se fosse una malattia d'organo: lobotomizzando.
Perchè per curare la malattia mentale occorre occuparsi del pensiero, della nascita e della storia del pensiero, andando a scoprire quando, come e perchè ha iniziato ad ammalarsi. Perchè non viene mai detto che in realtà il cervello non si ammala mai e ingannano equiparando il malato mentale al cerebropatico o ad un intossicato.
Ma gratta gratta si scopre che dai filosofi agli scienziati tutti credono che il pensiero derivi da un Dio.
Il grande medico si accorse che c'era una malattia molto grave nella nostra stessa cultura, da millenni, e che per curare la malattia mentale non si poteva prescindere dal rifiuto di quella cultura, delle sue credenze, cristianesimo in testa, ma anche dell'illuminismo, che non aveva certo aiutato, e persino del comunismo. La cultura sessantottina poi sposò un'idea di libertà senza freni, in una sacrosanta rivolta contro il perbenismo cattocoatto, ma si dimenticò di approfondire la ricerca sull'identità umana e sul significato della parola libertà e (forse), senza avvedersene (?), finì in un vuoto esistenziale che condusse molte persone alla droga, al terrorismo o alla reinfetazione in un sistema a circuito chiuso.
La pazzia è un modo di essere, dicevano gli esistenzialisti, senza rendersi conto che così dicendo negavano l'esistenza della malattia mentale. La voglia di essere più umani nei confronti dei poveri pazzi fece chiudere i manicomi-lager, ma portò i manicomi nelle famiglie, perchè non era stata trovata nessuna cura per la malattia mentale, l'avevano semplicemente fatta sparire chiamandola disturbo bipolare o genericamente disagio psichico. E la maggior parte dei matti che vennero fatti uscire dai manicomi morì nel giro di pochi anni, chi sotto un'auto, chi sotto ad un treno, chi di stenti o d'inedia. La cultura poi ci mette del suo, dato che da millenni continua a sostenere la menzogna che vuole il Male connaturato all'essere umano. Retaggio cristiano o greco cristiano, perchè per i greci dentro l'uomo c'era l'animale e solo la ragione poteva sconfiggerlo. Ma la ragione non ha mai sconfitto nè curato la malattia mentale, lo ripeto sempre: i nazisti erano razionalissimi.
Dove cercare allora un'idea di sanità primigenia per potersi liberare dai falsi pensieri sull'identità umana e superare la falsa identità della ragione?
E' anche una questione di lotta politica.
Forse era nel giusto quel grande medico, tanto infamato e bistrattato dalla cultura cattofreudiana o postsessantottina che imperversa sui media, quando diceva che occorre scoprire la nascita del pensiero dalla fisiologia umana, occorre comprendere che l'umano ha una peculiarità che gli animali non hanno e che non consiste solo nella ragione ma prima di tutto nella capacità di immaginare, occorre scoprire che l'essere umano nasce sano e che se si ammala è a causa di una noxa esterna, ossia di un altro pensiero malato ed anaffettivo che non lo riconosce come essere umano perchè ha perduto nell'astrattezza la propria umanità.
La nostra cultura continua a vedere il neonato come una tavoletta di cera da plasmare, e lo plasma violentandolo. La nostra cultura non vede la differenza fra un feto ed un neonato negando così la dinamica della nascita.
Forse occorreva anche denunciare la pazzia latente di certi cosiddetti normali, degli obbedienti, delle marionette, dei diligenti e ordinati, degli indifferenti.
Si chiedeva Pessoa: Dove sono i vivi?
Astianatte porta a spasso la sua pazzia lungo i marciapiedi, per lui ormai non c'è più speranza, possiamo solo prenderci cura di lui e lasciare che reciti la sua pantomima, dietro la quale però si vede almeno la sua sincerità nel manifestarsi come pazzo.
Qualcuno invece è pazzo e delinquente ma si maschera da irreprensibile e integerrimo cittadino.

sabato 5 maggio 2012

intrecci





A volte capitano coincidenze che chiamerei piuttosto risonanze e il mio cervellino le usa per ricamare una filigrana di fantasie forse sbilenche, ma utili per popolare il mondo di affetti. Sto cucendo insieme il post col raccontino di Dirio (quello sui nomi strani) con quello sul telescopio, perchè il giovane che è venuto giù fin da Torino per comprare il mio dobson si è fatto accompagnare dalla sua bella ragazza. Quando si è presentata ha pensato bene di ripetermi due volte il suo strano e originale nome, dal suono orientaleggiante, perchè evidentemente la mia faccia doveva aver assunto un'espressione incerta e perplessa. Non dirò quel nome per rispetto della sua privacy, ma quando ho scritto una mail al suo compagno per sapere come andava col mio ex telescopio, nel salutarlo ho tentato di inviare un saluto anche alla sua compagna, ma mi sono reso conto che non sapevo come si scriveva quel nome e quindi ho tentato, sbagliando, di scriverlo come lo avevo sentito. Lui, comprensivo e gentile, mi ha risposto scrivendo il nome nel modo corretto ed ha aggiunto che questo nome lo aveva scelto il padre, appassionato lettore di Urania, prendendolo da un racconto che gli era piaciuto.
Dio bono, queste sono perle! Urania, la fantascienza (che a volte mi piace ma citando una frase del film Betty Blu potrei chiamarla Tanta Scemenza), un babbo entusiasta e un po' stralunato, l'astrofilia, il mio dobson che parte per il nord e a cavalcioni su di lui una bella coppia di innamorati. Chissà che belle scopate si faranno sotto il cielo d'estate con la scusa di fare "star hopping" sulla Via Lattea, mi sembra assai meglio della collezione di farfalle.
E il dobson a reggere il lume...