lunedì 30 maggio 2011

Una bella giornata!



Una ventata d'aria fresca è quello che ci vuole. La cosa divertente ed incredibile è che quest'aria viene da due delle citta più inquinate d'Italia come Milano e Napoli.
La fantasia m'impone di pensare che le persone, quando sono belle, hanno l'alito buono nonostante l'immondizia che le circonda (anche culturale).
Mi piace pure pensare che, alla faccia dei leghisti, sono la capitale del nord e quella del sud insieme ad emanare tanta freschezza.
Ora assisteremo a qualche orrendo colpo di coda, anche se spero proprio di no. Ma al di là di questo mi aspetto un movimento della sinistra diverso dal solito, anzi lo pretendo!
Pretendo che i politici siano al servizio dei cittadini e che lo facciano senza privilegi dimostrando un reale interesse verso il prossimo, pretendo che stiano sul territorio e che non impacchettino mai più idee precotte o slogan ad effetto per nascondere i loro giochetti di potere. Già, perchè nessuno deve illudersi che a sinistra non ci sono servi dei poteri forti o ipocriti e velenosi leccaculo del Vaticano.
Comunque godiamoci questa bella giornata!

mercoledì 25 maggio 2011

Ancora?


Dopo il caso di quel padre che ha "dimenticato" la figlia di 22 mesi in auto sono apparsi diversi articoli sui giornali. Ne prendo due abbastanza rappresentativi anche solo nei titoli.
"Quell’isola di follia in agguato e dentro ognuno di noi" (Luigi Cancrini su L'Unità del 23.5.11)
"Vuoto e pietà Il coraggio di una donna" (Paolo Di Stefano sul corsera del 22.5.11)
Ecco, propongo alcune riflessioni fuori da quegli schemi che a tutt'oggi ingabbiano la conoscenza e la ricerca sulla malattia mentale degli apparentemente "sani".
Quando si parla di malattia mentale tutti scappano a gambe levate perchè c'è un pensiero latente, un pensiero di fondo che come un fantasma paralizza di paura: non esiste cura per la malattia mentale, chi vi cade dentro è segnato per tutta la vita, di un pazzo non ci si può mai fidare.
Ma quello che terrorizza ancora di più è la delinquenza di certi "psichiatri" (e dei giornalisti che li assecondano) che sostengono che la follia è in agguato dentro ognuno di noi. Trovo che sia un meccanismo di pensiero simile a quello della politica estera americana.
La riflessione, alla fin fine nemmeno tanto sottile, è che quegli psichiatri sono ancorati non ad una ricerca scientifica ma ad un pensiero religioso, quello del peccato originale. Oppure, in alternativa parallela, al pensiero greco che vedeva l'animale all'interno dell'uomo, per cui solo l'uomo razionale poteva dirsi tale, i barbari le donne ed i bambini erano animali.
E questo comporta una seconda riflessione-considerazione che dovrebbe essere la seguente: se dentro di noi coviamo un potenziale di pazzia allora necessitiamo di un "poliziotto" in grado di tenere sotto controllo quel mostro che dorme nella nostra mente, ossia della ragione. Infatti viviamo in una cultura che ha coerentemente coniato la celebre frase "il sonno della ragione genera mostri". Le forze di polizia servono a tutelare i cittadini dall'irruzione del pazzo-delinquente (ma ora non sto a sottilizzare sui governi, sulle forze dell'ordine e sulla loro gestione e strumentalizzazione...)
Basaglia pensò che era proprio una società improntata solo all'utile ed al comportamento rigidamente ipocrita e borghese a far ammalare le persone più deboli. Una società che nazisticamente escludeva e recludeva i diversi.
Abbattere i manicomi fu un gesto di enorme umanità.
Purtroppo Basaglia non fu in grado di elaborare una ricerca più approfondita per la cura dei malati di mente. Pensò che "accettarli" li avrebbe aiutati a reinserirsi nella società, in un percorso che avrebbe dovuto trasformare la società stessa portandola a non fuggire più la diversità dei malati. Ma, spietatamente, devo pensare che quell'accettazione era solo una giusta ed umana pietà che non aveva niente a che fare con la cura ma solo col "prendersi cura". Non dobbiamo mai confondere il sacrosanto e dovuto rispetto verso i malati con la cura della malattia. Se io lego una persona ad un letto per anni, se la costringo nel degrado e nell'umiliazione è ovvio che, allorquando la libero dai lacci e la rispetto dandogli abiti puliti e adeguata assistenza, quella persona starà meglio. Ma questo non ha niente a che vedere con la cura specifica della malattia mentale. Stare meglio non vuol dire guarire.
E come dicevo all'inizio pare che anche soltanto ipotizzare una "cura per la guarigione" sia visto come delirio...
Infatti, a ben conoscere il percorso basagliano, il suo pensiero era legato a quello di Binswanger ed all'esistenzialismo. Come si poneva l'esistenzialismo di fronte alla malattia mentale? Si poneva negandola, sostituendo ad essa un vago concetto di disagio e diversità, per cui ognuno doveva essere libero di compiere il proprio destino, fosse anche quello della pazzia e del suicidio (vedi il caso di Ellen West).
Pare che niente sia cambiato ma in realtà è perchè non si vuole che cambi.
Non so quanto influisca il potere delle case farmaceutiche nell'ostacolare i percorsi di ricerca della psicoterapia, ma so che oltre ad esse c'è da combattere il pensiero dei cosiddetti "sani". Di certo non seguendo l'esistenzialismo ma cercando le basi teorico scientifiche della formazione del pensiero, ossia della dinamica della nascita. Non molti si occupano o preoccupano di questa ricerca, liquidandola spesso come "filosofica", ma ritengo che sia la più importante ed imprescindibile ricerca da fare se vogliamo trasformare la società. Dobbiamo liberarci dei portati religioso-culturali per poter intraprendere una ricerca sulla nascita del pensiero umano dalla realtà biologica.
Per poter affrontare il problema di quel padre che ha "dimenticato" la piccoletta in auto non possiamo più prescindere dalla scoperta della pulsione di annullamento, che NON è dimenticanza. Non possiamo dire che può capitare ad ognuno di noi perchè sostenerlo è negazione della fondamentale sanità della maggioranza delle persone. Sostenerlo è un'ignobile alleanza col concetto di Male tanto caro ai cristiani, è un'istigazione alla rassegnazione, è una sorta di condanna eterna all'immodificabilità. Sostenerlo è negazione della malattia mentale. Sostenerlo e poi pensare alla trasformazione della società è una contraddizione in termini.
Per cui quei giornalisti e quegli psichiatri vanno rifiutati perchè conducono verso un regime di controllo poliziesco del comportamento dei sani, perché non sono capaci di affrontare quello dei malati. Per loro siamo tutti potenzialmente matti e così si autoassolvono dalla loro impotenza conoscitiva e, di conseguenza, terapeutica. Per loro è violenza anche la diagnosi stessa di malattia mentale perché non sono in grado di curarla.
Questo è l'inganno a cui dobbiamo ribellarci.
E la ragione è la gabbia in cui rinchiuderci se tentiamo di farlo.
Posso dire loro vaffanculo matto sarai tu?

martedì 24 maggio 2011

ruscelli e telegiornali, che pessimo responsorio!



Non ho niente da fare, anche se, avendone voglia, avrei da fare molto. Ma, come ho scritto giorni fa, sono piuttosto fancazzista e quindi appoggio le dita sulla tastiera e scrivo a cazzo di cane. Lo trovo salutare, mi serve a non prendermi troppo sul serio, mi serve per spogliarmi di quello che penso di sapere, mi serve per prendermi per il culo.
Ho cucinato un pessimo piatto di spaghetti, ho cenato da solo guardando il cielo azzurro, ho ascoltato il ruscelletto che mi scorre accanto e, orribile sovrapposizione sonora, qualche telegiornale. La migliore notizia era su un nuovo comune dell'hinterland milanese: Sucate! Gloria a quei milanesi che hanno il senso dell'umorismo e stanno buttando giù la Moratti a forza di risate. Per il resto pare ci sia ben poco, spariscono le guerre e spariscono i clandestini (che anche loro rispettino la campagna elettorale italiana?), crescono invece le moschee come funghi...soprattutto in via Puppa.
Qualche rara goccia d'acqua referendaria viene erogata più per strumentalizzazione politica che per reale presa di coscienza dell'enorme problema.
Ma quando scrivo a cazzo di cane non posso diventare serio. Non posso, ad esempio, parlare di economia sostenibile, non posso sfottere le notizie dell'arrivo di una manovra da quaranta miliardi e dire che le strategie dei governi occidentali sono allucinanti (quella italiana è anche delirante). Non posso dire che il signor Marchionne spreme il sangue agli operai mettendoli darwinianamente l'uno contro l'altro per farsi bello in borsa, in quella borsa piena di niente, solo di denaro, virtuale per giunta.
Cazzo, quegli spaghettacci mi sono rimasti sullo stomaco.
Adesso prendo la chitarra e mi metto sull'uscio, come si dice a Firenze, e improvviserò una serenata lunga quarant'anni, so ben io per chi suonarla.
L'ascolterà coi suoi sedici anni, l'ascolterà coi suoi anni di adesso, l'ascolterà attraverso tutti gli anni di lotta politica, dal sessantotto ad oggi, attraverso i sogni, le speranze, le vittorie, i fallimenti, le gioie e le delusioni. L'ascolterà attraverso tutti gli uomini che ha amato, l'ascolterà come sottofondo alle poesie che ha scritto.
La sentirà nell'aria quando mi cercherà.
Ed io le dirò sono qui, accanto a te. 

domenica 22 maggio 2011

fantasia



Quando la tristezza ed il dolore costringono il corpo a movimenti minimi un compositore non riesce neppure a suonare uno strumento. Il corpo si rifiuta.
Sarà la fantasia a comporre mentalmente le armonie e le melodie di quei momenti.
Nel silenzio più assoluto che ogni compositore crea intormo a sè nell'atto del comporre.
Questo, nel mio vocabolario, si chiama narcisismo sano, intendendo un distacco dalle cose pratiche per poter disegnare o scrivere. E' una separazione che permette di raccontare o rappresentare.
E' umana.
Il narcisismo comune invece è una schifezza egocentrica che annulla gli altri ed il rapporto con gli altri. Una pantomima dell'esistenza per sovrapporre se stessi all'altro, la propria storia a quella dell'altro, le proprie convinzioni a quelle dell'altro.
Senza nessun ascolto dell'altro.
Senza nessun vero interesse per l'altro.
Senza mai nessuna possibilità di trasformazione.
Attori che recitano parti e copioni in funzione dell'ammirazione. Vogliono il desiderio altrui per sentirsi vivi, ma non ne hanno a loro volta.
Non sanno cosa sia il desiderio.
Il silenzio ed il ritiro in sè del compositore invece non esclude gli altri se non per il breve momento necessario alla composizione, ma nella composizione porta con sè la memoria di tutti gli altri.
Se ci riesce ognuno potrà riconoscersi nell'opera.
Se ci riesce avrà riconosciuto agli altri quello che gli hanno dato.

venerdì 20 maggio 2011

Barbe



"Il pianeta sarebbe molto più pacifico se tutti fossimo atei" (J.Saramago)


Ma che cazzo, scrivo post lunghissimi e barbosi, così nessuno li legge. Ma che ci posso fare? Quanto invidio la sintesi quando non è apodittica!!!
La barba ricresce, porca miseria, almeno ogni due giorni devo radermi. Una volta ho provato a lasciarla lunga, ma pare che m'invecchi e, visto che non sono più un pischello, devo giocare al meglio questo autunno fisico. Per quanto riguarda quello psichico invece continuo ad essere un ingenuo coglione, quindi non mi preoccupo.
Ultimamente, nel privato, mi accorgo di essere particolarmente accanito contro chi si professa credente, indipendentemente da quale sia il dio in cui crede. Già, mi diverte pensare alle religioni monoteiste ed ai loro portavoce. Mi diverto da morire quando sento qualcuno che dice: Dio lo vuole! E mi verrebbe sempre di domandargli: scusa ma te lo ha detto lui?
Ora capirete bene, se non siete credenti, che è abbastanza sconcertante sentire qualcuno che parla con chi non c'è inventandosi che ci sia. Ancora di più se parla in nome suo. Sarebbe abbastanza banale ed ovvio consigliare una visita psichiatrica ad un adulto che credesse a Babbo Natale, però pare che non lo sarebbe più se al posto dell'omino cicciottello trainato dalle renne (ecologista eh?) ci mettesse un triangolo con l'occhio nel mezzo oppure un altro tipo con la barba (il tema della barba sta diventando ossessivo!). Questa differenza fra i due (o i tre se ci metto il triangolo occhiuto) non riesco ancora a spiegarmela, mah, farà parte della "normale" schizofrenia dei "normali".
Il guaio tremendo è che io non sono tollerante, mi spiego, sono rispettosissimo delle libertà individuali e mi incazzo solamente quando un fatto privato di qualcuno (siano pure milioni di persone) viene imposto a tutti gli altri: sono antidemocratico ma pluralista e contro il sistema maggioritario. Ma questo è sotto gli occhi di ognuno e spero che anche chi è religioso, se non è violento, comprenda che non si deve imporre nessuna fede o comportamento da essa dettato a chi quella fede non ce l'ha.
Purtroppo se mi limitassi a questo non sarei sincero. La verità è che, pur rispettando le libertà altrui, quando mi trovo a parlare con una persona che crede in dio provo un disagio di fondo, come se sentissi che oltre un certo limite il nostro rapporto non può andare a causa di un difetto di comprensione, un difetto di crescita e ricerca psichica, una sensazione sgradevolissima di trovarmi di fronte ad un'alienazione la cui ricomposizione è impossibile se l'altro non fa un salto qualitativo.
Il guaio è che un credente pensa di averlo fatto lui il salto, e qui è il vero problema della libertà, per cui si finisce per lasciare tutto come possibile, Dio compreso.
E questo, dal mio punto di vista, è assurdo.
Mi rendo conto che sto mettendo per iscritto delle mie privatissime considerazioni, ma di fatto sto cominciando a diventare sempre più insofferente nei confronti di chi vuole continuare a vivere nella libertà senza sapere cosa significhi questa parola, senza sapere che non la possiamo usare se alieniamo in un'entità astratta ed inesistente una nostra dimensione interna, perchè se la alieniamo creeremo un'onnipotenza invincibile fuori di noi che come un fantasma ci osserverà dall'alto. E' vero che i cattolici, furbi, hanno escogitato il perdono e l'indulgenza, per cui possono agire i peggiori crimini e poi pentirsi, ma questi sono dettagli di bassa convenienza economica.
Insomma volevo scrivere sul mio blogghino che fintanto persiste un'alienazione religiosa di fondo non sarà possibile nessuna trasformazione degli esseri umani ma solo dei cambiamenti politico-economici, che verranno scambiati per progresso ma lasceranno intatte le dinamiche sottostanti agli scontri etnico-religiosi-ideologici. Perchè? Perchè la ragione penserà che gli scontri avvengono solo per motivi economici o di possesso e non riuscirà a pensare che avvengono per una carenza di identità umana, per un condizionamento culturale, per un'impostazione mentale vecchia di migliaia di anni. Per un religioso dio è intrasformabile e di conseguenza lo è anche l'essere umano.
Sarà quindi assolutamente inutile proporre il messaggio cristiano (anche se evolutivo rispetto a quello ebraico) se al fondo della religione cristiana c'è il peccato originale. Da questo punto di vista la religione islamica è già più evoluta. Ma quando finalmente riusciremo a liberarci del pensiero religioso scopriremo che i concetti di bene e di male non appartengono alla morale (o alla ragione) ma alla sanità mentale. E per essere sani di mente occorre non alienare niente di sè in un dio. Trovo molto più bello, sano e trasformativo alienare la mia immagine interna femminile in una bella ragazza, perchè la donna esiste e posso confrontarmici e trasformarmi, con Dio no perchè non esiste, è un'alienazione allo specchio, mi suggerirebbe solo il mio stesso pensiero e sarei portato a pensare che Dio è dentro di me o che lo sto sentendo (con ovvia sindrome delirante).
A me invece lo specchio serve solo per radermi.

mercoledì 18 maggio 2011

Spirale da barba



Non è soltanto la bellezza del suo corpo, pensò mentre osservava la schiuma bianca pronta per la rasatura, è il fatto che se la osservo devo ammettere che ha un volto come il mio, due occhi un naso una bocca, un ovale più o meno largo più o meno lungo, ma perchè io vedo e sento che è diverso? Perchè dico che è un volto femminile? Come al solito la ragione è scema e non si può permettere di capirlo, quindi devo usare un altro metodo di pensiero.
Continuò a radersi e mentre la piccola lama scivolava leggera sulla pelle pensò al piacere tutto speciale che provava quando carezzava quel corpo di donna. Ne aveva carezzati altri e "sapeva" che ognuno aveva risposto in maniera diversa, ma questo lo portava a pensare che evidentemente quella differenza non era solo nel corpo ma in quello che lo animava, e di conseguenza pensò che la differenza del volto aveva la sua origine in quella realtà interna, che non è poi tanto invisibile dal momento che tutti riconoscono al volo un volto maschile da uno femminile, che si armonizza con la propria realtà fisica senza pretendere di modificarla, perchè chi modificava la realtà fisica erano personcine come Mengele.
Va notato che in medicina si interviene sul corpo solo quando è affetto da un'alterazione ed in generale, di solito, la medicina tende a ripristinare lo stato precedente alla malattia o in casi di difetti genetici cerca di portare il corpo ad una condizione di possibilità di "normale funzionamento".
Se il corpo è sano toccarlo o modificarlo è, scusate l'enfasi, nazismo, ovvero un tentativo di violentare il corpo in funzione di un pensiero astratto e ideologico.
Ma la libertà di pensiero non va toccata, ognuno è libero di fare ciò che vuole se non lede la libertà e l'integrità altrui.
Ormai si era quasi completamente rasato quando una domanda si affacciò su quel volto che vedeva riflesso nello specchio, ma il pensiero non si ammala mai? Come faccio a ditinguere la libertà personale, che è creativa, da un delirio lucido, che sembra libero ma non è libero?
Ecco che gli ultimi passaggi di lametta sotto al naso si facevano insidiosi come i suoi pensieri, ma non aveva paura, la calma era fondamentale, calma, metodologia e ricerca del modo migliore non solo di radersi ma anche di comprendere l'animo umano. Non doveva esistere più niente che impedisse a priori questa ricerca, non si doveva mai più dire che è impossibile, non bisognava mai più pensare a dio o "come" dio.
La gigantesca difficoltà del pensiero di pensare se stesso, di divincolarsi da qualsiasi laccio culturale o dogma religioso, da qualsiasi concetto platonico di innatismo, si fondeva con la voglia di legarsi alla realtà materiale per non evaporare nella sublimazione di pensieri scissi ed astratti senza però fare del materialismo lo strumento di negazione della realtà non materiale, ossia dei nostri affetti e pensieri.
Cazzo quanto è difficile!
Ormai mancava solo un ultimo e facile ritocco alle basette, dove l'equilibrio è fondamentale per non averne una più alta e una più bassa.
Pensò a quel bellissimo corpo di donna e si chiese, perchè lei, perchè proprio lei? Pensò che altri corpi femminili gli piacevano, a guardarli, così, anche solo per il bell'aspetto. Pensò anche che sarebbe stato bello carezzare la pelle di una sconosciuta, per il semplice fatto che era una bella ragazza. Ma subito la sensibilità intervenne a dire la sua, anzi a gridarla nel pretendere che gli occhi non si accecassero nella sola realtà materiale. Ed i pensieri tornarono all'inizio, come in una sorta di canone circolare: non era soltanto la bellezza del suo corpo.
In realtà non era un cerchio, era una spirale, come se fosse il DNA del pensiero, quello per immagini.
Seguire quella spirale e tradurla in pensiero verbale è incredibilmente affascinante quanto difficile. Il desiderio di farlo è il limite che ci separa dal mondo animale. Per questo gli animali non impazziscono mai, con buona pace di quegli imbecilli che studiano la malattia mentale nei criceti.
A questo punto si mise il dopobarba ed uscì dai suoi pensieri. E fanculo a chi dice: che barba!

martedì 17 maggio 2011

nebbie



E' un gioco maledettamente serio.
Questa frase gli frullava nella mente come una pallina nella roulette, ma quando e dove si sarebbe fermata non era dato dal caso ma da qualcos'altro, un qualcos'altro che la mente sapeva (o intuiva) ma negava di saperlo.
Forse era stanca di sapere, forse voleva solo giocare, ma per giocare bisognava sapere. Il sapere  però rendeva il gioco noioso e per questo preferiva illudersi che esistesse la sorte, una sorte un po' particolare però, una sorte vestita di desiderio.
Questo contorto pensiero era l'architettura perennemente instabile della sua vita. Sapeva molto ma il sapere lo uccideva di solitudine e quindi doveva sempre ignorarsi un po' per sopravvivere. Non era ammesso nella cultura avere delle certezze, anche se poche, ed il sapere stesso era visto con sospetto per il semplice fatto che non si doveva mai esser certi di nulla. Il massimo pensiero raggiunto sembrava proprio essere questo: non sappiamo un cazzo e chi pretende di sapere è un violento, un pazzo o un illuso.
Sorrideva felice quando intuiva una speranza di bellezza, ma guai a pensarla, perchè "l'architetto" si sarebbe messo subito al lavoro per costruire castelli in aria, senza avere l'accortezza di prendere esempio dalla musica, che è legata al tempo: prima e poi. Di fatto qualcuno dice che l'architettura è una sorta di musica pietrificata.
Per questo componeva molto raramente ma continuamente, il silenzio era solo il collante necessario ad unire i suoni, quel tempo indefinito che assorbe e stempera il passato tendendo al futuro, l'adesso.
Ed era proprio l'adesso il gioco più deliziosamente e maledettamente serio.

lunedì 16 maggio 2011

L'altra immagine



Un amico mi ha raccontato una storia, io adoro le storie:

A diciannove anni mi innamorai di una bella ragazza, ma siamo stati insieme pochissimo e non ricordo perchè non continuammo, non lo ricordo davvero. Eppure lei ha lasciato dentro di me un'immagine indelebile, che strana la vita.
Sì, lei era un'immagine, forse era "l'altra immagine".
Aveva un cuore ribelle e tutta la classica confusione e la doverosa incertezza dell'età, ed io non ero certo da meno. Seppi poi che a diciotto anni se ne andò via da casa dopo uno scontro col padre e non vi fece più ritorno. Orgogliosa, si mantenne agli studi da sola, fra mille difficoltà, era una sorta di "lonely heart" piuttosto selvaggia, poco propensa alle sublimazioni astratte o al vittimismo dei mediocri ed ha cercato per tutta la vita delle risposte.
Non so quante ne abbia trovate.
Quando ascolto la sua storia sento affiorare la melodia di questa canzone e penso a quanto diversa sarebbe stata la mia vita se fossimo stati insieme un po' più a lungo.
Ma il "se" è il padre di tutte le seghe e non lo frequento volentieri, però la mente vaga con le sue fantasie, è inevitabile.
Oggi so che è una bellissima donna, una roba rara, e questo lo deve al suo coraggio, ai suoi sogni, ai suoi errori, al suo modo di amare, alle sue cicatrici, agli uomini che ha avuto ed ai rapporti che ha saputo fare. Come noi tutti in fondo.
In certi momenti mi viene di pensare al film sliding doors, anche se con una trama ben diversa.

