mercoledì 30 marzo 2011

riciclaggio


Stuzzicato da un blog che seguo, in mancanza di idee fresche, mi riciclo come un rifiuto. In fondo, se si continua così, il nostro futuro sarà fatto di rifiuti. Ma a pensarci bene ho anche un altro motivo per riproporre questo elementare raccontino...per fortuna, anzi per Fortuna.


Aveva appoggiato il sigaro sul tavolo fuori, in giardino. Lo aveva acceso poco prima di cena, svogliatamente, mentre sorseggiava un po' di vino rosso in attesa di mettersi a tavola. Lo aveva lasciato sul bordo del tavolo perchè si era spento e, siccome era praticamente intero, pensò di finirlo dopo cena. Si era distratto facendo alcune cose, poi era entrato in casa a preparare qualcosa da mangiare. Cenò. Osservando il piatto che si era cucinato notò una certa somiglianza con il pastone che anni addietro preparava al cane. Essendo certo di non essere un cane prese distanza da quell'osservazione e pensò alla sua vita in quel momento. Tutto quello che riuscì a concludere fu che in quel momento non gli importava niente del cibo. Ma quando ebbe finito quel pasto indefinibile si ricordò del sigaro e lo cercò dove lo aveva lasciato. Non c'era. Guardò per terra, sicuro che un suo movimento o il vento l'avessero fatto cadere. Non c'era. Controllò più volte stizzito l'erba ai piedi del tavolo. Niente. Gli sembrò assurdo. Si fermò un attimo a ricordare i movimenti fatti, ripercorse l'ultima mezz'ora, era mezz'ora? Che strano. Ricontrollò ancora con gli occhi che cercavano l'immagine del sigaro e la mente che vagava a ripercorrere le cose fatte. Era certo, si rivedeva nell'atto di poggiare il sigaro attentamente perchè non cadesse, poi aveva spostato la sedia e si era voltato a guardare le colline con la luce che amava di più, quella radente che allunga le ombre e non oltraggia gli occhi, era entrato in casa e si era messo a cucinare quel pastone che adesso si aggirava nel suo stomaco, era tornato fuori col piatto in una mano ed il bicchiere di nuovo riempito nell'altra, aveva cenato e aveva cercato il sigaro. Se non era lì voleva dire che qualcosa gli sfuggiva, o lui non lo vedeva, o aveva cancellato qualcosa, o qualcuno aveva preso il sigaro per fargli uno scherzo. Ma lassù non c'era nessuno, quasi mai. Ovviamente la cosa non lo preoccupava, si accese un'altro sigaro e se lo fumò di gusto, ma una piccolissima traccia di perplessità gli rimase in fondo ai pensieri. Le cose non possono sparire! Così continuò a domandarsi se non avesse "cancellato" un proprio movimento, una cosa fatta, magari il sigaro lo aveva riacceso e fumato e poi gettato. Ma perchè non ricordarsene? Sì, è una cosa insignificante, di cui quasi si può non avere coscienza, un automatismo quotidiano che lascia il tempo che trova. Ma lui non ricordava di averlo riacceso, era sicuro di questo. Una leggerissima inquietudine legava quei pensieri ad altri mentre cominciava ad appisolarsi sulla sdraio, accompagnato dal canto dei grilli e dai mormorii di una brezza leggera nel bosco. Una brezza leggera, una brezza leggera, lentamente queste parole si trasformarono in una bella ragazza, quasi un anagramma, che dallo stradello che si inerpicava tra le querce e i frassini scendeva verso la casa nella penombra del crepuscolo ormai inoltrato. Il suono frusciante dei suoi passi leggeri lo richiamò dal dormiveglia. Aveva un vestito molto semplice a fiori piccoli, di quelli che stanno sempre bene intorno ad un corpo aggraziato e snello, un tessuto che tremava per ogni alito di vento, quasi fosse un fremito della sua pelle, così come facevano i suoi capelli, né lunghi né corti, ma morbidi e liberi di incorniciare in vari modi quel volto mobile e indefinibile. Bello sicuramente, affilato, calmo e inquieto. Vide quella figura piegarsi per raccogliere qualcosa nell'erba e tendere la mano verso di lui per porgergli quello che aveva raccolto, un mozzicone di sigaro. Si avvicinò ancora lievemente, quasi stesse cercando di dare da mangiare ad un diffidente animale selvatico.
Le fa male fumare, disse la ragazza con garbo, e poi nel bosco può essere pericoloso. Lui prese il sigaro e lo poggiò, di nuovo, sul bordo del tavolo. Hai ragione, rispose quasi avvilito per il lei che la ragazza gli aveva rivolto, facendolo sentire irrimediabilmente vecchio in confronto a quei lineamenti dolci e alla pelle così liscia, al suo profumo ed al suono della sua voce. Sai, disse sorridendo, ho sempre avuto problemi di svezzamento, questo è il mio ciucciotto. Poi si pentì di una battuta così stupida, ma pensò che tanto si sarebbe sentito stupido comunque di fronte alla sua bellezza. Accidenti non li ha ancora risolti? Disse lei mentre il volto si illuminava in un sorriso divertito. Finchè vedo cose brutte si, ma se appare la perla della vita regredisco anche senza volerlo. E qual'è la perla della vita? Chiese sempre più allegra. Oh, non si ha quasi mai il coraggio di dirlo, resta forse sempre un sogno e nel sogno si trasforma, ognuno ne è geloso e la tiene ben stretta dentro di sè, ma poi, senza sapere come, se la ritrova fuori e la rivuole ad ogni costo. Ma come fa ad andare fuori, chiese la ragazza. Dagli occhi se la svigna, c'è gente che li tiene sempre chiusi per non farsela sfuggire e così la perla si opacizza per mancanza di luce. E come si fa a riprendersela? Eh, questo è un bel problema, dipende da tante cose, da chi se l'è presa, dal carattere che ha, da quello che fa, se hai qualcosa da offrire in cambio, se gli vai a genio, ce ne vuole....Ma se era tua con che diritto te la prendono? Non lo sanno, in genere, è lei che se ne va lì, come una foglia portata dal vento,  un cappello che ti sfugge dalla testa, una moneta che ti cade dalle dita, dipende sempre molto da dove si ferma. A volte se ne torna subito, da sola, senza che tu faccia nulla, a volte basta la pazienza di chinarsi e raccoglierla, ripulirla un po', a volte non ne vuole sapere di tornare da te, quasi si trovasse meglio con la persona a cui è finita fra i capelli, negli occhi, nella voce. E uno senza non può stare? Senza la perla della vita no, o meglio sì, per vegetare ma non fiorire, per ascoltare i rumori ma non i suoni, spostarsi ma non viaggiare. E lei ce l'ha o l'ha perduta? Se ne sta volando via proprio adesso.

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