lunedì 15 settembre 2014

precisazioni marginali


-E' Buxtehude.
-Sulla B ci sei,- Dice Tommy, ridendo di lei cosicchè possano farlo anche gli altri.
-Sapete, - aggiunge. - La mia belle mère non è mica una sempliciotta. Solo che fa la musicista. Non era un musicista, questo Buxtahoody?
-Buxtehude si fece cinquanta miglia a piedi per andare a sentire Bach che suonava l'organo,- dice Joyce vagamente irritata. - Sì. Un musicista.

Tratto da "Troppa felicità" di Alice Munro, Einaudi Super ET, pag. 50

Ecco, ma come è possibile che una premio Nobel per la letteratura 2013 scriva proprio l'esatto opposto della verità? Era Bach a essersi sciroppato centinaia di chilometri a piedi per andare ad ascoltare Buxtehude, che tra l'altro era anche di cinquant'anni più vecchio di Bach.
La Munro lo sa chi era Buxtehude?
Cos'è un errore di traduzione?
Spero di sì, sicuramente!
Vado a verificare.
Invece no, la stessa frase appare anche on-line nella versione in lingua originale.
Sob.
E il libro non è nemmeno granché.

mercoledì 10 settembre 2014

Flash


Non so perché, ma mi è comparsa l'immagine di un compagno di scuola delle elementari. Non era mio amico, gli amici erano Andrea, Elisa e Rossella, però ne rimasi affascinato. Fu un giorno durante la ricreazione. Questa si svolgeva su una grande terrazza al secondo piano di un edificio ottocentesco. Non so cosa avesse combinato Claudio, così si chiamava, ma lo vidi sfrecciare in mezzo a noi inseguito da tre o quattro fra insegnanti e bidelli. La scena successiva fu un capolavoro cinematografico. Claudio si fermò  girando le spalle alla balaustra. Fra lui e gli aguzzini c'erano sì e no tre metri di distanza, ma loro si fermarono, come intimoriti. Lui faceva sberleffi e pernacchie. Non ho memoria che lui, per difesa, abbia minacciato di buttarsi di sotto, no, si faceva beffe di tutti quanti, degli insegnanti che lo volevano buono e sottomesso, di noialtri che eravamo pecore ubbidienti. Ero incerto se quel bambino fosse un genio o un babbeo. Da un lato lo ammiravo per il coraggio e la dissacrazione (che fossero i prodromi del 68?). Dall'altro pensavo che fosse scemo, perché non era fisicamente in grado di fronteggiare la repressione (per tutta la mia vita sono stato negativamente impressionato dalla prepotenza) e che comunque non poteva essere quello il modo per liberarsi. Chissà. Non so veramente quanto, allora, io fossi pecora obbediente e sottomessa.
Sì, a pensarci adesso, sì.
Ma anche no.