Quando ci volgiamo indietro la vita appare come un quadro, alcuni colori sono ormai asciutti, altri ancora no. Luci ed ombre esaltano le tonalità delle scene, ma il quadro non sta mai fermo, perchè la mano ancora non abbandona i pennelli, la tavolozza, la tela. Quando questo avverrà lasceremo il nostro quadro negli occhi di chi lo ha potuto vedere.
E forse amare.

domenica 15 maggio 2011

Ma come si chiamano gli abitanti di Ariel?



Il mondo sembra piccolissimo a guardarlo attraverso la televisione o leggendo alcuni quotidiani. Pare che non sia popolato da altri che i parlamentari, i quali battibeccano come in un reality. Il guaio sono gli spettatori, che non possiamo mai vedere perchè la scena è solo degli attori, ma che in mancanza di inquadrature qualcuno immagina attenti e curiosi, pronti a prendere le difese dell'uno o dell'altro interprete sbraitante sul palcoscenico, dal momento che lo spettacolo è allestito per un pubblico pagante, suo malgrado.
Da anni assisto a questo spettacolo e talvolta penso di essere un abitante di Ariel, che è un satellite di Urano. Ecco, questa è la distanza che sento di avere da questo paese e dal suo livello di informazione, dal suo livello di interessi e priorità, dai suoi gusti e dalle sue abitudini, dalla sua cultura e da tutto quanto viene rappresentato dentro quello schermo piatto o su certe pagine stampate.
Eppure a guardarlo meglio sembrerebbe un paese pieno di bellezza e di possibilità, di diversità, di fantasia, di passione ed intelligenza. Ma a forza di inquadrarlo nei suoi lati peggiori è diventato davvero il luogo peggiore in cui abitare.

venerdì 13 maggio 2011

Liuteria


Avevo concluso il post precedente consigliando un liutaio, bene, la sorte me ne ha fatto trovare uno speciale, con un linguaggio esilarante ed un pensiero limpido. Anche se i guasti al blog mi hanno cancellato la prima versione io ci riprovo eccome!!!

martedì 10 maggio 2011

Tango



Erano color dell'argento, snelle ed eleganti, alte, inverosimilmente alte, troppo alte, avreste pensato, se vi avessero detto che erano dedicate al ballo. A chi scrive, che non è un esperto di ballo, venne di paragonarle ai cavalli di razza, quelli che per domarli ci vuole non tanto la forza quanto la sapienza ed il sentimento, l'armonia dei movimenti, il dialogo e la sensibilità, l'arte e la follia.
Quando lei le calzava i ballerini meno sprovveduti capivano al volo che avevano di fronte solo due possibilità, una era che la bella ragazza che svettava su quegli spilli fosse matta o presuntuosa, l'altra che fosse una sfida per pochi eletti. Ma gli uomini talvolta sono rozzi e violentatori e non si curano di rispettare i purosangue, per cui si accalcavano ad invitarla, pensando non tanto di far risplendere lei quanto di farsi belli loro. Ahimè questo è il lato più miserabile dell'ammirazione.
Però lei non temeva i polpi (così chiamava i ballerini un tanto al chilo) perchè li avrebbe messi alla prova dei fatti e solo quelli davvero capaci sarebbero stati in grado di sostenere le sue ardite giravolte. Per gli altri non c'era storia, la loro stessa banalità e goffaggine li avrebbe distrutti nel confronto.
Passarono gli anni e quelle scarpette d'argento, che a dire il vero erano dei graziosissimi sandali dal vertiginoso tacco, subirono l'odioso vaglio del tempo. La donna li guardava pensosa, valutandone i piccoli cedimenti. Erano sempre e comunque bellissimi sandali ma quella sera, avendoli calzati dopo molto tempo, si rese conto che niente è eterno. Li aveva messi per ballare col più inesperto ed incapace dei ballerini, e a dire il vero non è appropriata neanche la parola ballerino dal momento che il fortunato non sapeva nemmeno un passo di tango o di qualsivoglia ballo. Ma lei era talmente brava che lo faceva sentire leggero, pur se goffo ed incerto nei passi, fino al punto che lui, per vederla volteggiare, tentava ogni movimento che potesse agevolarla ed accompagnarla nei suoi meravigliosi arabeschi, sognando ad occhi aperti di essere per lei un piccolo principe che piroettava sulle melodie di Piazzolla. In cuor suo l'uomo soffriva molto della sua incapacità, ma faceva coriandoli del proprio orgoglio per amore di quella donna e del suo desiderio di ballare.
Poi si sedettero, un po' accaldati, un po' inebriati.
Lei toccò i sandali, cercando i motivi di quella leggera instabilità che aveva percepito durante il ballo, fra una sacada e una barrida. Si lamentò di questo con l'uomo, soppesando l'idea di portarli da un buon ciabattino.
No, le rispose l'uomo, per quelli ci vuole un liutaio.

