sabato 4 dicembre 2010

Glu

C'è chi si dedica alla poetica arte di scovar parole raffinate per dipingere il turbine di vuoto dentro cui volteggia. In realtà non è arte, è solo un espediente per dissimulare lo sterco sotto le sue giravolte.
Ed ogni stolto che si lascerà sedurre dal prezioso linguaggio senza intuirne il nulla si ritroverà i piedi sporchi, oh, ma gli occhi innamorati.
In fondo anche quello è un modo di vivere.


Le ondate di vuoto che schiaffeggiano il mio vascello fantasma sono l'eco della mia mala esistenza, il vascello la mia storia fatiscente.
Io sono lo stolto che ha atteso invano la calma del mare, quando nella tempesta anche un misero scoglio può sfondare la chiglia.
Nocchiero miope, timoniere ubriaco, mozzo pigro, capitano smarrito.
Affogo nei miei stessi pensieri, la mano che tenta di afferrare la fune pasticcia e la fune diventa cappio che soffoca il mio grido.


Da un molo si affacciano gli anaffettivi, valutano astrattamente la capacità dei miei polmoni, ma l'aria è ormai poca e  l'acqua tanta, sto perdendo la mia nascita.


Forse è solo fantasia di reinfetazione.


Morbidi tappeti, ebano levigato, perle di rugiada, passi di antilope, laghetti azzurri, i nomi, i nomi, i nomi.
Ed il mio chi lo dice, quelli là sul molo? Che buffe marionette, sono di legno e possono galleggiare se i fili non le strangolano.


Il corpo del mio burattino invece affonda se tolgo la mano.


Glu
glu
glu.


Fra poco farò la capriola e rinascerò, chissà quale volto vedrà il mio sorriso.

Nessun commento: