E' scientificamente provato, al punto tale da indurre l'UNESCO a farne una sorta di proclama, quello di Siviglia.
NON ESISTE NIENTE NEL PATRIMONIO GENETICO DEGLI ESSERI UMANI CHE LI POSSA INDURRE ALLA VIOLENZA.
Per cui, fra le tante deduzioni che ne possiamo trarre, c'è anche quella che il cristianesimo, con la panzana del peccato originale e la conseguente "colpa" introdotta fin dalla nascita, è una violentissima bugia sulla realtà umana.
Lo stesso vale per tutte quelle correnti di pensiero che si possono riassumere nel famoso "Homo homini lupus".
Lo so, mi ripeto fino alla noia, ma dovrà diventare chiaro a tutti che chi la pensa diversamente, e di conseguenza agisce, è potenzialmente un criminale, anzi è il peggiore dei criminali in quanto veicola un pensiero falso e malato.
(La musica è di Gavin Bryars)
11 commenti:
E' l'assunto iniziale (la dichiarazione Unesco) che non mi convince del tutto.
mia_euridice, l'Unesco non credo abbia usato quei termini, anche se il senso è comunque quello. A me piaceva quella frase perchè venne fuori dopo la consegna del premio nobel alla nostra Rita. Mi piace perchè mette implicitamente in evidenza il fatto che, se non esiste niente che giustifichi biologicamente la violenza, allora la violenza è un fatto culturale. Nella dichiarazione dell'Unesco c'è anche un bellissimo passaggio che spazza via pure l'idea che l'essere umano sia un animale.
Socrate diceva che si fa il male per ignoranza di bene.
Nulla esiste nell'essere umano che giustifichi il suo continuo ricorso alla violenza, non esiste il gene di Caino. Non esiste alcuna "ereditarietà" che motivi la sua tendenza alla guerra se non nelle scelte che opera e soprattutto in quelle che decide di non fare, nella "cultura" che passa e che trasmette. Scelte quindi, anche e soprattutto spirituali, ed in questa possibilità sta il "libero arbitrio". Io non credo al peccato, di conseguenza non credo alla colpa. Però possiamo, concepire e desiderare un mondo diverso da così, perchè, implicitamente la definizione dell'UNESCO questo ci dice, che dipende da noi, che non esiste affatto una condanna ad essere quello che siamo, ma che siamo noi a decidere, quindi possiamo anche cambiare qualsiasi premessa.
Un abbraccione amico mio ;-))
Namastè
Mi piace pensare che la violenza non sia insita in noi. Che tutto quello che vediamo, a cui assistiamo guardando la televisione o leggendo i giornali sia estraneo alla nostra vera natura.Mi sembra che ci dia pero' una respondabilità in più, quella di non cedere ai condizionamenti culturali e quella di essere semmplicemente (?) noi stessi.
Grazie e a presto
g
ps non c'entra nulla (o forse si',chissa?), ma ti ringrazio per il bellissimo sonetto di Shakespeare che hai citato in un tuo commento.
Beh... però la violenza non l'ha inventata mica il cristianesimo... e nemmeno il monoteismo se è per questo. per quanto la Bibbia sia un libro per molti versi agghiacciante... un'apologia al genocidio sistematico!
@Francesco, Rosa, Grazia, Suster, come vedete nessuno di noi, e come noi la maggioranza delle persone, "crede" che la violenza e l'aggressività siano connaturate all'essere umano. Quindi quando leggiamo o sentiamo dire il contrario significa che c'è (o c'era) un intento ben preciso. Ad esempio abbiamo visto celebrare, nel secolo scorso, un personaggio come Freud, il quale altro non ha fatto che immettersi nel filone della storiella del peccato originale (la pseudoteoria dell'inconscio perverso ne è la fotocopia). Il risultato è che i non addetti ai lavori prendono per buona la menzogna perchè vedono una credenza religiosa ammantarsi di un'aura "scientifica" che, in realtà, scientifica non lo è mai stata.
Questa per me è criminalità e delinquenza.
(Suster, la violenza non l'ha inventata il cristianesimo, però ne è un perfetto sostenitore. Forse nell'alenazione religiosa c'è una dinamica di onnipotenza che ha a che vedere con la violenza nella sua espressione più terribile, quella dell'annullamento)
Vi ringrazio tutti di cuore!
Ho sempre pensato che all'origine della violenza ci sia la paura. Paura di un insuccesso, paura di perdere qualcosa cui si tiene, paura di non essere compresi. E'su quella che bisognerebbe intervenire...
Un abbraccio.
Giacy.nta, forse hai ragione, ma non credo sia la paura degli insuccessi o delle perdite o delle incomprensioni. Penso piuttosto alla paura dell'assolutamente nuovo, ad un qualcosa che mette in crisi lo status quo, ad un qualcosa che ci costringe a trasformarci... insomma noi per vivere dobbiamo muoverci e trasformarci ma spesso è proprio il movimento e la trasformazione a spaventarci perchè una certa cultura ci ammonisce sul ritorno allo stato animale. Ma è una cultura falsa, perchè noi non possiamo tornare ad essere ciò che non siamo mai stati, al più possiamo diventare malati di mente e crederci animali... ma è malattia mentale.
Ricambio l'abbraccio!!!
E' difficile operare una distinzione dtra ciò che è prettamente "culturale" e ciò che invece si pensa possa essere "innato". Dal momento che la cultura (intesa come bagaglio di conoscenze e credenze tramandate) in fondo è un prodotto dell'uomo, fin dove possiamo spingerci a vagheggiare ancora l'immagine di un "buon selvaggio" immune da pulsioni distruttive ed autodistruttive?
Non so se la violenza possa essere considerata solo come reazione ad una paura del nuovo, o se non sia invece forse una risposta agevole alla necessità umana di darsi un ordinamento sociale. Io vedo un forte nesso tra la natura politica e quella polemica dell'uomo, tra violenza prevaricazione dominio soggezione. Non è una risposta la mia in effetti: potrebbero esserci altri modi altri mezzi che permettano agli uomini di organizzarsi in società senza che determinati gruppi prevalgano su altri? L'assetto geopolitico del nostro mondo oggi non si basa forse sull'opposizione di blocchi di forza, e, in definitiva, sulla violenza? Come scardinare il concetto di bene privato e generalizzare quello di bene comune? Sostituire a quello di soprvvivenza dell'individuo quello di sopravvivenza della specie? Forse ho buttato troppa ciccia sulla carbonella, e ho anche derapato un po' troppo del problema iniziale. Però mi chiedo: come evolvere al passo successivo, una volta stabilito che l'essere umano non è, per sua natura, violento?
@Suster,
"Però mi chiedo: come evolvere al passo successivo, una volta stabilito che l'essere umano non è, per sua natura, violento?"
Il passo successivo è il rifiuto sistematico di ogni forma di violenza dell'uomo sull'uomo, vedi guerre, ricatto economico, leggi di mercato, accesso alle risorse, sfruttamento del lavoro, negazione dei diritti fondamentali ecc. ecc.
So di dire una cosa strana, ma se si sviluppasse l'idea che la violenza cela in sè una patologia mentale le cose verrebbero viste da un'altra angolazione. Se poi si scoprisse che la violenza più terribile non è tanto quella manifesta del sadismo fisico, quanto quella invisibile dell'annullamento, che lascia intatto il corpo ma ne annulla il contenuto umano, si potrebbe comprendere quali e quanti "annullamenti" vengono fatti "normalmente" dalle culture e dai governi di tutto il mondo. In altri termini è la metodologia di pensiero ad essere spesso carente o malsana. Ecco perchè alcune scoperte scientifiche, a volte, ci servono non solo da un punto di vista tecnologico quanto da un punto di vista evolutivo-culturale, come ad esempio la RU 486, e già da prima lo era la pillola anticoncezionale.
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