L'ouverture Leonora di Beethoven è
proprio romantica, Ludwig ne ha scritte quattro versioni, era un vero
rimaneggione. Però dico io, questa Leonora, mica per nulla, ma che
coglioni!
Allora metto un quartetto di Dimitri,
mi diverto di più. Mi piace da morire l'incipit del n°7, è
micidiale! Forse ne ho già parlato, pazienza, mi ripeterò per dire
che bastarono quelle battute iniziali a farmi innamorare di
quell'uomo. Parapàparapàparapàparapàparapàpàpà- pàpàpà!
Avete idea di cosa significhi iniziare un quartetto in quel modo?
Significa sbattersene i coglioni dei preamboli e..., vabbè, non
voglio fare il cretino, giuro, ma è che davvero a volte, non so
quanto raramente o quanto spesso capiti, o sarà capitato a qualcuno
nella vita, di voler andare subito al nocciolo, al dunque, senza
troppe spiegazioni delle puntate precedenti, senza convenevoli, con
un'immediatezza quasi ingenua, attraversati da un brivido, col suono che prorompe
nudo e sfacciato, quasi ridicolo, che magari lì per lì ti spiazza se non hai
l'orecchio pronto e recettivo, ma è talmente bello da vincerti in
pochi istanti. Come dire... ecco, è quello che cercavo, è quello
che andava detto!
Le sue dissonanze diventano
meravigliose perché sono sostenute da un ritmo stupefacente che
aiuta anche l'orecchio inesperto, stuzzicandolo e guidandolo, a
entrare nel discorso. Verrebbe da dire che ne vince l'ottusità e la timidezza,
dell'orecchio voglio dire, o l'isteria e la
presunzione, a ciascuno il suo, sempre di orecchio, s'intende.
Il secondo movimento invece è
pazzescamente malinconico, si affaccia sulla tristezza da una finestra
di dolore, per la perdita della moglie (madonna bona, o questa di
dove l'ho tirata fori? Gliela rivendo a Baricco se mi paga bene).
Penso però che sarebbe riduttivo liquidare il movimento così, diventerebbe un
quadretto per gente sorda col fazzoletto in mano, mentre ha una tale finezza di suoni e di armonie da scandagliare
il nostro udito fino alle sue più profonde sensibilità.
Se si interpreta così il secondo
movimento allora il terzo cos'è? una frenesia iperattiva, un delirio
euforico o lo scatenarsi di una rabbia accecante? Di quelle che
rompono tutto ciò che trovano sotto mano? Per poi placarsi,
riprendersi, separarsi, uscire e vivere in un'altra luce il primo
movimento?
Visto così farebbe pensare a un
cerchio, a un canone circolare sui generis. Sarebbe terribile nella
vita, un'allucinante coazione a ripetere, mentre invece con la musica ci si può giocare (per intendersi
un canone circolare è una musica con la struttura tipo Fra' Martino
campanaro, la fine è uguale al principio). Poi penso alle parole e
mi accorgo che il senso del dire “la fine è uguale al principio”
può essere quello che l'inizio di ogni nuova cosa è sempre per
separazione dal passato, bellissima idea (infatti non è mia). Però
se poi si rifanno pari pari le stesse cose di prima allora si è
scemi!
La differenza sta tutta lì.
La differenza sta tutta lì.
Che pensieri si possono fare ascoltando
questo quartetto?
Forse questi, almeno io.
4 commenti:
grazie per aver condiviso :)
Sai che Dimitri piace anche a me! Bello sentirlo e insieme sentire la tua versione dei fatti, ops dei suoni. :)
Ciao!
Io invece non sono una fan di Dimitri. Però ammetto che ascoltarlo dopo il tuo commento è un'altra cosa. E chissà che ascolto dopo ascolto non mi innamori anch'io (di Dimitri, ovviamente!) :-)
@Amanda, sono io che ringrazio te!!!
:)
@Giacynta, sono contento che ti piaccia Shostakovic, non è un musicista facile.
@ Grazia, e dai, innamorati un pochino anche di me, farebbe bene al mio sgangherato narcisismo!
:)))
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