domenica 23 settembre 2012

Del fancazzismo ed altri aneddoti, che Kipling mi perdoni.


Prima fare e poi interpretare. Pensare prima di fare serve per riparare un lavandino, per fare la spesa o per guidare l'auto, non per l'arte e tantomeno per il sano cazzeggio.
Fatta questa premessa posso raccontare le mie cazzate.
Il cazzeggio è sacrosanto, lo sostengo da tempo.
Ero in un momento di fancazzismo spinto, quello che più si confà alla mia indole, e ho acceso il registratore. Avrei potuto, con più costrutto, dedicarmi a letture illuminanti o all'ascolto di un quartetto di Shostakovich o alla contemplazione degli astri, ma era nuvoloso, Dimitri lo conservo per momenti più consoni e di leggere non avevo voglia, di cazzeggiare invece sì, eccome!
Era un bel po' di tempo che non registravo niente e non avevo la più pallida idea di cosa registrare. Ma le dita, a volte, vanno da sole e la voce canta a cazzo di cane (la mia non sa fare altro): ho composto l'inno al cazzeggio!
Dopo averlo registrato mi son chiesto che cavolo di ribongia avevo imbastito, mixandolo ho avuto non pochi problemi logistici, tutto si sovrapponeva. Ma il cazzeggio è sacrosanto e va rispettato come fosse una forma d'arte. Inoltre non prendersi sul serio rende liberi e leggeri.
Mi sono domandato perché mai a un certo punto avessi farfugliato un paio di versi di Kipling, venuti a galla chissà da dove. Poi mi sono ricordato che nei primi anni settanta avevo composto due canzoni con la sua celebre poesia "if". Una l'avevo composta per la compilation di un amico (e trent'anni dopo la riascoltai per caso dagli altoparlanti di una festa dell'Unità mentre provavano l'impianto, e che cazzo!), l'altra era la colonna sonora per un film su una mostra di sculture che Henry Moore fece al Forte Belvedere. Quest'ultima mi dette anche l'occasione e l'onore di conoscere personalmente il celebre scultore nella sua casa a Vittoria Apuana (ma l'avevo già scritto? Di sicuro sì, pazienza).
Bene, ma a parte gli aneddoti, mi son chiesto, che cazzo c'entra quella poesia in mezzo al bordello demenziale che ho registrato?
Cosa ha a che vedere col fancazzismo e con la mia cialtroneria?
Mi sono risposto che, evidentemente, l'ho usata come rappresentazione del superio in contrapposizione al casino che stavo facendo.
Oh Ruhe' va bene il cazzeggio, ma sproloquiarci sopra e metterci anche i risvolti psicologici è un po' eccessivo!!!
Boh, non saprei, però quella poesia, bella, ci mancherebbe, è così infarcita di nobili principi tesi alla realizzazione dell'uomo nella sua completezza, da apparire quasi come un monito (di un superio appunto) alle orecchie di un fancazzista. Quarant'anni fa ero un ragazzino e quei versi mi sembrarono uno splendido faro. Lo sono anche oggi (un faro i versi o io un ragazzino? Bah, le parole...), però mi permetto il lusso di dissacrarli, forse perché ambisco ad essere un po' burattino ribelle e trovo saggio prendermi in giro retrospettivamente da solo (ovviamente non oserei mai farlo con Kipling).
Sia chiaro, il pezzo è un guazzabuglio registrato in casa e senza attenzione, proprio come vuole il manuale del vero fancazzista, però va ascoltato con delle cuffie, perché gli altoparlanti dei computer di solito fanno schifo e siccome già fa schifo la registrazione...
Il video poi è solo un pretesto per caricare la musica, un'accozzaglia di foto.

martedì 18 settembre 2012

Piccole scoperte, cinema vero



Mi ci voleva un bellissimo film di Aki Kaurismaki per scoprire e ascoltare un puffo che canta meravigliosamente il rock e lo fa da una vita. Si chiama Little Bob ma è di origine italiana, il suo vero nome è Roberto Piazza. Giuro, non ne avevo mai sentito parlare (e me ne vergogno), la sua voce è perfetta, il suo modo di cantare anche, e il rock che suona è del tipo classico. Ha una piccola parte nel film che si intitola Le Havre, coglionamente ribattezzato in italiano "miracolo a Le Havre". Una vera chicca, ve lo garantisco, e spero che ricompaia su youtube, perchè volevo mettere il link ma ho appena visto che è stato tolto.
Metto invece qui il brano del film in cui compare Little Bob.
A me vedere questo anziano rocker col visino tondo e l'aspetto da hobbit mi ha fatto tenerezza, pensando che invece, di solito, i rocker cercano di atteggiarsi a "duri". Ma lui con quel musino che poteva fare? Lasciava fare tutto alla sua voce e chi ha orecchio lo capirà.

sabato 15 settembre 2012

L'arco iridescente



L'arcobaleno ha un fascino unico. Appare all'improvviso come fosse una magia, come fosse un sogno. Non c'importa niente di conoscere l'analisi scientifica della sua formazione, a noi apparirà sempre come una meraviglia, lasciandoci incantati ad ammirarlo, felici di essere lì e averlo visto per i pochi attimi in cui si mostra.
A volte penso che sia la rappresentazione del desiderio,
così irraggiungibile,
instabile e sfuggente,
un Proteo iridescente.
Un desiderio dei nostri stessi occhi.
E quando c'è va saputo cogliere e vivere.

(Cazzo ma coglierlo col telefonino fa incazzare, dio lesso! Mai che abbia con me la fotocamera quando mi serve.)

venerdì 7 settembre 2012

La Folia



Credo che la paura della follia sia una caratteristica universale del genere umano, tant'è che si è cercato di sviscerarne il senso e il significato fin da quando l'essere umano ha iniziato ad avere coscienza di sè. La nostra storia di occidentali ci lega, ahimè, all'idea greca di porre le basi dell'identità umana nella ragione, ponendo al di fuori di essa tutto ciò che essa non comprende o non riesce a comprendere. La follia è l'opposto della razionalità e in un mondo razionale viene vissuta come sciagura, perdita del senno, delirio, infatuazione, malattia, possessione e via dicendo. Eppure, solo un povero e grigio razionalista non sarebbe capace di ammettere quali e  quanti frutti dell'umano ingegno sono scaturiti da una "sana follia". Essa è il sale della vita e bisogna essere capaci di viverla con intelligenza. Non a caso le autentiche passioni amorose vengono sempre additate come portatrici di follia, ma chi non le ha vissute è un essere umano a metà.
Nella storia della musica esiste un tema famosissimo, la Folia appunto, che ha origini medievali. Rachmaninov vi compose delle variazioni molto belle, credendo erroneamente che quel tema fosse di Corelli, infatti si chiamano variazioni opera 42 da un tema di Corelli, ma Corelli quel tema l'aveva preso altrove. Ci sono anche delle stupende variazioni per chitarra di Manuel Ponce, difficilissime e meravigliose nell'esecuzione di John Williams. Un'altra variante la si può ascoltare nel celebre film di Kubrik "Barry Lindon". E poi ci sono le variazioni di Domenico Scarlatti da non dimenticare e c'è traccia di quel tema anche nella quinta di Beethoven. Ad ogni modo pare che oltre un centinaio di musicisti si siano cimentati con la  Folia.
Essa è assai antica, sec.XV circa, di origine portoghese e la sua forma originale pare perduta. Quello che conosciamo invece è un tema piuttosto lento e melanconico, dal portamento maestoso, mentre il nome stesso Folia unito a qualche rara notizia ci induce a pensare che in origine si trattasse di un motivo assai sfrenato, paragonabile alla nostra taranta. A chi faceva paura quella sfrenatezza ritmico musicale? Forse ai soliti preti e agli annessi musicisti leccaculo, o all'aristocrazia che nei propri salotti non tollerva sguaiataggini da contadini. Ma tant'è, abbiamo vissuto schiavi dei moniti di Platone, che temeva la musica lasciva dell'aulos e dei riti dionisiaci preferendo l'arpa e l'apollinea staticità di intervalli misurabili e fissi. Secondo me Platone non scopava mai, ma ammesso ( ne dubito) che lo facesse non cambiava mai posizione!
E quindi il tema originale della Folia è andato perduto, dimenticato, dissolto. Per fortuna la musica è immagine acustica e anche se perde una figura riesce sempre a ritrovarne il senso e la passione.