giovedì 2 dicembre 2010

Ars est celare artem

Le dita scorrono sulle corde e non sempre suonano il saputo, a volte cercano e si meravigliano di incontrare un accordo insolito. Poi si domandano cosa farne, a quali altri accordi accostarlo, ed ecco che l'arte della composizione ha inizio, costruendo un piccolo universo intorno a quell'unico accordo, per esaltarne ogni sfumatura ed ogni implicazione armonica. Guai a distenderlo accanto ad accordi usurati come vecchie lenzuola, insulterebbero la sua originalità. E quindi tutto dovrà esser nuovo, anche un consunto re maggiore andrà rigenerato e reso nuovamente illibato all'incontro con la verginità dell'altro, o forse sarà proprio questa ad illuminare di nuova e limpida luce ogni vecchia armonia.
Il nuovo accordo si affaccia come il volto che cercavamo per poterci innamorare, resterà solo la durata di uno sguardo ma renderà tutto il resto secondario. L'arte dovrà cimentarsi nell'uso parsimonioso di quel nuovo volto in modo tale da non ucciderlo con la ripetitività, perchè la bellezza è sempre sfuggente, in perenne movimento e tutto ciò che la rappresenta non può nè deve mai essere statico, nemmeno in una statua. Per questo ogni artista della materia inerte fallisce nel momento stesso in cui pensa che l'opera sia finita.
In fondo è come una donna per un uomo ed un uomo per una donna, l'oggetto del desiderio è un Proteo iridescente, tentare di appropriarsene divorando il suo corpo renderebbe solo gli occhi ciechi al contenuto ed all'immagine. Quindi amare è arte del comporre e del divenire, non del prendere o del guardare.
Per cui se quell'accordo è un bellissimo volto faremo di tutto affinchè risuoni al meglio delle sue possibilità, anche rischiando il dolore di usarlo una sola volta.

Nessun commento: