Il suo vero nome non lo conosco ma ricordo che tutti lo chiamavano Astianatte e sembrava un ragazzo normale. A quei tempi io avevo tredici anni, lui forse due o tre più di me. Continuai a vederlo in giro per qualche tempo, ma ci conoscevamo solo di vista, niente di più.
Poi non l'ho più incontrato.
Due anni fa l'ho visto passare, carico di tempo e di psicofarmaci, il primo lo ha incanutito, i secondi lo hanno appesantito, nella mole, enorme, e nella tipica andatura a spalle curve e braccia penzoloni, che non oscillano ma restano immobili lungo i fianchi, coi piedi strascicati come quelli di un incallito alcolista, lo sguardo indescrivibile, con quella particolarissima luce che contraddistingue lo schizofrenico.
Non mi ha riconosciuto, troppo imbottito di farmaci per avere una memoria integra, o forse sono invecchiato troppo anche io, ma dopo qualche giorno che lo incontravo lungo il marciapiede ha iniziato a rivolgersi a me amichevolmente. Dapprima se ne uscì dicendo: Toh, guarda un pochino, c'è Davide Riondino! Evidentemente ravvisava in me una qualche somiglianza con l'attore toscano. Poi, nei giorni successivi e visto che non mi offendevo, iniziò a fare qualche battuta sulla politica, cercando in me uno spettatore per le sue stravaganti performance, tutte scene riprese da qualche vecchio film tipo Berlinguer ti voglio bene o roba simile. Talvolta lo incontro sul lungarno e rischio di investirlo perchè d'un tratto lui scende dal marciapiede e si fa incontro alle auto facendo ironicamente (?) il saluto fascista. Bisogna stare attenti perchè sono raptus improvvisi, una volta vidi nello specchietto che l'auto dietro di me manca poco faceva un brutto incidente per scansarlo. Lui poi si calma e riprende la sua andatura.
Quando lo vedo camminare mi ritorna in mente un film piuttosto sconosciuto di Reygadas, Battaglia nel cielo, in cui c'è una perfetta rappresentazione della dinamica che fa emergere la schizofrenia.
Povero Astianatte, o come diavolo si chiama, non so se e quanto sia pericoloso, ma so per certo che ha contribuito alla ricchezza delle case farmaceutiche, che non curano niente, intontiscono e basta. Ormai è troppo vecchio e cronicizzato per ipotizzare una possibilità di cura, ma quando era giovane forse...
Questo post lo scrivo per lui, anche se non lo leggerà mai.
Anni fa fui molto colpito dalle parole di un grande medico, il quale disse che pochissimi avevano veramente tentato la cura della malattia mentale, al massimo c'era stata una generica proposizione di prendersi cura, oppure degli assurdi e folli tentativi di curare una malattia del pensiero come se fosse una malattia d'organo: lobotomizzando.
Perchè per curare la malattia mentale occorre occuparsi del pensiero, della nascita e della storia del pensiero, andando a scoprire quando, come e perchè ha iniziato ad ammalarsi. Perchè non viene mai detto che in realtà il cervello non si ammala mai e ingannano equiparando il malato mentale al cerebropatico o ad un intossicato.
Ma gratta gratta si scopre che dai filosofi agli scienziati tutti credono che il pensiero derivi da un Dio.
Il grande medico si accorse che c'era una malattia molto grave nella nostra stessa cultura, da millenni, e che per curare la malattia mentale non si poteva prescindere dal rifiuto di quella cultura, delle sue credenze, cristianesimo in testa, ma anche dell'illuminismo, che non aveva certo aiutato, e persino del comunismo. La cultura sessantottina poi sposò un'idea di libertà senza freni, in una sacrosanta rivolta contro il perbenismo cattocoatto, ma si dimenticò di approfondire la ricerca sull'identità umana e sul significato della parola libertà e (forse), senza avvedersene (?), finì in un vuoto esistenziale che condusse molte persone alla droga, al terrorismo o alla reinfetazione in un sistema a circuito chiuso.
La pazzia è un modo di essere, dicevano gli esistenzialisti, senza rendersi conto che così dicendo negavano l'esistenza della malattia mentale. La voglia di essere più umani nei confronti dei poveri pazzi fece chiudere i manicomi-lager, ma portò i manicomi nelle famiglie, perchè non era stata trovata nessuna cura per la malattia mentale, l'avevano semplicemente fatta sparire chiamandola disturbo bipolare o genericamente disagio psichico. E la maggior parte dei matti che vennero fatti uscire dai manicomi morì nel giro di pochi anni, chi sotto un'auto, chi sotto ad un treno, chi di stenti o d'inedia. La cultura poi ci mette del suo, dato che da millenni continua a sostenere la menzogna che vuole il Male connaturato all'essere umano. Retaggio cristiano o greco cristiano, perchè per i greci dentro l'uomo c'era l'animale e solo la ragione poteva sconfiggerlo. Ma la ragione non ha mai sconfitto nè curato la malattia mentale, lo ripeto sempre: i nazisti erano razionalissimi.
Dove cercare allora un'idea di sanità primigenia per potersi liberare dai falsi pensieri sull'identità umana e superare la falsa identità della ragione?
E' anche una questione di lotta politica.
Forse era nel giusto quel grande medico, tanto infamato e bistrattato dalla cultura cattofreudiana o postsessantottina che imperversa sui media, quando diceva che occorre scoprire la nascita del pensiero dalla fisiologia umana, occorre comprendere che l'umano ha una peculiarità che gli animali non hanno e che non consiste solo nella ragione ma prima di tutto nella capacità di immaginare, occorre scoprire che l'essere umano nasce sano e che se si ammala è a causa di una noxa esterna, ossia di un altro pensiero malato ed anaffettivo che non lo riconosce come essere umano perchè ha perduto nell'astrattezza la propria umanità.
La nostra cultura continua a vedere il neonato come una tavoletta di cera da plasmare, e lo plasma violentandolo. La nostra cultura non vede la differenza fra un feto ed un neonato negando così la dinamica della nascita.
Forse occorreva anche denunciare la pazzia latente di certi cosiddetti normali, degli obbedienti, delle marionette, dei diligenti e ordinati, degli indifferenti.
Si chiedeva Pessoa: Dove sono i vivi?
Astianatte porta a spasso la sua pazzia lungo i marciapiedi, per lui ormai non c'è più speranza, possiamo solo prenderci cura di lui e lasciare che reciti la sua pantomima, dietro la quale però si vede almeno la sua sincerità nel manifestarsi come pazzo.
Qualcuno invece è pazzo e delinquente ma si maschera da irreprensibile e integerrimo cittadino.
10 commenti:
Ci sono post che mentre li leggo mi stimolano mille commenti, ma poi arrivato in fondo penso che l'unica cosa giusta da fare è rileggerseli di nuovo, e come commento lasciare un applauso di ammirazione.
Questo, amico mio, è un post di quelli.
Tutto quello che hai scritto è condivisibile, a livello Emozionale prima ancora che razionalE...
Con Astianatte è facile. Gli appioppi un'etichetta che si confa alla sua innocua follia e passi oltre.
Il problema si presenta nei confronti di chi, come hai ben scritto, "è pazzo e delinquente ma si maschera da irreprensibile e integerrimo cittadino". E non sono pochi, anzi!
A proposito della sfera dell'affettività che, se toccata, può portare a perdere l'equilibrio "socialmente riconosciuto", ricordo ( e non potrò mai dimenticarlo ) un film visto almeno trent'anni fa. Una ragazza schizofrenica assumeva cibo solo dopo che la sua terapeuta ne aveva avuto un contatto diretto ( p.e. strofinavala mela sul suo seno , prima di porgerla alla ragazza )...
@Zio, ringrazio commosso!
@mia_euridice, vedo che ci capiamo al volo!
@Giacynta, il film era per caso diario di una schizofrenica?
Ha ragione zio Scriba è un post che fa venire voglia di rileggerlo e di avere la generosità intellettuale di porsi delle domande, di guardare dentro se stessi e anche di abbracciare Astianatte, che ondeggia, passeggiando sui lungarni in cerca di se stesso.
Spesso mi sono chiesta cosa sia normale e cosa non lo sia. A scrivere le regole siamo noi umani, ma chi dice che sia giusto quello che decidiamo? Quali sono i confini tra normalità e anormalità? Ho visto spesso persone, considerate "strane", comportarsi in modo più saggio e ragionevole di tanti che credono di essere Dio in terra. A parte le malattie vere e proprie. un pò di sana pazzia gioverebbe a tutti per farci sentire più vivi, creativi e felici di essere al mondo.
Un salutone
Cri
P.S.
Scrivi davvero bene, la tua narrativa è scorrevole ed intrigante Sei bravissimo!
@Grazia sì, non bisogna mai smettere di porsi domande, anche scomode.
Un abbraccio
@Cri, il discorso sulla normalità è complesso, preferisco evitarlo spostandolo sulla libertà, che per me è soltanto libertà di essere esseri umani. Ecco perché insisto sempre molto sulla ricerca dei fondamenti dell'identità umana.
Quanto alla mia scrittura ti ringrazio ma non esagerare...
;-)
...non esagero, fidati !!!
:D
Si penso sia quello, ho controllato.
p.s.
ha ragione Cri, fidati!!!
Mi è sempre difficile esprimermi quando si tratta di malattia mentale o di Alzheimer, perchè se è vero che quell'uomo, quella vita e le sue dinamiche così diverse dal contesto che lo circonda richiedono rispetto, non riesco esimermi dal pensare alle famiglie agli affetti di quelle persone che non riescono più ad avere uno scambio, che subiscono la necessità di confrontarsi tra l'affetto che provano e la società di cui loro sono ancora parte
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