sabato 7 maggio 2011

pensierini sottopelle



Se non ora quando?
Diceva così uno slogan recente e secondo me dovrebbe accompagnare ogni momento della nostra vita, perchè talvolta non è vero che bisogna pensare prima alle cose. Ci sono cose che non si possono pensare prima che accadano, sarebbe paranoia o dubbio ossessivo.
Niente può salvarci dal desiderio di vivere i nostri sogni quando ci passano davanti nella realtà, nessuna ragione può nè deve ostacolare il qui ed ora, perchè il qui ed ora sono i mattoncini del nostro futuro e costruire il proprio futuro ragionando a tavolino è una cosa da ragionieri o da freddi ingegneri.
Il nostro futuro è nella genialità di saper vivere il qui ed ora.
Ma solo quando si è sani di mente e se abbiamo un sogno sottopelle.
La cultura insinua il dubbio sistematico sulla nostra sanità mentale, occorre quindi una lunga e profondissima ricerca per rifiutare la cultura del peccato originale e godersi finalmente la vita senza prendere abbagli esistenzialistici.
Si vede che mi sono innamorato?
Davvero si vede?
Beh, chi se ne frega!

martedì 3 maggio 2011

sogni



Schopenhauer era un misogino scorbutico però era meno scemo di Hegel, invece di cianciare di spirito assoluto (e quindi di Dio) aprì le porte alla volontà di potenza che fu poi tanto cara a Nietzsche (ma che cazzo, quattro consonanti di fila, anzi cinque!). Erano filosofi e filosofeggiavano, però qualcosa intuivano: alludevano, senza approfondire scientificamente la ricerca, alla pulsione di annullamento. Il prode Marx spazzò via tutto per occuparsi solo della realtà materiale (sacrosanta sennò non si può fare nessuna ricerca!), ma così facendo annullò una dimensione fondamentale dell'essere umano: la realtà non materiale o realtà psichica (Lo ammise lui stesso questo fallimento nella ricerca della "perla delle perle" in una lettera al padre del 1833).
Hai voglia a fingere che non esista, i sogni te la sbattono in faccia tutte le notti e quel cretino di Freud, dato che non ci capiva un cazzo di sogni, disse che sono allucinazioni (peraltro senza nemmeno sapere cosa fossero le allucinazioni).
Ecco fatto il cappottino ad ogni tentativo di ricerca sulla psiche.
Per i religiosi poi i sogni sono mandati dal demonio, anche se la questione era controversa nel senso che, non capendoci una sega nemmeno loro, pensarono bene di, nell'incertezza se fossero mandati da Dio o dal Demonio, condannare l'interpretazione dei sogni tout court (mi sembra che avvenne col concilio di Ancira nel 313 D.C.). Gli organicisti la fanno ancora più semplice e in un certo senso dicono che i sogni dipendono dalla buona o cattiva digestione, per cui si fanno di bicarbonato.
Eppure, scusate l'elementarità, un terzo della nostra vita lo passiamo a dormire. Possibile che si possa continuare ad ignorare l'importanza di una ricerca seria (e non filosofica o fraudolenta) sulla realtà della mente quando sogna?
Vo a letto!

domenica 1 maggio 2011

Piccole deduzioni



Oggi è la festa dei lavoratori,
oggi NON è la festa di un cretino.
Festeggiare un cretino e far lavorare le persone durante la festa del lavoro significa una cosa:
PULSIONE DI ANNULLAMENTO!
Cosa è?
NAZISMO!
...a scanso di equivoci!